Goodbye Ospedale, perché i medici umbri sono stanchi: abbandonati dalle istituzioni e crollo della sanità pubblica
Disillusi, abbandonati e stanchi. E’ questa la condizione in cui si trovano i medici della sanità pubblica dell’Umbria, emersa dalla ricerca fatta dalla Federazione dei camici bianchi (Cimo-Fesmed). Addirittura un medico umbro su cinque vorrebbe lasciare l’Italia e un altro 20% spera di andare in pensione. Ma c’è un altro trenta per cento che sogna di scappare dagli ospedali umbri: trasferirsi nelle cliniche private (17%) oppure svolgere la libera pressione (15%). Un vero e proprio goodbye, una fuga dagli ospedali dell’Umbria senza precedenti. I motivi del malumore sono tanti: carenza di personale, cattiva organizzazione, scarso coinvolgimento nelle decisioni e troppi rischi nel lavoro. In poche parole i medici dell’Umbria si sentono schiacciati da una politica distratta e incompetente che non sembra avere tra le priorità i loro bisogni e le loro necessità. La ricerca ha messo a nudo la fragilità della sanità umbra e il quadro che emerge lascia presagire un avvenire difficile per la sanità pubblica, il cui declino è evidente. Per evitare il disastro totale serve un cambiamento radicale rispetto all’immobilismo della giunta regionale e dell’assessorato alla sanità. Perché a pagare il prezzo più alto alla fine sono i pazienti. Basta vedere quanto sta avvenendo sul territorio, dove i medici di famiglia in maniera sempre più numerosa lasciano anche in anticipo rispetto all’età pensionabile e manifestano un fortissimo disagio. C’è un dato che conferma tutto questo e che provoca molta amarezza tra i cittadini, quello sul supporto ricevuto dai medici in questi due anni di pandemia in Umbria. Il 95% dei medici intervistati ha confessato di non aver avvertito il conforto delle istituzioni, in poche parole i sanitari umbri si sono sentiti “abbandonati”. Questa è la sensazione vissuta nelle corsie degli ospedali dell’Umbria, la frustrazione di fronte “a letti sui corridoi e alla necessità di assistere anche il doppio dei pazienti che normalmente hanno in carico”. I camici bianchi non ne possono veramente più e questa, purtroppo, non è una novità. I segnali c’erano tutti: ” Siamo davvero preoccupati per la tenuta del sistema sanitario dell’Umbria”, denunciano da quasi un anno i sindacati di categoria. “Il medico ospedaliero umbro – ha detto Cristina Cenci, vice segretario di Cimo Umbria – vede crollare le proprie aspettative professionali, che erano alte ad inizio carriera e che oggi, invece, cadono a picco”. Un goodbye triste e doloroso per una Regione che ha comunque rappresentato , nel bene e nel male, sempre un punto di riferimento nazionale. A farne le spese sono le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione. In questa situazione le preoccupazioni e le paure dei cittadini sembrano, invece, non solo passare in seconda linea , ma venire addirittura ignorati, creando un senso di smarrimento che talora naufraga nella sfiducia. Lo stesso senso di sfiducia che prevale nei camici bianchi dell’Umbria.