Il Covid manda in crisi la raccolta di plasma, anche in Umbria la giacenza media di sacche negli ospedali e’ inferiore alle necessita’
Donare, donare e poi ancora donare. Un solo verbo per ricordare in piena estate ai volontari e ai donatori occasionali di non dimenticarsi di chi ha bisogno di trasfusioni e farmaci ottenuti dal plasma. La pandemia ha messo in crisi il sistema, sono stati sfiorati livelli di carenza pericolosi. Rispetto al 2020, l’anno orribile, c’è una ripresa ma non basta. Solo pochi giorni fa l’assessore regionale alla sanità dell’Umbria, Luca Coletto, ha rinnovato l’invito a fare donazioni di sangue. La giacenza media di sacche di sangue presso i servizi immunotrasfusionali degli ospedali umbri è inferiore alle necessità. ” Donare è un gesto di grande umanità, il valore aggiunto di una donazione di sangue deriva dal benessere intimo di aver contribuito a dare vita a chi ne ha più bisogno”, ha ricordato l’assessore Coletto. Insomma, anche in Umbria abbiamo bisogno di fare molto di più, come nel resto del Paese. L’Italia raccoglie circa 860 tonnellate di plasma all’anno e riesce a coprire il 70% della domanda di immunoglobuline. C’è sempre di più la necessità che il nostro Paese diventi indipendente nella produzione, anche per il costo. Il suo valore ? Cinquantuno euro per un grammo di immunoglobuline, le più utilizzate. Da un chilo di plasma se ne ricavano appena 5 grammi, per dare un’idea. L’importazione costituisce oggi il 60% del mercato dei plasma-derivati. Sono medicinali salvavita: fattori di coagulazione per gli emofilici, immunoglobuline per pazienti con danni al sistema immunitario, albumina per patologie di compromissione del fegato. Per questo serve sangue, con gli ospedali umbri costretti a fare i conti con le poche scorte disponibili e il periodo estivo tende sempre a peggiorare la situazione con un calo netto delle donazioni. Un gesto d’amore che non crea alcun problema al donatore al quale è garantita la massima sicurezza.