Presidente Tesei: “In Umbria già più contagi Covid fase 1”. Quadruplicati i tamponi.
PERUGIA – In Umbria nell’attuale seconda fase della pandemia Covid “sono già stati superati i contagi della prima fase”. Lo ha detto la presidente della Regione Donatella Tesei illustrando in Assemblea legislativa la situazione legata all’emergenza sanitaria. “L’epidemia – ha aggiunto – ha un ritmo giornaliero mai visto così come la velocità di propagazione. Un’onda completamente diversa dalla fase 1”. La presidente ha parlato di un contagio “massivo e diffuso seppure senza focolai particolari”.
Tesei ha quindi ricordato che i ricoverati a oggi sono il 5,8% dei contagiati e le terapie intensive lo 0,6% (il 10% dei ricoverati). “Naturalmente – ha aggiunto – sono dati che non ci possono far stare tranquilli ma non possiamo certamente negare che l’onda è completamente diversa. Fatta prevalentemente da asintomatici e pauci-sintomatici. Tanto e vero che in questa fase due abbiamo trovato e isolato un numero maggiore di contagi che in tutta la gestione della fese 1”.
“L’Umbria – ha proseguito la Tesei – ha più che quadruplicato”. “Siamo tra le prime quattro regioni d’Italia per numero di tamponi in rapporto agli abitanti”, ha aggiunto.
“Testiamo – ha detto ancora Tesei – il 3% della popolazione umbra complessiva tutte le settimane. Questo tracciamento rimane e sarà rafforzato però non possiamo pensare anche qui che siamo avulsi da un contesto nazionale dove è saltato il tracciamento proprio per i numeri straordinari in tutto il Paese. Noi li continueremo cercando di farli in maniera sempre più puntuale e precisa per prevenire il più possibile il ricorso agli ospedali”. La presidente ha anche annunciato un accordo straordinario con l’Università degli Studi di Perugia che metterà a disposizione 150 nuovi tracciatori”.
Le ordinanze adottate dalla Regione Umbria nell’attuale fase della pandemia, inoltre, hanno puntato “il più possibile a limitare le forme di aggregazione a rischio di contagio cercando tuttavia di avere un equilibrio per non danneggiare l’economia“.
“Abbiamo chiesto più controlli – ha aggiunto – e ci muoviamo su più livelli. Sulla scuola abbiamo cercato di applicare la didattica a distanza per il 50% degli studenti delle scuole superiori mentre per l’Università questo limite è già superato. Non ci siamo però fermati. Abbiamo implementato il trasporto pubblico locale scendendo al di sotto della percentuale di riempimento prevista dal ministero”.
Nello specifico la presidente Tesei ha parlo dei seguenti argomenti.
I NUMERI. Casi positivi 4558, ricoveri 270, 29 in terapia intensiva, isolati domiciliari 5596. “Numeri che fanno comprendere – ha detto la presidente – come la seconda fase di questa emergenza sia completamente diversa da fase 1: superati già i contagi, a un ritmo giornaliero mai visto, come in tutte le altre Regioni. Una velocità di propagazione mai vista, numeri che nella fase 1 si sono sviluppati in mesi, ora in 10 giorni. Un attacco quattro volte più forte del precedente e senza la presenza di focolai, ma massivo e diffuso, dobbiamo gestire una fase molto diversa. Guardiamo i numeri relativi agli anziani: fra i ricoverati sono solo il 5 per cento, in terapia intensiva sono anziani lo 0,6 per cento dei contagiati e il 10 per cento dei ricoverati, con indice di letalità del 1,42 per cento. Non possiamo negare che si tratta di un’onda completamente diversa, fatta prevalentemente da sintomatici, è stato isolato un numero maggiore di contagi che in tutta la fase 1. I tamponi sono più che quadruplicati, da 700/1000 a 4500 al giorno. Umbria fra le prime 4 in Italia per numero di tamponi in proporzione agli abitanti. Testiamo il 3 per cento della popolazione complessiva tutte le settimane. Non siamo avulsi da un sistema nazionale dove è saltato il tracciamento proprio a causa dei numeri straordinari in tutte le regioni.
AZIONI ATTIVATE. Cerchiamo di prevenire il più possibile il ricorso agli ospedali, cerchiamo di implementare il nostro sistema di tracciamento, fatto accordo con l’Università per 150 nuovi tracciatori. I positivi sono il segno che il virus circola ma il tracciamento regge. Ma la velocità e la forza di questa onda, che colpisce altre regioni fra cui noi, si vede dai dati. Con le prime ordinanze abbiamo cercato di abbattere momenti antropici legati a attività non essenziali o che si possono fare da remoto. Evitare luoghi dove è facile il contagio. Ci stiamo muovendo su più livelli: sulla scuola abbiamo cercato di applicare la didattica a distanza per il 50 per cento degli alunni delle scuole superiori, per l’Università quasi totale, esclusi laboratori. Abbiamo implementato il trasporto pubblico locale scendendo al di sotto della percentuale di riempimento indicata, il 60 per cento, che si unisce al meno 50 per cento di presenze nelle scuole superiori, per tutelare studenti e gli utilizzatori dei mezzi pubblici. Non è una cosa fatta tanto per fare, comporta impiego di risorse e progetti che gli assessorati hanno svolto. Oltre a ciò, seguo i tavoli con Prefettura e Questura per i controlli. Le ordinanze mostrano effetti dopo 15 giorni, ma serve anche il controllo. Individuare luoghi di aggregazioni, stazioni dei pullman, esterni delle scuole, per evitare che i ragazzi tolgano la mascherina. Il contagio poi passa alle famiglie, dove ci sono gli anziani da tutelare. Serve grande senso di responsabilità da parte di tutti. Nel contempo, abbiamo rinforzato la capacità di risposta dei nostri ospedali, proteggendo chi ci lavora. Ho fatto richieste di ulteriori strumenti di difesa.
TERAPIE INTESIVE. Questa capacità di risposta passa per un piano modulare ma non poteva che essere così, perché quando la fase 1 è venuta meno, dando respiro alle comunità, abbiamo cercato di riattivare tutto quello che era possibile per poter dare risposte alle liste di attesa. Se tutto questo non viene preso in considerazione, non si è corretti intellettualmente, non dimentichiamo da dove siamo partiti. Appena arrivati abbiamo trovato 59 terapie intensive più 10 posti in sala operatoria. In quella fase è stato fatto un miracolo: 124 posti di terapia intensiva, di cui utilizzati al massimo 104. A maggio, con la fase 1 attenuata, abbiamo ridotto i posti di terapia intensiva per il covid, mantenendone 77. Appena ripreso il virus, in maniera furiosa, abbiamo ripreso il riallestimento, come tutti gli altri. Oggi abbiamo 97 posti, numero che cresce, con 23 oggi ancora liberi, e arriveremo a 124. Stiamo seguendo questi allestimenti modulari predisposti. Non è il momento delle polemiche, stiamo gestendo un’emergenza gravissima, non dimentichiamo che siamo partiti da 59 posti. Perché non sono stati utilizzati i 25 milioni del commissario Arcuri? Saremmo rimasti come prima, coi progetti strutturali approvati, con la separazione dei percorsi, tutto fatto nei tempi previsti, approvati in Aula, ma i bandi Arcuri li ha fatti partire a ottobre, questa è la situazione, questi sono i dati veri.
LISTE D’ATTESA. Sul problema del recupero delle liste d’attesa e del mantenimento dell’operatività stiamo cercando di garantirli attraverso un allestimento modulare e portando avanti l’accordo quadro con le cliniche private, con nostro personale sanitario, per evitare ritardi e recuperare il più possibile le altre tipologie di cure. I posti letto per isolamento dalle proprie famiglie sono attualmente villa Muzi a Città di Castello, l’hotel Melody a Deruta e stiamo facendo un accordo con Federalberghi.
OSPEDALE DA CAMPO: polemiche, esposti, invettive, perso tempo, sembrava cosa inutile, non sarebbe servito, ma siamo andati avanti, abbiamo avuto il riconoscimento del governo che ci ha dato 1 milione e mezzo di risorse aggiuntive oltre ai 3 della Banca d’Italia. Qualche ritardo c’è stato ma nonostante le critiche l’ospedale da campo lo avremo entro la metà di novembre. Sarà un grande supporto. La nostra sanità è sotto stress, sta facendo fronte a un’ondata senza eguali, abbiamo curato tutti gli umbri da noi in fase 1, senza mandarli fuori, lo stiamo facendo anche oggi. Fatte scelte necessarie, critiche e insulti, ma Regione deve essere unita.
OSPEDALE DI SPOLETO. L’ho detto anche agli amici di Spoleto: era necessario prendere quella decisione, con la garanzia che finita l’emergenza l’ospedale tornerà a fare quello che ha fatto fino ad oggi. Abbiamo cercato di correggere le lacune di prima, abbiamo fatto assunzioni, ma è di pubblico dominio che gli infermieri non si trovano, non possiamo non trascurare il fatto che a livello italiano non ci sono medici e infermieri. É stato fatto un bando nazionale per reperire personale, a noi spettano 20 persone circa, se si trovano e se rispondono al bando. Con questa consapevolezza faremo un altro sforzo straordinario, cercheremo di dare tutto il supporto possibile ma la situazione è quella dell’intero Paese, è una vera guerra contro il covid, non è questione di maggioranza o minoranza, tutto il popolo umbro deve reagire, è l’unico modo per vincere questa battaglia. Su Spoleto dico e ho detto loro di far parte come tutti dell’Umbria e di fare uno sforzo comune. Le risposte saranno efficaci, in questo momento ciascuno deve fare la propria parte, sono fondamentali i comportamenti individuali per impedire al virus di volare come sta avvenendo. Infine, per quanto attiene alla medicina del territorio, si sta cercando di raggiungere l’accordo con i medici di medicina generale, il cui ruolo è fondamentale. Il problema è nazionale, riguarda tutte le regioni. Per l’ultimo Dpcm le Regioni all’unanimità hanno fatto al governo proposte equilibrate, fra cui questa, ma non sono state accolte”.
Luca COLETTO (assessore alla Sanità): “Vorrei sottolineare che stiamo potenziando i covid hotel, primo è il Melody, con 52 camere per assistere persone che si trovano in zona grigia. In itinere c’è l’accordo con Federalberghi. C’è anche l’ordinanza Prociv per il reperimento di 2000 figure a supporto delle Regioni per il contact tracing, all’Umbria spettano 22 elementi per il contact tracing e 7 per le attività amministrative e di data entry. Da notare che 14 regioni su 20 avevano interrotto il contact tracing. Portiamo avanti un accordo con medici di medicina generale e pediatri per la sorveglianza su casi positivi asintomatici. Nella fase 1 ottenemmo grandi risultati, vogliamo potenziare. Nelle Usca con 100 medici in più. Lavoriamo anche a un accordo con le farmacie per test rapidi per rilevare la presenza anticorpi. Test antigenici: con la proroga dello stato di emergenza abbiamo incaricato Umbria salute dell’approvigionamento di tali test, con l’acquisto di 90mila test e di 2 macchinari in service. Nel magazzino della Protezione civile nazionale 1900mila mashceirne chirurgiche 340mila mascherine FFP2, 16mila FFP3, 55mila camici, 116mila guanti in vinile, 17mila tamponi, 29 mila test rapidi. Noi abbiamo 97 terapie intensive e arriveremo a 124 entro breve. Abbiamo soddisfatto i limiti imposti dal ministero. A luglio, ricordo che quest’Aula ha dato parere favorevole sulle misure intraprese, poi approvato da Ministero e Corte dei conti. L’Umbria è allineata con gli altri sulle misure da erogare e non ha nulla da invidiare a altre regioni. Attendiamo per i primi giorni di novembre l’autorizzazione del commissario Arcuri sui nuovi lavoro sia per i pronto soccorso che le terapie intensive. Ma, date le circostanze, serve attenzione particolare per fare i lavori. Probabilmente saranno prorogati tempi di intervento perché al momento, come sapete, sia le terapie intensive che i pronto soccorso sono occupati”.
Fabio PAPARELLI (Portavoce opposizione): “SI STA GIOCANDO UNA PARTITA IN CUI IN BALLO NON C’E’ IL FUTURO DI QUESTA O QUELLA MAGGIORANZA, MA LA VITA DEI CITTADINI. È IL TEMPO DELLA RESPONSABILITÀ – L’Umbria, anche in virtù di un sistema sanitario pubblico di grande qualità, basato sull’integrazione tra specialità, eccellenze e medicina territoriale è stata tra le Regioni italiane con il maggior grado di reattività rispetto all’emergenza. Ricordo gli attacchi al Governo per le chiusure, e, al contempo, si assisteva alle vostre dichiarazioni su come foste bravi. Ricordo slogan della Lega, in cui si gridava: ‘no alle stabilizzazioni, ma concorsi aperti a tutti’, peccato che le regioni vicine iniziavano a stabilizzare anche i nostri precari utilizzando tutti gli spazi normativi per incrementare il personale sanitario. Forse con un pò meno di arroganza, un pò più di ascolto e di confronto, anche con l’ausilio delle nostre proposte, con chi conosce il territorio, con i nostri operatori della sanità, con i sindacati ed una programmazione seria e strutturale, ci saremmo risparmiati di essere oggi la maglia nera d’Italia e di mettere in serio pericolo la salute dei nostri concittadini. Seppur tardivo accogliamo l’appello del Presidente Squarta che apre al confronto ed all’ascolto, ma respingiamo con forza il solito copione messo in atto dalla presidente Tesei e dalla sua Giunta di attaccare il Governo nazionale, senza riconoscere gli errori e le cose non fatte ad oggi, senza avere consapevolezza che il nemico comune da combattere è il virus e non le regole per combatterlo. Oggi. Con la crescita della curva del contagio servono misure per arrestare la diffusione del Virus, serve potenziare e mettere in sicurezza il sistema sanitario pubblico e calmierare la crisi dei settori economici più colpiti.
Serve una visione e una strategia per il futuro, programmazione. A chi governa spetta caricarsi il peso delle decisioni e delle scelte, ma anche l’obbligo morale e politico di mettere in campo un’azione trasparente e condivisa. Avete commesso evidenti errori e continuate a farlo agendo nella totale improvvisazione. Vi siete solo preoccupati di improbabili ospedali da campo, di acquistare test fake e di nominare negli enti i ‘trombati’ alle varie elezioni comunali o regionali. Oggi tutte le statistiche ci danno tra le regioni in maggior affanno. Per anni abbiamo guidato il gruppetto di testa delle Regioni più efficienti nella sanità pubblica.
TERAPIE INTENSIVE. L’Umbria è all’ultimo posto tra le regioni d’Italia per il potenziamento delle terapie intensive, il punto è che il potenziamento prevedeva che, grazie ai fondi nazionali avremmo già dovuto avere attive almeno 129 terapie intensive, oltre ai ventilatori che ancora ci risultano imballati, insieme ai dispositivi che non avete acquistato per tempo, a partire dai vaccini per l’influenza per i pazienti a rischio, che sono finiti, con grave vostra responsabilità. Avete messo a dirigere la sanità pubblica persone che non conoscono minimamente né il territorio, ne’ il sistema sanitario umbro. Nessun piano sanitario e nessun piano pandemico dopo un anno di governo, sono responsabilità politiche gravi e non solo politiche. Non sono stati spesi i 25 milioni di euro messi a disposizione dal Governo per rafforzare la sanità con dotazioni strumentali e personale. Cosa che hanno fatto Regioni come Emilia Romagna e Veneto. Bastava potenziare le terapie intensive. Vorremmo capire, nel dettaglio, qual è il livello attuale di saturazione delle terapie intensive, visto che risultano diversi i pazienti con sintomatologia gravi in attesa di ospedalizzazione per mancanza di posti. Chiediamo di sapere in quali tempi saranno disponibili tutti i nuovi posti di TI, e in quali ospedali verranno allocati. Vi chiediamo se sia resa possibile da subito la riapertura della mobilità verso le altre regioni per permettere ai cittadini umbri che ne hanno bisogno di potersi conquistare un posto di terapia intensiva anche fuori dai nostri confini. Siamo tragicamente arrivati questo punto. Ci giunge notizia che le terapie intensive di Perugia, da oggi, sono tutte Covid e tanto non basteranno a gestire i pazienti critici della regione. Tutto questo oltre che prevedibile, era evitabile. State ancora discutendo su quali ospedali destinare a Covid Hospital, senza aver creato percorsi separati e distinti all’interno degli stessi. Non avete pensato a definire percorsi e linee guida per le malattie tempo-dipendenti come ictus ed infarti, senza filtro Covid, ne percorsi in sicurezza per pazienti cronici gravi ed oncologici.
Non è stato programmato l’acquisto di vaccini influenzali e dispositivi necessari per tempo. Non avete attivato alcun monitoraggio delle RSA; file interminabili al Drive per i tamponi, avete perso la capacità di tracciamento dei positivi e smesso di fare tamponi ai contatti diretti asintomatici dei positivi. I sintomatici aspettano anche 7-10 giorni con il rischio per la loro salute e per il diffondersi del contagio. Aver deciso di interrompere il tracciamento agli asintomatici che sono entrati in contatto con i Covid positivi è la dimostrazione di un fallimento che rischia di costarci molto caro.
Pesa e si sconta il mancato potenziamento della medicina preventiva. In questo momento ci sono centinaia di persone che dopo essere entrate in contatto con un positivo, sperano di essere ricontattati dalla propria Asl, in attesa di un tampone che non verrà mai fatto. Alcuni, non ancora raggiunti di disposizioni che ne limitano la libertà di movimento, stanno in giro con la speranza di trovare un modo per farlo. Questo non è un livello di monitoraggio accettabile. Così come nel caso delle scuole; nessun test o esame che scatta in caso di famigliari positivi dell’alunno/a in attesa di tampone, se senza sintomi. Avete chiuso pronto soccorsi e servizi di prima emergenza come a Spoleto ed avete chiuso tutte la attività programmate, visite ed interventi chirurgici negli ospedali di alta e media specialità, trasformando gli stessi in case di cura per Covid, ma purtroppo il Covid non è l’unica patologia. In compenso avete mandato i nostri primari ad operare nella case di cura private, come a Perugia, mentre a Terni non si opera più perché non ci sono nemmeno quelle. Non avete accolto le nostre proposte, come quella di attrezzare l’ex milizia a Terni e la parte di Monteluce a Perugia utilizzabile allo scopo, cosi, oggi, i nostri ospedali avrebbero potuto svolgere la loro normale attività. State volutamente sabotando e distruggendo il sistema pubblico.
LISTE D’ATTESA. Non si prendono prenotazioni ai CUP per il 2021 e per il personale di Umbria Salute ci si limita a proroghe che scadranno a giugno senza un disegna chiaro. Rispetto ai Covid Hotel soltanto annunci. Pensare oggi di smantellare progressivamente la Sanità pubblica, per poter far fronte alle esigenze di ospedalizzazione dei Covid positivi, significa rassegnarci a pagare un prezzo molto alto anche di vite umane. Perché ci si ammala e si può morire anche per altre patologie specie se non trattate adeguatamente. La storia dell’ospedale da campo ci ha fatto perdere tempo prezioso. Non aver preso in considerazione la possibilità di creare nuovi posti in strutture già sostanzialmente predisposte come quella dell’ex milizia di Terni e di Monteluce è un’impuntatura che ci potrebbe costare molto cara. All’inizio della nuova ondata, siete già sopraffatti dalla necessità incombente di rivolgervi alla Sanità privata pur di poter far eseguire interventi programmati nei nostri ospedali. Di poter fare esami di controllo ai malati oncologici: senza parlare delle liste d’attesa, ormai infinite, che obbligano i nostri cittadini a rivolgersi necessariamente al privato anche per effettuare prestazioni elementari. Da mesi i Cup funzionano a singhiozzo ed ora viene disposta anche la sospensione delle prenotazioni a 30-180 giorni. Se la Giunta ha deciso di trasformare i nostri ospedali in gradi case di cura per affetti da Corona Virus e lasciare il resto al privato abbia almeno il coraggio di dirlo con nettezza ai cittadini umbri. Crediamo ancora possibile una netta inversione di rotta, e tornare ad investire sul nostro sistema sanitario regionale. Nel caso dal mancato potenziamento degli organici di personale ci sono responsabilità precise. Non aver bandito concorsi per medici, tecnici e infermieri ci mette adesso in una condizione di forte criticità. Peraltro, per alcuni profili non ci sono più figure professioni disponibili già collocate da tempo altrove.
LE PROPOSTE: assunzioni a tempo, a chiamata in base ai profili presentati, per soli titoli, come hanno fatto in Toscana, convenzioni con le associazioni socio-assistenziali per il potenziamento dei numeri verdi e dei triage e dei trasporti sanitari; monitoraggio costante all’interno delle RSA; integrazione tra tutte le Usca e le AFT in modo da garantire maggiore presenza degli infermieri per i servizi a domicilio, come avevamo chiesto di fare; netta separazione dei percorsi all’interno degli ospedali per consentire la normale attività oggi del tutto sospesa; attivazione di protocolli di telemedicina; linee guida per assistere i malati a casa, dotandoli di dispositivi, farmaci, saturimetri etc., per limitare i ricoveri; potenziamento dei dipartimenti di prevenzione utilizzando per i tracciamenti anche il personale dei cup; richiamare in servizio infermieri e medici in pensione, se disponibili, fino a 67/70 anni con un gettone orario di 30/40 euro a mò di rimborsi spese; inserire in assistenza gli specializzandi al secondo anno; aumentare subito tutti i posti letto previsti di terapia intensiva e sub intensiva spendendo i fondi non spesi e aggiungendo risorse regionali; coinvolgimento dei privati di tipo sussidiario e non competitivo con il servizio pubblico; definire percorsi e precisi e definiti per le malattie tempodipendenti senza filtri Covid per i malati cronici ed oncologici; chiusura scuole superiori con DAD al 100 per cento fino al 24 novembre; abbandono della gara dell’ospedale da campo destinando subito i fondi per attivare strutture come la ex milizia di Terni; riattivazione immediata a Spoleto dellle attività di pronto soccorso, prime emergenze e laboratorio analisi. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, ma lei, Presidente, smetta di cercare alibi riproducendo ad ogni pie’ spinto una polemica, ad uso solo del suo ‘logoro capitano’.