L’inchiesta su Tesei e Agabiti: il conflitto di interessi e l’obbligo di astensione. Più di 10 milioni di euro alla filiera del tartufo

Un caso giudiziario che fa emergere un conflitto di interesse e diventa motivo di scontro politico. Per la Tesei si tratta della “solita strumentalizzazione”, per Debora Serracchiani (pd) il comportamento di Tesei ” è inopportuno e mostra una certa spregiudicatezza nell’utilizzare posizioni di privilegio”. In maniera elegante la candidata presidente del centrosinistra Stefania Proietti sorvola sull’aspetto penale della vicenda e punta il dito su un “conflitto di interessi che fa molto pensare”. La polemica resta però alta, con il deputato ternano di Forza Italia, Raffaele Nevi, che parla di “macchina del fango a due settimane dal voto” e aggiunge “che non saranno certo questi biechi attacchi a fermarci”. Tommaso Bori, segretario regionale del Pd, rincara però la dose: ” L’indagine svela con tutta evidenza un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia”. Per la deputata di Cinque stelle Emma Pavanelli si tratta di una “questione di decenza  istituzionale”. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in Umbria per un tour elettorale a favore della Tesei, difende la governatrice uscente: “Gli umbri sapranno valutare il lavoro che è stato fatto dalla Tesei”. In una intervista al quotidiano “La Repubblica” il procuratore aggiunto di Roma, Giuseppe Cascini, alla domanda “senza abuso d’ufficio, come a Perugia, i reati vanno in fumo” risponde: “Abrogare un reato come questo, ha creato un vuoto nel codice penale, al quale bisognerà presto o tardi porre rimedio. Comportamenti gravi di abuso d’ufficio da parte di pubblici ufficiali possono restare privi di sanzioni”. Al di là dei rilievi di valenza penale resta un fatto: Tesei e Agabiti Urbani, visti gli interessi parentali, avrebbero dovuto astenersi dalle delibere che prevedevano sostegno anche alla filiera del tartufo. Un conflitto di interesse abbastanza palese. Qualsiasi amministratore, anche del più piccolo comune dell’Umbria, lo avrebbe fatto. Una vicenda difficile da accostare alla cosiddetta “paura di firmare” dei sindaci. Il quotidiano “La Repubblica”, nell’edizione di oggi, ricostruisce l’intero episodio. Nel settembre 2021 la giunta regionale, presenti Tesei e Agabiti, approva il Piano di sviluppo rurale che prevede contributi per 5,4 milioni di euro destinati alla filiera del tartufo. Pochi mesi dopo, scrive sempre “La Repubblica”, ad aprile del 2022, la dotazione della misura del Psr destinata al comparto dei tartufi raddoppia arrivando a 10,7 milioni di euro. Arrivano sette richieste di finanziamento e, di queste, ne vengono accolte nella graduatoria cinque. Il punteggio maggiore lo riceve la Giuliano tartufi, seconda la srl Terre del tartufo, terza la Urbani tartufi, quarta l’azienda Giampaolo Menichini e quinta Virgini tartufi. L’azienda del marito dell’assessora, dove lavora anche il figlio della Tesei, è quella che dichiara la spesa più grande: alla fine riceverà quasi la metà dell’intera dotazione della misura: 4,8 milioni di euro su 10,7 complessivi. Con l’abolizione del reato di abuso d’ufficio la Procura chiede al Gip del Tribunale di Perugia l’archiviazione perché il reato è stato cancellato dal codice penale. Resta in piedi però l’inopportunità politica e l’evidente conflitto di interessi. Gli aspetti penali competono ai magistrati, gli altri a chi si candida a rappresentare le istituzioni. E, per gli esponenti istituzionali non sono meno gravi di quelli penali.