Centrodestra chiuso a riccio, centrosinistra non pungola: l’Umbria sempre più povera. La crisi dell’alternanza

“Chi mette veti non lavora per una casa comune”, così un leader nazionale si è espresso alcuni giorni fa commentando il voto che lascia la Spagna divisa in due e senza una chiara maggioranza. La politica dei veti incrociati caratterizza anche le coalizioni umbre che faticano ad affrontare con pragmatismo i tanti problemi che assillano la piccola Umbria. In una situazione così la faziosità impedisce di prendere di petto le emergenze vere della Regione. E, le conseguenze sono pesanti e sotto gli occhi di tutti. Quando prevale lo spirito di gruppo affrontare i problemi degli umbri diventa impossibile. Il centrodestra che oggi governa quasi tutti i comuni e la Regione, costretto a fare i conti con la realtà, non riesce ad affrontare e risolvere i grandi problemi che stanno ormai allontanando definitivamente l’Umbria dal Centro Nord, gettandola velocemente verso il Sud. Eppure i problemi sono noti: insufficiente crescita economica, declino demografico, assenza di opportunità per i giovani, disfacimento del sistema sanitario, assenza di un vero e nuovo welfare locale per le fasce più deboli, assenza di riforme efficaci e tempi lunghi nelle decisioni. Solo per fare degli esempi. Una azione di governo credibile, dopo dieci anni di maggioranza a Perugia e quasi cinque in Regione, non si è vista e l’Umbria fa fatica a restare a galla. E, Perugia sembra ormai una città ripiegata su se stessa. L’opposizione, invece, non riesce nemmeno a pungolare chi governa le istituzioni locali. Il più delle volte innalza muri ideologici nella speranza di occupare la scena, nessun progetto credibile alternativo e continui steccati e diffidenze che impediscono la costruzione di un’alleanza possibile. Nessuna idea-forza messa in campo. Semplicemente mozioni, interrogazioni e interpellanze. In questo quadro diventa impossibile qualsiasi convergenza di intenti, anche su questioni fondamentali per il futuro dell’Umbria. Prendiamo, ad esempio, il caso dei fondi del Pnrr. Una occasione storica per costruire il futuro dell’Umbria, per superare le debolezze strutturali dell’economia e delle infrastrutture, per fare le riforme necessarie e recuperare il divario con altre regioni, vista l’enorme dote di risorse a disposizione. Ebbene, di fronte ad una opportunità di ripresa e crescita di questo tipo, che non si ripeterà più,  l’Umbria sta di fatto dilapidando questa storica occasione in tanti piccoli progetti, che il più delle volte sono di scarsa qualità o non corrispondenti alle necessità. Nessuna riforma è stata realizzata con risorse frammentate in centinaia di “progettini” che valgono spesso meno di 1 milione di euro. La maggioranza di centrodestra, da quando governa l’Umbria,  si è sempre chiusa a riccio con un solo imperativo: nessun commento critico, testa bassa e tutti uniti, non dare spazio al centrosinistra e lavare i panni sporchi in casa. C’è riuscita in parte, soprattutto per la inadeguatezza delle scelte fatte e il fallimento del progetto di cambiamento. Il centrosinistra, invece, pur in presenza di vaste praterie, ha preferito una sterile contrapposizione provando a delegittimare il centrodestra. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti: l’Umbria è sempre più povera e sprofonda verso il basso.