La scelta surreale del nuovo Piano sanitario dell’Umbria e l’indebolimento della sanità pubblica.

Se il 2020 era stato un annus horribilis , il 2021 non può essere certamente definito annus mirabilis, tenuto conto del perdurare della presenza del Covid nelle nostre vite. La quarta ondata sembra un tifone, per rapidità dei contagi anche se almeno per adesso non per gravità delle conseguenze. Inoltre, anche in Umbria restano circa 70 mila persone, spesso invisibili, senza vaccino, nonostante più della metà degli ospedalizzati venga dalle loro irresponsabili fila e molti irriducibili rifiutano fino all’estremo le cure indispensabili a scongiurare una fine nota. Il tutto quando la situazione promette di essere seriamente fuori controllo, assai più di quanto già lo sia ora, con tracciamenti saltati e medici di base sopraffatti. A fronte dell’irruzione della variante Omicron  e della paralisi di quelli che dovrebbero essere i primi presidi di tutela, il nuovo Piano Sanitario pre-adottato dalla giunta regionale dell’Umbria prevede il dimezzamento dei distretti sanitari sul territorio. Una scelta surreale visto lo stato delle cose. Quella che doveva rappresentare la grande riforma del centrodestra, da più di due anni al governo dell’Umbria, ha partorito una proposta al ribasso e inadeguata. Una proposta che indebolisce, tra l’altro, la sanità pubblica ridotta allo stremo dopo aver eroicamente resistito a tutti  i morsi del Covid. Indebolire l’assistenza sul territorio costringe i cittadini ad andare al Pronto soccorso per qualunque cosa, aumenta i ricoveri impropri e fa crescere la spesa sanitaria. Insomma, più forte è la medicina territoriale, minori saranno i costi totali del sistema sanitario. All’Ospedale bisogna andarci solo per una malattia grave o un intervento chirurgico. Una vera riforma, capace di andare incontro ai bisogni della gente, non può non privilegiare la rete dei servizi sanitari territoriali, con il distretto punto di riferimento. Il distretto sanitario come snodo cruciale della nuova assistenza, luogo privilegiato di gestione e coordinamento della rete dei servizi socio-sanitari, vicino alle comunità e alle persone. Siamo nel mezzo di una pandemia che sta colpendo violentemente anche l’Umbria, con la sanità pubblica  indebolita. Che il nostro Servizio Sanitario è in difficoltà lo si vede, il rischio di paralizzare la sanità pubblica e privare i cittadini di quella che è forse la più importante forma di eguaglianza è sotto gli occhi di tutti. Non è ancora troppo tardi per ritirare la proposta appena pre-adottata dalla giunta regionale sul nuovo Piano sanitario dell’Umbria. Ma occorre affrettarsi, correggersi, guardando esclusivamente al bene possibile dell’Umbria.