Città di Castello in prima linea per la parità di genere

“Parità di genere: il diritto di una donna di essere libera”, questo il titolo di un convegno organizzato nei giorni scorsi a Città di Castello dalla cooperativa ‘La Rondine’, che come ricordato dal Presidente Luciano Veschi ‘è stata la prima azienda cooperativa in Umbria ad essere certificata sulla parità di genere; un’associazione, la nostra, dove la percentuale di operatività femminile è pari all’82%. Un dato che ci ha permesso di ottenere questo importante riconoscimento. Facciamo azioni a sostegno della donna perché vogliamo valorizzare questa figura importante per la nostra cooperativa e per tutto il tessuto sociale del nostro territorio”

Esprime preoccupazione la sociologa dell’Università degli Studi di Perugia, Prof.ssa Silvia Fornari, presente all’evento che spiega come “uno dei problemi principali è l’applicazione delle leggi esistenti sulla parità di genere. Altro fatto su cui riflettere è la condizione economica femminile: le donne ancora oggi lavorano ancora poco, in maniera non continuativa e con guadagni inferiori a quelli degli uomini. Questo determina problemi al momento della pensione”

L’avvocato e Presidente AMI Umbria Nada Lucaccioni chiarisce come “per quanto riguarda la parità siamo ancora all’inizio: c’è tanto da fare, lavorare, sensibilizzare. Eventi di questo tipo sono importanti: permettono di stare in mezzo alla gente e portare un messaggio che deve essere sempre incisivo e profondo in modo tale da entrare nelle coscienze di ciascuno di noi. Donne che rispetto agli uomini per quanto riguarda il mondo del lavoro partono sempre un po’ svantaggiate. Donne che lavorano ma che non sempre hanno un’indipendenza. Si può e si deve migliorare partendo dal dialogo, dalla complicità, dalla possibilità di comprendersi e di comprendere i problemi degli altri”.

Ad intervenire è stata anche la criminologa e Presidente dell’Associazione Nazionale ‘La scuola di Atene’ Gabriella Marano che sottolinea come sia basilare “parlare di questo fenomeno perché è un fenomeno che fa paura. A questo proposito vorrei ricordare le 3 P della convenzione di Istanbul: protezione, punizione, prevenzione. Parlare significa prevenire. Un gesto molto importante perché quando vediamo qualcosa che è già successo significa che siamo arrivati tardi; quando la macchina della giustizia si è messa in moto siamo arrivati tardi. Dobbiamo lavorare sulla prevenzione, ne dobbiamo parlare e farlo con le parole giuste. C’è una grande ipocrisia di stato perché quando muore una donna e quando emergono problematiche che hanno a che fare con la violenza economica, assistita, fisica, sessuale e psicologica si fanno avanti tutti poi però quando c’è da mettere soldi e risorse non troviamo nessuno. Questo vuole essere anche un appello a chi ci amministra: questa è un’emergenza per cui ci devono aiutare, devono mettere risorse e metterci la faccia”.

Tra i presenti anche il consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma e Responsabile formazione AMI – Lazio, avv. Cristiana Arditi di Castelvetere

“Da questo convegno può venire fuori un messaggio e un auspicio: quello di trattare l’argomento non più pregiudizialmente contro ma insieme alla rete, alle associazioni di categoria, alle professioni perché donna contro uomo non va più bene.
Per quanto riguarda il discorso economico, di occupazione entra in gioco anche un fattore fisiologico: dobbiamo infatti ricordare che gli incarichi familiari di una donna sono sicuramente più pesanti di quelli di un uomo e questo anche per un’organizzazione familiare che comunque vede la donna intenzionata a voler fare tutto. E’ chiaro che questo va a discapito della carriera, almeno nelle libere professioni. Noi donne abbiamo tante risorse che possiamo mettere in campo”.

A portare i saluti il sindaco di Città di Castello Luca Secondi.