Assisi, il Serafico presenta a Malta il secondo livello d’indagine sull’efficacia della musicoterapia
ASSISI – Il nuovo Centro di Ricerca InVita dell’Istituto Serafico di Assisi, coordinato dal Direttore Sanitario Sandro Elisei, ha presentato oggi alla conferenza internazionale di Malta “Psychiatry and the Arts: The nature of the Human Person and the role of Aesthetics in Maintaining Mental Health” i risultati preliminari della seconda fase di indagine relativi allo studio sugli effetti della musica nella epilessia farmacoresistente in soggetti con disabilità intellettiva grave. Si tratta di un’indagine che ha utilizzato l’Elettroencefalogramma allo scopo di individuare eventuali fattori predittivi sull’efficacia terapeutica dell’ascolto musicale.
La storia ci insegna che fin dalle origini dell’umanità la musica ha rivestito un ruolo molto importante e già nella Preistoria l’uomo si serviva dei suoni per comunicare con i propri simili e con la natura. Anche gli antichi Greci utilizzavano il suono nella prevenzione e nella cura di malattie fisiche e mentali. Per esempio Platone, ne La Repubblica, affermava che alcune melodie fossero in grado di stimolare differenti stati d’animo: alcune erano ritenute rilassanti, mentre altre erano adatte a suscitare il lamento. Secondo Aristotele, invece, la musica assolveva una funzione catartica, permettendo così all’animo di purificarsi dagli istinti e dai sentimenti negativi.
Ma è negli ultimi 20 anni che la ricerca in riabilitazione ha raggiunto i risultati più rilevanti: l’utilizzo della musica in diversi disturbi del sistema nervoso e nell’autismo ha dato il via, infatti, all’uso della musicoterapia nelle patologie neurologiche (Neurologic Music Therapy), le cui applicazioni in campo clinico e terapeutico hanno consentito di sopperire in parte alla mancata efficacia dei trattamenti farmacologici in pazienti affetti da epilessia farmacoresistente. In relazione a questa patologia, i risultati più significativi sono stati ottenuti ascoltando la musica di Mozart[1]. Si parla infatti di “Effetto Mozart”, intendendo un cambiamento dell’attività neurofisiologica ed un incremento delle performance cognitive associate all’ascolto della musica del celebre compositore e una prima segnalazione degli effetti positivi sui pazienti epilettici risale al 1998[2]. Le caratteristiche peculiari che renderebbero la musica mozartiana capace di esercitare tali influenze sul cervello sarebbero quelle di una periodicità a lungo termine (20-60 secondi) e della costante ripetizione di sequenze variate[3].
«Che la musica abbia un impatto potente sul sistema nervoso è noto ormai da tempo e si è aggiudicata un ruolo indiscusso nella terapia delle patologie neuropsichiatriche. Come ha dimostrato, infatti, lo studio osservazionale sull’efficacia della musicoterapia nel trattamento dell’epilessia farmacoresistente in soggetti con disabilità intellettiva grave, che abbiamo presentato lo scorso anno alla “6th Cambridge International Conference on Mental Health 2017”, l’ascolto della sonata K448 in re maggiore per due pianoforti di Mozart ridurrebbe di circa il 21% la frequenza delle crisi epilettiche e, nel 10% dei casi, si è assistito alla loro scomparsa» – dichiara Sandro Elisei, Direttore Sanitario dell’Istituto Serafico di Assisi e coordinatore del Centro di ricerca InVita.
Nonostante vengano continuamente introdotti nella pratica clinica nuovi farmaci antiepilettici (AED), la terapia farmacologica risulta ancora inefficace per un gran numero di soggetti (epilessia farmacoresistente), con percentuali che vanno dal 6 al 69%[4]. Recenti studi hanno inoltre dimostrato che l’epilessia, in particolare quella farmacoresistente, si manifesta con una frequenza più elevata nei soggetti con disabilità intellettiva[5].
«L’epilessia è una malattia neurologica caratterizzata dall’insorgenza di manifestazioni cliniche anomale (le cosiddette crisi). Quando i neuroni, per qualche ragione, diventano ‘iperattivi’, scaricano impulsi elettrici in modo eccessivo e ciò può provocare una crisi epilettica che rappresenta una modalità di risposta anomala in senso eccitatorio di alcune aree cerebrali o di tutto il cervello, per una disfunzione su base sconosciuta o per lesioni di diverso tipo. È una malattia che può essere curata nella maggior parte dei casi con farmaci specifici; esistono tuttavia forme particolari che non rispondono alla classica terapia farmacologica» – spiega il DS Elisei.
L’epilessia è una malattia molto diffusa, colpisce 6 milioni di persone in Europa e circa 65 milioni nel mondo, tanto che è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come malattia ‘sociale’[6]. In Italia ne sono affette circa 500mila persone, con più di 30.000 nuovi casi accertati ogni anno, il cui picco si registra nell’infanzia. I sintomi più conosciuti di questa patologia sono le cosiddette crisi epilettiche, che dipendono da un’alterazione della funzionalità dei neuroni.
«Lo studio che stiamo portando avanti nel Centro di ricerca InVita ha l’obiettivo di individuare eventuali fattori predittivi sull’efficacia terapeutica dell’ascolto musicale in pazienti affetti da epilessia farmacoresistente e disabilità intellettiva di grado grave/profondo. Attraverso l’analisi dell’elettroencefalogramma (EEG) che è stata condotta confrontando lo spettro medio in frequenza prima, durante e dopo l’ascolto della musica di Mozart, abbiamo cercato di capire se fosse possibile prevedere chi, dei pazienti presi in esame come campione di riferimento, rispondesse meglio, peggio o non rispondesse affatto alla terapia. Sebbene nessuno dei soggetti esaminati abbia mostrato un peggioramento della condizione clinica, un’efficacia significativa (riduzione superiore al 50%) si è verificata soltanto nella metà del campione. L’altra metà, composta dai soggetti non responders, come condizione di base appare caratterizzata, dal punto di vista clinico, dalla maggiore gravità e più alta frequenza delle crisi epilettiche» – prosegue il DS Elisei.
Per i ricercatori del Serafico l’EEG sembra un utile indice predittivo dell’efficacia del trattamento: dopo l’ascolto musicale solo nei soggetti responders, infatti, si è potuta osservare la tendenza a ripristinare il ritmo alfa in sostituzione dei ritmi lenti associati alla patologia. L’indagine suggerisce che i soggetti sensibili all’effetto Mozart possano essere identificati utilizzando l’esame EEG; in prospettiva è previsto anche l’utilizzo della Risonanza Magnetica.
“L’ascolto della musica si conferma un’opzione terapeutica di cui chi soffre di epilessia farmacoresistente può usufruire, perché è un potente agente di neuroplasticità capace di modificare le connessioni tra reti neuronali e ripristinare la corretta funzionalità” – conclude il Prof. Elisei.
Lo studio è stato realizzato dal team di specialisti del Centro di ricerca InVita del Serafico, composto da: Chiara Bedetti, Patrizia D’Alessandro, Massimo Piccirilli, Moreno Marchiafava, Antonella Baglioni, Domenico Frondizi e coordinato dal Direttore Sanitario Sandro Elisei.
Il team di “InVita” è composto da tanti professionisti che si occupano di differenti specialità, ma che sono accomunati da un unico obiettivo: migliorare le capacità diagnostiche, i percorsi riabilitativi, le prestazioni, ma soprattutto individuare strumenti che possano condurre la persona con disabilità a raggiungere il miglior livello di vita possibile non solo sul piano fisico, ma anche emozionale e relazionale.