Il crollo dell’establishment, dopo la batosta di Terni nel centrodestra scatta la resa dei conti
La batosta è cocente. Una scoppola pesantissima per il centrodestra, non solo ternano. In un colpo solo, infatti, si è fatto strappare Terni che amministrava da cinque anni e si è messo nei guai seriamente in vista delle prossime regionali. C’è chi la definisce la sconfitta “nefasta”. E chi “idiota”. Nel mirino la scelta di Fratelli d’Italia di voler imporre un proprio candidato sindaco, Orlando Masselli, debole e impacciato, azzoppando il buon Leonardo Latini solo per un tornaconto di partito. Dal voto di oggi si può ricavare una lezione: nonostante lo schiacciante successo ottenuto alle politiche dalla Meloni, Terni non può essere considerata una città di destra. La seconda lezione che si può ricavare è che è finito l’incapsulamento del voto offerto dai partiti. L’elettorato ternano, ma anche quello umbro, è diventato mobile anche nei suoi riferimenti identificanti. Maggioranze di destra o di sinistra non riflettono più degli orientamenti politico-ideologici stabili e radicati, ma inclinazioni mutevoli a seconda della credibilità dell’offerta che viene proposta. E propria sulla credibilità il centrodestra è scivolato severamente. Il “fuoco amico” sul sindaco uscente ha fatto il resto. L’aggressione politica dell’azionista di maggioranza a Latini è stata percepita dai ternani come un’operazione dell’establishment. La sconfitta di Terni rappresenta uno smacco per tutto il centrodestra umbro, non solo per Fratelli d’Italia. La Lega, che ormai perde consensi in tutta l’Umbria, non è più in grado di esercitare un vero potere contrattuale all’interno della coalizione. Il segretario regionale Virginio Caparvi ha scaricato Latini quasi subito “per preservare l’unità della coalizione”. Forza Italia, ormai ai margini, ha fatto quadrato intorno al candidato sindaco di Fdi senza battere ciglio. Una specie di responsabilità indiretta e collettiva che non salva nessuno. Resta una certezza: la batosta di oggi rimediata dal centrodestra a Terni sarà la miccia che farà divampare le fiamme all’interno della coalizione. Si arriverà presto al momento del tutti contro tutti con molti pronti a chiedere le dimissioni dei vertici. Si arriverà ad una vera resa dei conti che non risparmierà nessuno. Nemmeno i vertici regionali, palazzo Donini compreso.