Tesei, primi giorni tra malumori e mal di pancia. Il Pd aspetta il congresso
PERUGIA – Fatta la giunta regionale, ora per la presidente Tesei inizia la vera sfida di governo della regione, attraverso quel cambiamento che anche dopo il voto 27 ottobre ha più volte rimarcato come elemento caratterizzante del suo mandato.
Se in molti sottolineano il decisionismo dimostrato nella formazione dell’esecutivo di Palazzo Donini, in realtà non tutto sembra andare nella direzione più volte annunciata in queste settimane di campagna elettorale.
Se è vero che gli assessori scelti godono della sua fiducia, più che di quella dei partiti della coalizione, è altrettanto vero che su alcuni di essi sembrano emergere più ombre che luci. Almeno sulla opportunità di alcune presenze, che non convincono affatto non solo l’opposizione ma anche molti della sua maggioranza.
Per adesso il malessere sembra viaggiare sotto traccia, nessuno vuole apparire come il guastafeste della svolta politica umbra ma sicuramente i mal di pancia sono tanti e nemmeno troppo silenziosi. Nei corridoi di Palazzo Cesaroni c’è chi scommette sull’irrequietezza di mister preferenze Valerio Mancini, escluso da ogni incarico che conta, sulla delusione dell’altro leghista ternano Daniele Carissimi (per lui si parla della presidenza della seconda commissione) e sul malumore della perugina Paola Fioroni, entrata più volte nel totoassessori (per lei si profila la non esaltante vicepresidenza del consiglio).
Non è un mistero l’irritazione di Fratelli d’Italia, costretto a digerire un assessore non organico al partito come Michele Fioroni, con il rischio di non avere di fatto una vera rappresentanza nella giunta regionale. Quanto a Forza Italia, se Fiammetta Modena esulta per la vicepresidenza di Roberto Morroni, c’è chi assicura che lo stesso sentimento non sia proprio di Raffaele Nevi, che non è un mistero puntasse sulla sindaca di Amelia Laura Pernazza. Su Forza Italia umbra si concentra anche la delusione dei vertici nazionali per lo scarso risultato delle urne. La stessa scelta di alcuni assessori non convince molti leader del centrodestra, a cominciare da quella del veneto Luca Coletto, geometra di professione, incollato alla sanità da diversi anni di impegno politico. Una scelta, questa, al di la delle letture che vengono date, voluta personalmente da Matteo Salvini e subita senza resistenza dalla presidente Tesei. Sulla sanità in molti in Umbria temono uno spostamento di attenzione e di risorse sul privato, penalizzando così la tenuta del sistema pubblico.
C’è chi intravede un possibile conflitto di interesse per Michele Fioroni e chi non comprende il ritorno di Enrico Melasecche a Palazzo Donini dopo la sua precedente esperienza a Palazzo Cesaroni, vista anche la sua non più tenera età.
Insomma, le scelte della presidente Tesei non sembrerebbero favorire quel ricambio generazionale di classe dirigente che invece gli umbri avevano sperato.
L’unica cosa certa di queste ore sembra essere l’elezione di Marco Squarta a presidente del consiglio regionale, scelta che compenserebbe un po’ l’esclusione dall’esecutivo di Fratelli d’Italia.
Sul versante del centrosinistra, dopo il brutto risultato elettorale, il candidato Vincenzo Bianconi rifiuta di fare il portavoce della coalizione che lo ha sostenuto (in tempi normali sarebbe stata la cosa più naturale), lascia il Pd e fa gruppo a sè con Andrea Fora, candidato alla presidenza della Regione per qualche settimana e parcheggiato in panchina proprio per Bianconi. Anzi, c’è chi sussurra di un Bianconi molto arrabbiato con il Pd, che gli avrebbe sbarrato la strada per la vicepresidenza di Palazzo Cesaroni. Vicepresidenza in quota minoranza che il Pd vuole per sé, con il capogruppo Bori e il commissario Verini decisi a consegnarla alla seconda degli eletti, la lacustre Simona Meloni. Cosa che non piacerebbe molto ai due uscenti e rieletti per il Pd, Donatella Porzi e Fabio Paparelli.
Per il M5S ci sarebbe la presidenza della Commissione di Controllo e Garanzia che spetta alle forze di opposizione, in questo caso strada spianata per il ternano Thomas De Luca.
Il tutto si concretizzerà appena dopo il primo consiglio regionale, previsto per il 2 e 3 dicembre, quando la presidente Tesei presenterà le linee programmatiche che caratterizzano il suo mandato di governatrice.
La politica umbra avrà poi altri appuntamenti destinati a condizionare le stesse dinamiche di palazzo Cesaroni, ad iniziare dal Partito democratico umbro che si avvierà verso il congresso regionale dopo i drammatici giorni del commissariamento Verini. In casa democratica c’è tanto malumore per le modalità con le quali è stato gestito questo periodo di transizione e per le scelte del commissario, che hanno frantumato il partito. Da mesi sono spariti dai radar del Pd figure pesanti come i sindaci Cristian Betti e Francesco De Rebotti. La stessa rappresentanza parlamentare, già ridotta ai minimi termini dopo il voto del 4 marzo scorso, si è dimezzata con l’uscita verso Italia Viva dei senatori Grimani e Ginetti, con la Ascani che non ha risparmiato bordate pesanti a Verini e con gruppi dirigenti già pronti con le valigie in mano.
Dentro Forza Italia le tensioni dei mesi scorsi si sono accentuate con Roma, a cominciare da Antonio Tajani, sempre più insoddisfatta della classe dirigente umbra.
Sarà il tempo a confermare questi primi campanelli di allarme che dai due schieramenti sembrerebbero arrivare.