Piano per la terza dose, ecco le categorie da immunizzare. Protezione al 90%, la sperimentazione sui bambini

Ieri anche in Umbria è stato il giorno dell’avvio delle somministrazioni per la terza dose. Sono state in tutto 102. Nei prossimi giorni il Comitato tecnico scientifico (Cts) fornirà altre indicazioni ma la macchina organizzativa, ha spiegato il generale Paolo Figliuolo, è pronta. Dopo i fragili si procederà con le altre categorie, stessa cosa avverrà in Umbria. Il piano per i richiami prevede, dopo i fragili, la terza dose per chi ha più di 80 anni, gli ospiti delle Rsa e i sanitari in modo da preservare chi più ne ha bisogno. Il primo obiettivo resta naturalmente quello di immunizzare chi vive situazioni di alto rischio, come i malati oncologici, chi ha subito un trapianto oppure è in attesa , i dializzati e tutti coloro che sono immunocompromessi . Poi si seguirà lo schema utilizzato nella prima fase della campagna di vaccinazione. Resta ancora da stabilire se ci sia o meno la necessità di una terza dose per tutta la popolazione . Israele, ad esempio, ha deciso di estenderla a tutti, l’ Fda, l’authority americana del farmaco, l’ha invece al momento esclusa per gli under 65. E’ atteso nelle prossime settimane l’ esito della valutazione. Del resto nella storia dei vaccini, i richiami con una terza dose distanziata diversi mesi nel tempo sono la normalità. Con un terzo richiamo, dopo almeno sei mesi, non solo l’efficacia viene riportata ai livelli iniziali ma – secondo l’immunologo dell’Università Statale di Milano e componente del Cts, Sergio Abrignani –  potrebbe, in analogia con tanti altri vaccini, durare per anni. Con questo virus non ci sono certezze però l’esperienza con tanti altri vaccini fa ben sperare. Secondo i dati che stanno arrivando da Israele, i possibili effetti collaterali sono sovrapponibili a quelli già osservati dopo la seconda dose. Nulla di diverso e preoccupante. Entro fine settembre, inoltre, si saprà qualcosa in più sull’efficacia del vaccino Pfizer nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. L’azienda , dopo la sperimentazione su 2268 bimbi, sta inoltrando la domanda di autorizzazione che dovrebbe arrivare negli uffici dell’Agenzia europea per i medicinali nei prossimi giorni. Così entro breve la possibilità di proteggersi dall’infezione potrebbe riguardare tutti dai 5 anni in su, anche se c’è da sottolineare che i bambini hanno poche probabilità di ammalarsi seriamente di Covid ma una piccola percentuale sviluppa la sindrome infiammatoria multisistemica , potenzialmente pericolosa. Inoltre, anche se si infettano spesso in modo asintomatico, i piccoli possono contagiare insegnanti, genitori, nonni e soprattutto persone immunodepresse che nonostante il vaccino rischiano la morte. La sperimentazione di Pfizer ha incluso 2.268 bambini di 5-11 anni: due terzi hanno ricevuto la doppia dose del vaccino a tre settimane di distanza. Agli altri sono state iniettate due dosi di placebo. I ricercatori hanno misurato la risposta immunitaria, confrontandola con un gruppo di 16-25enne vaccinati. Ebbene i bambini vaccinati hanno prodotto una reazione protettiva forte, paragonabile ai livelli di anticorpi osservati nei 16-25enni. Gli effetti collaterali sono stati lievi in entrambe le fasce di età: un pò di febbre, mal di testa, spossatezza. L’unica differenza la dose: nei bambini tra 5 e 11 anni sono risultati sufficienti 10 microgrammi, un terzo della quantità attualmente offerta agli over 12 e agli adulti.