Droga e furti in casa i reati più diffusi in Umbria: riciclaggio e traffico illegale rifiuti reati spia. Inaccettabili morti sul lavoro

Il traffico di droga ma anche i reati contro il patrimonio e in particolare i furti nelle abitazioni sono i reati più diffusi nel territorio umbro. A rilevarlo è il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Perugia, Sergio Sottani. Il traffico di droga e i reati contro il patrimonio – ha spiegato Sottani – hanno comportato indagini, con applicazione di misure cautelari a carico di esponenti, anche di nazionalità straniera, di “associazioni criminali, strutturalmente organizzate”. Per Sottani “rimangono troppi” gli omicidi colposi, in materia di infortuni sul lavoro e quelli stradali. ” La criminalità economica – ha sottolineato il Procuratore generale di Perugia – rappresenta il vero pericolo per la regione per tutti i suoi inevitabili corollari costituiti dai reati finanziari, societari, contro la pubblica amministrazione e di criminalità organizzata. La risposta repressiva penale deve coincidere con una consapevole presa di coscienza del camaleontico pericolo mafioso, capace di mutare forma criminale a seconda del contesto sociale dove decide di operare. Il flusso di denaro pubblico, sia per la ricostruzione a seguito del sisma del 2016 sia per la ripresa dopo la pandemia, rappresenta un’occasione troppo ghiotta per chi, avendo a disposizione un’ingente quantità di capitali di illecita provenienza, può facilmente inserirsi, indirettamente con prestanomi o con l’acquisizione di quote societarie, in un mercato dove molti operatori soffrono e stentano a reggere la concorrenza. Va quindi prestata particolare attenzione investigativa ai reati cosiddetti spia, tipicamente sintomatici del pericolo di una presenza mafiosa, quali i reati di riciclaggio, fittizia e truffaldina cessione di crediti dello Stato, traffico illegale di rifiuti, reati tutti presenti nel nostro territorio. Per combattere il pericolo di infiltrazioni mafiose occorre agire ad ampio respiro sul versante della cultura giudiziaria, non solo quindi sulle forme di illegalità più strettamente connesse quali la corruzione, economica ed amministrativa, l’illecito affidamento degli appalti, la turbata libertà degli incanti, l’evasione fiscale, le bancarotte patrimoniali, il falso in bilancio, il traffico di rifiuti, ma anche su materie quali la tutela dell’ambiente e infortuni sul lavoro”. Per quanto riguarda i reati di violenza di genere, Sottani ha ricordato che “sono stati promossi continui incontri formativi, volti allo scambio di buone prassi organizzative e alla partecipazione a protocolli”. “Quindi non solo un’attività repressiva – ha aggiunto Sottani – ma convinta promozione di una cultura di prevenzione, a cominciare dall’attività dell’Osservatorio in materia di linguaggio giuridico”. Per il procuratore generale di Perugia “è innegabile, come nel corso degli ultimi decenni una parte non marginale, anche se tutt’altro che preponderante, dei reati commessi nel territorio regionale, soprattutto quelli connessi al traffico di sostanze stupefacenti, contro il patrimonio e di sfruttamento della prostituzione siano stati commessi da stranieri, talvolta esclusivamente, in altri casi in concorso con soggetti italiani. Tuttavia, ciò non può far dimenticare come spesso vi sia stata nella nostra regione una efficace convivenza di popolazione proveniente dall’estero. Ciò dovrebbe far sviluppare ulteriormente politiche di accoglienza”. Il problema dell’integrazione – ha detto il Pg – si presenta non solo con gli adulti ma anche con riguardo ai minorenni figli di stranieri nati in Italia o giunti nel Paese nei primi anni di vita. Ha quindi ricordato il ruolo fondamentale degli uffici requirenti nel settore civile, soprattutto in tema di famiglia e che la Procura generale ha iniziato “una fertile collaborazione” con la Corte d’Appello per individuare “idonei criteri ai fini della scelta della capacità genitoriale e sulla idoneità delle strutture residenziali di accoglienza dei minori in situazione di disagio”. Sottani ha toccato anche le questioni organizzative, ricordando che con la Corte d’Appello è stata realizzata una convenzione che, “caso unico in Italia”, ha utilizzato congiuntamente due unità dell’ufficio del processo per la creazione della Banca dati e per lo sviluppo del notiziario mensile, entrambi finalizzati alla pubblica conoscenza della giurisprudenza del Distretto. La Procura generale ha poi “completamente reingegnerizzato” il sito internet per renderlo “facilmente fruibile dalla collettività”. Inoltre, con personale messo a disposizione dalle locali forze di polizia, nel marzo scorso si è costituito l’ufficio del processo del Procuratore generale, che ha eseguito accertamenti su 140 richieste, indirizzate al Tribunale di Sorveglianza, al cui esito ha rilevato in “numerosi casi” una divergenza tra quanto dichiarato nelle istanze ai fini dell’ottenimento del beneficio e quanto verificato con l’interrogazione delle banche dati e con l’attività sul territorio”. La Procura generale ha poi istituito l’ufficio Sdi (Servizio di indagini) al fine dell’effettivo rintraccio dei condannati e si sono assicurati all’Autorità giudiziaria 6 soggetti che avevano riportato condanne per un totale di 12 anni e 3 mesi di reclusione, i quali sconteranno pene alternative al carcere; inoltre, sono stati condotti in carcere 7 soggetti che avevano riportato condanne per un totale di 66 anni e 9 mesi di reclusione. Per quanto riguarda invece l’informazione su procedimenti penali, nel marzo scorso si è istituito, in via sperimentale, un osservatorio con il compito di monitorare la comunicazione avente ad oggetto informazioni su procedimenti penali.