Al Parco del Monte Peglia riconoscimento Unesco, i sindaci: “Aprire una nuova pagina”
SAN VENANZO-PARRANO – “Con il riconoscimento dell’Unesco si apre una nuova fase che vedrà l’avvio di una governance del progetto con le istituzioni protagoniste in prima persona in stretto rapporto con tutto il mondo associativo del territorio”. A dirlo sono i sindaci di San Venanzo, Marsilio Marinelli, e Parrano, Valentino Filippetti, a proposito del riconoscimento Unesco del Parco del Monte Peglia come Riserva Mondiale della Biosfera.
Marinelli e Filippetti, insieme all’assessore comunale di Orvieto, Andrea Vincenti, erano presenti alla presentazione del 16 agosto scorso al Parco dei Sette Frati, unitamente a Michelangelo Parolin e Luca Blasi responsabili della manifestazione Wao festival giunta alla quarta edizione e che ha vistro quest’anno partecipare rappresentanti di 68 paesi del mondo.
Durante la presentazione è stato sottolineato l’eccezionale patrimonio del Monte Peglia nel cui comprensorio si osservano attualmente quarantaquattro specie di mammiferi selvatici: insettivori, chirotteri, lagomorfi, roditori, carnivori e artiodattili e tra essi il riccio, il toporagno, la nottola, scoiattoli, il moscardino, l’istrice, il lupo, la martora, il tasso, il gatto selvatico, cervi, daini, caprioli. Moltissime anche le specie di uccelli nidificanti e tra essi il germano reale, l’airone venerino, fagiani, lo sparviero o Accipiter nisus, la poiana, il falco pellegrino, il cavaliere d’Italia, la tortora, dal collare, il cuculo, il barbagianni, l’assiolo, la civetta, l’allocco, il martin pescatore, l’upupa, il picchio verde e il picchio rosso, allodole, il balestruccio, la cutrettola, la ballerina gialla e la ballerina bianca, lo scricciolo, il pettirosso, l’usignolo, il codirosso spazzacamino e il codirosso comune, il saltimpalo e il passero solitario così caro al grande poeta italiano Giacomo Leopardi.
Vi sono inoltre trentaquattro specie nidificanti di interesse conservazionistico e tredici sono le specie di interesse comunitario e tra esse la moretta tabaccaia classificata come prioritaria. Ricchissima è la flora calcolabile in oltre mille specie molte delle quali rarissime come l’ipocisto rosso (Cytinus Ruber) e l’ipocisto giallo (Cytinus Hipocistis), e qui si trova il gatto selvatico, la martora, il falco pellegrino, il gufo reale la salamandrina pezzata e la salamandrina dagli occhiali, il cavedano etrusco ed il gambero di fiume ormai scomparsi.
Nel bosco dell’Elmo Melonta, zona “Core” si trovano leccete termofile, querceti a prevalenza di coverella cerrete e mesofile boschi ripariali e boschi misti con prevalenza di specie come olmi aceri frassini robinia. Qui si trovano i giacimenti preistorici del Monte Peglia vecchio di settecento mila anni uno dei più antichi conosciuti d’Italia, e qui vi sono i vulcani spenti di San Venanzo, che è nato sul crinale di
uno di essi, e qui si osserva l’associazione di rocce rarissime, che si osservano solo a Quing Ling in Cina, Bunyaruguru, Katwe Kykorongo in Uganda e Mata de Corda in Brasile.