Alla scuola primaria “Pestalozzi” di Perugia solo una bambina italiana: esempio di multiculturalità. La maestra “futuri cittadini del mondo”
“E’ un esempio di multiculturalità di multietnicità” la scuola primaria Pestalozzi di Perugia dove c’è una classe con un’unica bambina figlia di genitori nati in Italia e tutti i suoi compagni di coppie arrivate dall’estero. A dirlo all’ Ansa è Isa Settembrini, dirigente dell’Istituto comprensivo del quale fa parte. “Ci sono bambini che vengono da tutte le parti del mondo, di più di 20 nazionalità” spiega la Settembrini. “E’ un esempio di convivenza pacifica – sottolinea la dirigente scolastica – e di positività che cerchiamo di arricchire tutti i giorni con il lavoro didattico in classe. Cercando di stabilire relazioni positive che possano arricchire e potenziare le competenze degli alunni e degli adulti. Anche nel rapporto con le famiglie cerchiamo di stabilire delle modalità particolari per allacciare relazioni positive. E ci stiamo riuscendo”. La dirigente ha quindi evidenziato ” lo sforzo nei confronti degli alunni di far capire che lo stare insieme nella diversità è un valore aggiunto perché si è diversi, si proviene da Paesi e culture diverse e questo arricchisce”. La scuola cerca di promuovere lo scambio e di trovare dei punti in comune per crescere e confrontarsi. “Per crescere bene – spiega ancora Isa Settembrini – e pacificamente, lavorando sul concetto di integrazione, pace e fratellanza. Di andare avanti insieme per costruire qualcosa di bello e di positivo”. E’ una realtà possibile in cui si crescono “cittadini del mondo” quella della classe quinta della scuola primaria Pestalozzi di Perugia dove, su 23 alunni, 22 sono di origini straniere e di nazionalità diverse. Ne è convinta anche una delle insegnanti della classe, Chiara Flamini, che da cinque anni insegna in questa scuola multietnica che conta 93 bambini, circa il 99 per cento dei quali stranieri. “All’inizio – ha detto all’Ansa la maestra Chiara – non nascondo che è stato difficile e mi sono ritrovata difronte ad una complessità che andava oltre le aspettative e l’immaginazione. Poi, piano piano, con il tempo, siamo cresciuti insieme, e ad oggi la posso definire una realtà possibile. Anzi, proprio per il patrimonio biodiverso che i bambini serbano in loro, la definirei una realtà futura, il cammino che ci apre le porte verso il domani”. Una realtà che le insegnanti affrontano con “una attenzione, uno sguardo, una coscienza vigile e un senso di responsabilità profondo”. “In una dimensione del genere – spiega ancora l’insegnante – una maestra, nella sua semplicità fa da sentinella e da presidio. Il nostro compito è quello di cercare di valorizzare le potenzialità profonde che ci sono in questi bambini per investirle in modo costruttivo. Ad oggi nella classe quinta abbiamo una sola bambina nata da genitori italiani, poi ci sono anche bambini nati in Italia ma figli di famiglie provenienti da altri Paesi. Questa può essere una esperienza arricchente per tutti. Questi bambini sono tanti cittadini del mondo e crescere dei figli cittadini del mondo è in fondo la strada per tutti”. Confessa che il tempo ha permesso di scoprire e imparare tanto. “I primi bambini arrivati non italofoni – conclude Chiara Flamini – all’inizio mi suscitavano tanta ansia poi, con il tempo e l’esperienza, ho capito che il loro modo e il loro tempo di assorbire la lingua è rapidissimo e il fatto di avere un bilinguismo di fondo li rende particolarmente ricettivi e vivaci intellettivamente. Ci sono sicuramente aspetti problematici su cui lavorare e più complessi ma la speranza è quella di un cammino che potrà regalarci sorprese e piccole conquiste”.