Perugia, in carcere per overdose di giovane madre, ora ha cumulo di pene
PERUGIA – Nei giorni scorsi, gli uomini della Sezione dedicata al contrasto della criminalità diffusa della Squadra Mobile hanno ricevuto dalla locale Procura Generale presso la Corte di Appello un provvedimento definitivo di cumulo di pene emesso a carico di un noto pregiudicato tunisino, con numerosi trascorsi criminali a Perugia nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Si tratta di A.M.H., nato in Tunisia nel 1978, da molti anni domiciliato a Perugia e considerato particolarmente attivo nei locali contesti criminali legati ai traffici di droga.
Il “pusher” è destinatario di un provvedimento di revoca di decreto di sospensione della carcerazione e contestuale ripristino della stessa, emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Perugia – Ufficio Esecuzioni Penali lo scorso 1° febbraio 2017.
Il provvedimento definitivo in narrativa, costituisce il risultato finale del cumulo di una serie di condanne, ormai divenute esecutive, comminate a carico dello spacciatore in virtù di sue condotte criminali, tutte riferibili allo spaccio di stupefacenti, cristallizzate in vari attività di Polizia Giudiziaria condotte sia dalla Polizia di Stato che dall’Arma dei Carabinieri.
Nel complesso, come si legge nell’ordine di esecuzione, A.M.H. dovrà scontare una pena totale pari a 3 anni di reclusione e pagare una multa di Euro 6500,00.
Per la notifica e l’esecuzione della condanna in argomento, gli agenti della Mobile lo hanno raggiunto a Capanne, dove loro stessi lo avevano accompagnato lo scorso 7 dicembre 2016, in quanto colpito da un provvedimento cautelare emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Perugia all’esito di una delicatissima attività d’indagine svolta proprio dalla Squadra Mobile: il pregiudicato, infatti, è indagato per aver ceduto, nell’aprile del 2016, una dose di eroina “letale” ad una giovane tossicodipendente, il cui cadavere venne rinvenuto, il 27 aprile u.s., nel parcheggio del Piazzale della Cupa, scaricato da un altro tossicodipendente che aveva consumato lo stupefacente insieme a lei e che, a seguito di malore, l’aveva abbandonata.
Le tempestive indagini della Mobile, coordinate dalla Procura, consentivano di acquisire risultanze probatorie sufficienti per l’emissione di una idonea misura cautelare sia a carico del suindicato “pusher”, sia a carico dell’altro tossicodipendente, analogamente ritenuto responsabile del decesso della giovane.