Perugia, incastrate madre e figlia ungheresi boss dello spaccio

PERUGIA – Gli uomini della Sezione “Antidroga” della Squadra Mobile di Perugia da qualche giorno avevano posto sotto la loro lente d’ingrandimento i movimenti di due donne ungheresi le quali, sebbene prive di precedenti e pregiudizi, avevano destato forti sospetti essendo senza lavoro ma riuscendo comunque a sostenere un certo tenore di vita ed a mantenere la loro dimora.

Proprio l’abitazione delle due donne, infatti, per giorni è stato l’oggetto di prolungati servizi di appostamento ed osservazione: apparentemente, dai movimenti effettuati dalle donne, non emergeva nulla di anomalo, ma l’occhio attento degli investigatori li ha indotti a ritenere che all’interno dell’abitazione, una casa indipendente in zona San Marco, fosse nascosto qualcosa di illecito.

All’alba di qualche giorno fa, infatti, è scattato il blitz: gli agenti della Mobile hanno atteso che le due donne uscissero di casa e, prima che salissero a bordo della loro auto con il cane, le hanno fermate e identificate: si tratta di V.C. ed E.C., ungheresi di 26 e 54 anni, che sono state invitate a fare rientro in casa per assistere ad un’accurata e doverosa perquisizione della stessa.

Un vero e proprio “tesoro” nascosto in casa La casa, dove la signora e sua figlia abitano, è stata perlustrata da cima a fondo, ed i risultati non hanno tardato a manifestarsi. L’interesse investigativo degli operatori si è rivolto, fin da subito, verso una piccola cassaforte metallica mobile dalla quale, proveniva un fortissimo odore acre ed acetoso, caratteristico delle sostanze utilizzate per la lavorazione dell’”eroina”, soprattutto se in grandi quantità. Ovviamente le due perquisite, non intendendo essere minimamente collaborative con la Polizia, non hanno dato ai poliziotti le chiavi della cassaforte, rafforzando i sospetti degli agenti e costringendoli ad effettuare l’apertura con altri mezzi. Nel frattempo, in casa è stato rinvenuto materiale già estremamente interessante: delle buste in plastica abilmente intagliate, con fori perfettamente circolari, e del nastro adesivo, il tutto ai fini del confezionamento di piccole dosi di stupefacente. Inoltre, all’interno di un mobile, c’era un “immancabile” bilancino di alta precisione e sostanza da taglio varie, in particolare diverse bustine di mannitolo ed altre analoghe sostanze. foto2Tra la biancheria, vi era una busta in cellophane contenente la somma contante di 4.000 Euro, in banconote di taglio vario. Sono stati anche trovati due computer portatili e due smart-phone con relative schede sim: ritenuti strumenti riferibili all’illecita attività di spaccio di sostanze stupefacenti, secondo l’ipotesi accusatoria che ormai si stava consolidando nel corso dell’operazione, sono stati sottoposti a sequestro probatorio, anche perché le donne non erano in grado di giustificarne il regolare possesso. E poi, ovviamente, lo stupefacente: all’interno di un borsellino è stata trovata una piccola dose di “cocaina” pari a circa 0,30 grammi, mentre l’apertura della cassaforte metallica, se da una parte consentiva di trovare riscontro ai sospetti dei poliziotti, d’altra parte non poteva non suscitare una certa sorpresa con riferimento alla quantità. Nel forziere, infatti, le due donne custodivano il loro vero e proprio “tesoro”: una serie di grossi involucri in cellophane contenenti polvere giallastra, “eroina” come si accerterà, per un peso complessivo pari ad addirittura 820 grammi.

Le due donne sono state subito trasferite in Questura per il loro fotosegnalamento e per la formalizzazione dell’arresto in flagranza di reato per detenzione, a fini di spaccio, dello stupefacente rinvenuto e sequestrato, in concorso. D’intesa con il PM di turno, le le due donne sono state portate a Capanne.

Saranno successivi approfondimenti investigativi, a cura della Squadra Mobile, ad accertare se, dietro ad un così grande giro di affari, ci siano soltanto le due ungheresi arrestate o se vi sia coinvolto qualche altro soggetto.

 

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