La sconfitta del centrodestra a Perugia, l’assenza di una leadership e i cespugli moderati. Zuccarini perde malgrado la maggioranza dei voti
La sconfitta è innegabile. Il centrodestra esce male dalle elezioni provinciali e si appresta a fare i conti con l’ennesima sconfitta, dopo quella delle ultime amministrative. Non si tratta più di un semplice infortunio ma riguarda la sua confusione, la sua inadeguatezza nello scegliere e nel governare. Non basta la vittoria di Terni – scontata e inferiore alle attese – a placare la delusione. Dopo la debacle delle comunali (Città di Castello, Spoleto e Assisi) arriva ora quella delle province. La provincia di Perugia è due terzi della popolazione dell’Umbria, con la città capoluogo di regione governata ormai da sette anni da una maggioranza di centrodestra. Su piazza Italia e corso Vannucci si affacciano i due palazzi più importanti della politica locale: palazzo dei Priori (comune di Perugia) e palazzo Donini (palazzo della regione), entrambi in mano al centrodestra. Insomma, dopo i brutti risultati di tre mesi fa le condizioni per una rivincita c’erano tutte. Le ultime settimane sono state un susseguirsi di incontri per ricompattare le fila, tutti si sono messi alla prova a cominciare dal Sindaco di Perugia. Questa volta il centrodestra, compatto come poche volte, si è presentato con grande ottimismo all’appuntamento. Del resto, i numeri davano Stefano Zuccarini davanti a Stefania Proietti, il centrodestra trovava nel comune di Perugia e in quello di Foligno la spinta decisiva per vincere e per la prima volta il Sindaco Romizi ci ha messo la faccia. Tutto faceva presagire un’imminente vittoria e la conquista del terzo palazzo che si affaccia su piazza Italia. Che il centrodestra fosse avanti lo ha confermato il risultato delle liste: “Provincia Libera” guidata da Zuccarini ha preso il 51,4% dei consensi rispetto al 48,6% di ” Provincia Unita” guidata da Stefania Proietti. Insomma, il centrodestra ha ottenuto con i suoi candidati consiglieri la maggioranza dei voti, così come previsto. Una maggioranza che però si è trasformata minoranza sul voto per il presidente: Zuccarini si è perso per strada quasi tre punti. La Proietti è salita al 51,3%, corrispondente a 393 voti assoluti e 48 mila e 661 voti ponderati mentre Zuccarini è scivolato al 48,7%, corrispondente a 312 voti assoluti equivalenti a 46 mila e 229 voti ponderati. Ora è caccia ai traditori che non hanno rispettato l’ordine di scuderia. Ipotesi, voci, sospetti: ” Quelli per loro natura possono trovarsi dovunque”, confessa uno dei protagonisti. A distanza di 48 ore dalla debacle c’è chi nel centrodestra accusa e chi si rifugia nel silenzio. Certo il morale è a terra. La vittoria della Proietti e del centrosinistra rappresenta una botta tremenda che ha tramortito tutta la coalizione. Chi c’è rimasto parecchio male, almeno così si dice, è il segretario regionale della Lega Virginio Caparvi che puntava tutto sulla vittoria per provare a restare a capo del partito umbro. Una sconfitta tutta colpa di Zuccarini ? In questi casi è frequente fare a scaricabarile, cercando di addossare al candidato le colpe della sconfitta. Invece non basta, c’è qualcos’altro. Innanzitutto, perché ancora una volta (come a Città di Castello e Spoleto) hanno prevalso i veti e le prove di forza nella scelta del candidato, con un atteggiamento egemone da parte della Lega e con i moderati nei panni del cespuglio (altrimenti sarebbe stata scelta la più indicata Paola Lungarotti, sindaco di Bastia Umbra). Poi, c’è la delusione ormai evidente nei confronti della giunta regionale e della presidente Tesei, incapace di comprendere i bisogni degli umbri e allo sbando sulle riforme promesse. L’assenza di una leadership è sotto gli occhi di tutti, così come una catena di errori sin dall’inizio della legislatura hanno condizionato e paralizzato l’attività della regione. L’assenza di un vero programma di governo, la mancanza di una visione di lunga durata e una giunta assai debole stanno mettendo in grande difficoltà la stessa tenuta della maggioranza di palazzo Cesaroni. E’, infatti, sempre più evidente un appiattimento all’oggi senza alcuna scansione di futuro, dove prevale semplicemente la cronaca quotidiana. Il tutto caratterizzato da un pressappochismo ed improvvisazione che rischia di segnare il fallimento del centrodestra.