Perugia, Emanuela Mori: trovare altra collocazione per antenna 5g

“Ritengo opportuno trovare una collocazione alternativa, pur nello stesso territorio di San Martino in Colle, per l’antenna 5G che si intende installare, alta ben 34 metri, più di un palazzo di 11 piani. Un altro luogo, che può ancora essere individuato, e comunque in zona meno ‘critica’ rispetto a quella attualmente indicata da Inwit”. Questa la posizione di Emanuela Mori, consigliere del Comune di Perugia. “Quell’antenna – prosegue Mori –  non può essere messa all’interno di un centro abitato. San Martino in Colle è un borgo con 3500 abitanti, situato su una storica collina che guarda da un lato Assisi, dall’altro Perugia. A marzo 2024 è stata presentata una richiesta al Comune di Perugia di autorizzazione per la costruzione di un’infrastruttura per telecomunicazioni in località S.Martino in Colle, strada Strada Pila – San Martino in Colle, delle società Inwit S.p.A., Tim S.p.A e Vodafone Italia S.p.A. In particolare, nelle zone di pregio paesaggistico, storico e turistico, l’installazione di antenne telefoniche altera profondamente l’aspetto estetico dell’area circostante, creando un impatto visivo molto negativo per i proprietari, i residenti, i turisti, nonché un grave problema di svalutazione del patrimonio immobiliare e diretto e/o indotto per le tante attività commerciali presenti”. “E tutto ciò – ha proseguito Mori – senza tener conto delle paure delle persone per i potenziali rischi per la salute associati alle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne anche in virtù dei nuovi limiti accettati dalla Comunità Europea. Queste antenne si ritrovano ‘dentro’ il Paese, vicino alle scuole, alle case e finiscono con il deturpare le prospettive paesaggistiche e in molti casi storiche che hanno reso l’Umbria così particolare anche nell’immaginario del turista che vede l’Umbria come il ‘cuore verde di Italia’”.

“Bisognerebbe sempre ricordare – ha concluso Emanuela Mori – che ‘l’attività svolta dalle compagnie di telefonia è certamente un’attività di interesse pubblico, ma non può qualificarsi servizio pubblico’ in quanto come sostenuto anche una recente pronuncia del Tribunale di Venezia ‘tutto il regime di accesso alle telecomunicazioni ha carattere privatistico: i consumatori pagano, infatti, a società con scopo di lucro, tariffe non calmierate, ma soggette alla concorrenza di mercato’”.