Umbria, la crisi dei partiti e i civici di Agabiti, Arcudi e Fora. Il riformismo dei gattopardi
Anche in Umbria si assiste ad una doppia crisi dei partiti. Alla fuga dai partiti si aggiunge la disaffezione al voto e quindi la fuga dalle urne. Basta vedere l’affluenza alle urne in occasione delle ultime elezioni amministrative e il numero degli iscritti ai tre-quattro partiti principali. Alle ultime elezioni regionali (2019) in Umbria ha votato il 64,69% degli elettori, alle elezioni comunali di ottobre scorso l’affluenza è stata del 65% mentre ai ballottaggi di Spoleto e Città di Castello hanno votato meno della metà degli aventi diritto. Così come è evidente lo scollamento fra dirigenti di partito e iscritti. Anche in questo caso basta prendere l’ultimo congresso comunale del Pd di Perugia: appena 600 iscritti nella città capoluogo di regione, quando in passato gli aderenti al partito più forte della sinistra erano migliaia. C’è, quindi, una crisi evidente della forma partito, e di conseguenza una crisi della rappresentanza da essi assicurata. Una crisi che parte da lontano ma che negli ultimi tempi si è aggravata, con una conseguenza preoccupante: le loro basi sono sempre più limitate. Dovevano essere lo strumento della democrazia ma non sono sempre democratici al loro interno; dovevano selezionare la classe politica ma hanno finito per cercare all’esterno i candidati; dovevano raccogliere la domanda popolare per trasmetterla negli organi rappresentativi ma sono divenuti comitati elettorali; dovevano rappresentare gli iscritti per concorrere a determinare le scelte ma si limitano ad ascoltare i sondaggi . Da qui l’idea di affidarsi ai civici: a Città di Castello le Lega si è affidata ad un avvocato (Roberto Marinelli ), ad Assisi centrosinistra e centrodestra hanno candidato a sindaco due civici (Stefania Proietti e Marco Cosimetti), a Spoleto Forza Italia si è affidata a Maria Elena Bececco, Fratelli d’Italia a Sergio Grifoni e il partito democratico ad Andrea Sisti, tutti candidati civici. Il ragionamento che è stato fatto è semplice: convergere su candidati civici facendo fare un passo indietro ai candidati di partito. In realtà il centrosinistra ha iniziato ad accarezzare l’idea già alle regionali dell’ottobre 2019, candidando a presidente della Regione prima il “capo” delle cooperative Andrea Fora per poi sostituirlo all’ultimo minuto con l’albergatore nursino Vincenzo Bianconi. Dietro alle scelte più di uno ha notato il mantra tipico della stagione che si sta vivendo: la politica è cattiva e corrotta , la società civile è buona e immacolata. Tutto questo ha portato ad un fiorire di liste e listarelle cosiddette civiche, alcune delle quali di natura puramente personalistica. La sensazione è che in questo momento, dove si registra un certo movimento (in realtà piuttosto modesto in entrambi gli schieramenti), l’obiettivo di alcuni è quello di allargare il bacino dei consensi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. E alcuni avvenimenti di questi giorni sembrano confermare questo carattere strumentale e tattico del civismo. Soprattutto in un momento come questo dove i due principali schieramenti, centrodestra e centrosinistra, sono abbastanza sfasciati e anche in periferia arrivano gli echi dei conflitti nazionali. Due le iniziative di questi giorni: quella dei CiviciX di Andrea Fora e quella dell’assessore regionale Paola Agabiti. L’ex capo delle cooperative vuole trasformare l’associazione in un movimento politico, di centro, distante e distinto “dalla destra sovranista” e dalla sinistra impegnata solo ” a criticare e distruggere”. Un centro che non ha deciso bene da quale parte stare (come è successo alle ultime elezioni di Città di Castello, dove si è schierato più a sinistra del centrosinistra) e che Fora spiega così: ” Non so se un pò più a sinistra del centrodestra o un pò più a destra del centrosinistra”. Una conclusione che lascia lo spazio a diverse interpretazioni. A dire la verità coerente con le votazioni che Fora ha messo in luce in questi due anni di Consiglio Regionale: a volte con il centrosinistra, a volte con il centrodestra. Così come sta cercando di fare l’assessore regionale Paola Agabiti in Urbani, per provare ad uscire dalla morsa dell’attuale maggioranza di centrodestra e ritagliarsi un pò di spazio. L’ex Sindaco di Scheggino avrebbe anche aderito volentieri a Forza Italia ma tra Nevi, Modena, Morroni e Romizi ha trovato la porta chiusa. Per questo – con il nulla osta della Tesei – sta provando a mettere insieme un gruppetto di amministratori, percorso non semplice e accidentato, pieno di buche pericolose e imprevisti. Per adesso sono più no che sì, fatta eccezione di qualche amministratore di piccoli comuni e sporadici simpatizzanti. Tra chi sta cercando di coprire più spazio civico possibile c’è anche l’attuale presidente del Consiglio Comunale del capoluogo umbro Nilo Arcudi, già vicesindaco per 10 dieci anni a Perugia nelle giunte di sinistra, socialista o ex socialista, a capo del movimento “Alleanza civica”. Dopo il flop delle ultime elezioni regionali, sta provando a conquistare adesioni tra coloro che condividono “una politica pragmatica e riformatrice, moderata nei toni, ma decisa e ferma nelle proposte e nella capacità di affrontare e trovare soluzioni ai problemi, ancorata a ideali e valori condivisi”. Arcudi fa un appello alle altre liste civiche dell’Umbria (Fora? Agabiti?) per ” unire sotto un comune obiettivo le diverse esperienze, fuori dalle vecchie logiche divisive(che conosce bene avendo fatto per dieci anni il vicesindaco di Perugia con la sinistra, ndr) egoismi e gelosie, che hanno impedito sino ad oggi la formazione di una vera, moderna e alternativa forza politica riformista, sempre più necessaria all’Umbria”. Il termine riformismo, che in questo momento rappresenta la parola d’ordine dei diversi movimenti civici dell’Umbria, sta diventando, quindi, politicamente trasversale. ” La verità è che oggi questi movimenti o presunti tali sono tutti riformisti uguali, e se si definiscono tutti riformisti uguali, danno un bell’argomento a chi dice che la distinzione fra destra e sinistra sia ormai superata”, commenta un politico umbro particolarmente attento alla storia dei partiti e dei movimenti politici. Poi aggiunge: ” Lo sappiamo bene che non è così, ma se chi fa politica è il primo a fare confusione e a non rivendicare la diversità, come possiamo pensare che i cittadini la percepiscano ?” Del resto, Nilo Arcudi era riformista con Locchi e Boccali (maggioranza di sinistra) e si sente riformista con Romizi (maggioranza di destra), così come Fora che ribadisce “un pò più a sinistra del centrodestra o un pò più a destra del centrosinistra”. E’ sufficiente a far capire ai cittadini chi sono e cosa vogliano ?