Bimbo morto a Città della Pieve, la madre è in carcere per omicidio. Con l’ex compagno rapporti difficili

Si trova a Capanne, in una cella del braccio femminile del carcere perugino. E’ arrivata dopo le tre di questa notte, dalla caserma della compagnia dei Carabinieri di Città della Pieve, dove è stata sentita a lungo dal sostituto procuratore Manuela Comodi. Ai Carabinieri è apparsa in stato confusionale,  avrebbe fornito diverse versioni, ci sarebbero troppe contraddizioni nel suo racconto. La donna, Erzebet Kataliu,  44 anni, di origini ungheresi ma residente a Chiusi, madre di Alex Juhasz, era confusa e sotto choc. E’ stata sottoposta a fermo per omicidio, l’ipotesi degli investigatori sarebbe quella di un omicidio volontario. E’ lei la prima e unica indiziata anche se resta da chiarire quei drammatici momenti che hanno portato alla morte del bimbo. Alex aveva appena due anni e, secondo i primi accertamenti, era già morto quando la madre, con un passato di ballerina in un locale burlesque, è entrata – intorno alle 15 – nel supermercato Lidl di Pò Bandino con il piccolo martoriato da più coltellate. Almeno cinque. Una alla gola. Una al cuore. Alex viveva  in una casa famiglia a Chiusi, assieme a sua madre. Suo padre è in Ungheria, sembra che i rapporti della coppia non fossero proprio dei migliori. Infatti, gli investigatori non escludono che Erzsebet Bradacs abbia ucciso il figlio per vendicarsi con l’ex compagno.  Con i Carabinieri di Città della Pieve si è contraddetta più volte. Prima ha detto che aveva visto uccidere il bambino. Poi ha detto che lo aveva trovato accoltellato non si sa da chi e non si sa perché. Ma con lei non c’era nessun altro. Ed era tutta sporca di sangue. Ha detto che non era stata lei a colpirlo al torace, al collo, alla clavicola. Ma la sua autodifesa non convince affatto, appare troppo debole. Gli investigatori, coordinati dalla dottoressa Comodi,  dopo aver trovato all’esterno del supermercato un passeggino con alcune tracce di sangue, hanno concentrato la loro attenzione su un casolare dismesso e abbandonato a poche centinaia di metri dal Lidl.  Al piano terra del casolare fatiscente sarebbero state trovate tracce di sangue e oggetti sporchi di sangue. Tutti elementi che farebbero pensare  al luogo in cui il bambino è stato massacrato. Anche perché, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato trovato un fasciatoio portatile insanguinato e delle macchie sul muro. Alex potrebbe essere stato colpito proprio lì, in quell’edificio abbandonato. C’è un particolare che emerge: qualche ora prima del delitto una pattuglia dei Carabinieri di Chiusi aveva fermato l’autovettura della donna, per un normale controllo dei documenti. Alex era ancora vivo, nessuno poteva immaginare ciò che stava per accadere. La morte del piccolo Alex ha sconvolto la popolazione di Città della Pieve ma anche la comunità di Chiusi dove la donna è domiciliata. Due comunità assai vicine, dove solo pochi chilometri separano l’Umbria dalla Toscana.