Omicidio Maria Geusa, torna in libertà la mamma Tiziana condannata a 15 anni per la morte della piccola
E’ tornata libera Tiziana Deserto, oggi 44enne, la donna originaria del tarantino che ha terminato di scontare 15 anni di reclusione ( tre condonati), che le vennero inflitti per concorso nell’omicidio della figlia Maria Geusa, morta all’età di due anni e sette mesi a Città di Castello nell’aprile del 2004. La condanna venne definitivamente confermata dalla Cassazione il 17 maggio del 2012, anche per concorso nella violenza sessuale subita dalla piccola. Addebiti ai quali Deserto si è sempre proclamata estranea. Maria Geusa morì il 6 aprile del 2004, è emerso dai processi, in seguito alle violenze subite dall’imprenditore edile Giorgio Giorni, condannato definitivamente all’ergastolo. Secondo la ricostruzione accusatoria, la donna gli affidò la figlia dopo essersi innamorata di lui. ” Sono libera, finalmente. Se sono felice? Si, per aver riconquistato la libertà, ma penso sempre alla mia piccola Maria”, ha detto Tiziana Deserto alla “Nazione”. ” Io sono innocente – ha aggiunto – sono stata condannata per pregiudizi nei miei confronti. Cercavano un capro espiatorio. Mia figlia conosce la verità, lei sa tutto. Sa quanto l’ho amata e quanto la amo. Il mio pensiero è fisso su mia figlia Maria. Adesso che sono libera farò del tutto per riportarla al cimitero di Torre Santa Susanna. Provo rabbia e rancore, perché è stato rubato il suo futuro”. Sempre al quotidiano “La Nazione” la donna ha spiegato di essere ancora nella comunità dove ha scontato gli arresti domiciliari. “Alla fine di questa settimana, al massimo all’inizio della prossima- ha proseguito – mi trasferirò a Brindisi, in una più grande con un servizio sanitario all’interno. Ripartirò da lì, sempre con la mia Maria nel cuore. Vorrei fare la commessa in un negozio di abbigliamento o di scarpe. Si, nel settore della moda mi vedrei bene”. Giorgio Giorni, imprenditore edile d San Sepolcro, ammise di aver picchiato la piccola Maria ma negò di aver abusato di lei . Confessò al Procuratore della Repubblica di Perugia di allora (Nicola Miriano) e al Pm Giuseppe Petrazzini che si trattò di un raptus di follia, che lo avrebbe colto verso le 12,30, prendendo a pugni e calci la bambina, rimasta sola, poco prima, per circa un’ora nell’abitazione di Città di Castello. Negò in maniera determinata ogni tipo di violenza sessuale. Tuttavia, i primi esami medici all’ospedale di Città di Castello. dove Maria fu portata in fin di vita, confermarono la presenza di gravi lesioni sessuali . Giorni aveva dichiarato di aver lasciato sola Maria perché era rimasto chiuso fuori dall’abitazione, ed era andato a San Sepolcro a prendere una copia delle chiavi. Avrebbe poi affermato che la porta non aveva subito effrazioni durante la sua assenza. Maria fu sepolta ad Erchie, il paese dei nonni paterni.