Perugina, l’azienda conferma gli esuberi. La Regione chiede un tavolo nazionale. L’azienda: “Faremo di San Sisto un polo di eccellenza”
PERUGIA – Un confronto nazionale con la Nestlè sulla Perugina sarà chiesto al Governo da Regione Umbria e Comune di Perugia, “non sulla vertenza ma per ragionare tutti insieme, istituzioni, azienda e sindacati, su un accordo che non sia solo di efficientamento lavoratori-fabbrica ma possa mettere in campo strumenti d’investimento per ricerca e sviluppo, nuove politiche industriali e dia una prospettiva di nuova occupazione”. Lo ha detto la presidente umbra Catiuscia Marini al termine del Tavolo in Regione. “Così che – ha aggiunto – quelli che oggi sono esuberi si traducano in una nuova possibilità di lavoro”.
Il vertice locale era stato convocato dalla stessa presidente con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori e delegati dell’azienda. Presente il sindaco di Perugia Andrea Romizi.
Al termine della riunione Marini ha ricordato gli investimenti produttivi, di efficientamento dell’azienda, tecnologici e commerciali “sul marchio Perugina e in particolare sui Baci” operati dalla Nestlè, “che non possiamo che apprezzare e sostenere”. “Si tratta – ha aggiunto – di un grande gruppo industriale e di una grande multinazionale con capacità strategiche, industriali e d’investimento. Quindi ci aspettiamo che gestisca questo anno prospettandoci delle proposte di carattere industriale che ci possano interessare”.
La presidente umbra si è quindi soffermata sugli “strumenti che possono essere integrativi alla capacità industriale”.
“Siamo disponibili a ragionare – ha detto – su un grande parco tematico che dia valore al museo e al turismo se questo è un progetto industriale e non uno strumentino sostitutivo degli ammortizzatori sociali. Il parco può essere una grande proposta se ha un carattere industriale e se è integrativa alla fabbrica di San Sisto e non sostitutiva alla sua capacità produttiva”.
Disponibile al confronto nazionale si è detta l’azienda, ricordando che tra un anno finirà la cassa integrazione che “ha permesso di coprire le ore di lavoro non svolte”. “Affronteremo il Tavolo anche al ministero – è stato detto – con l’obiettivo di fare della Perugia una fabbrica efficiente, competitiva e che possa svilupparsi nel futuro ma anche ricercare tutte le soluzioni possibili per gestire le persone perché alla fine della cassa integrazione ci possano essere soluzioni professionali per tutti”.
Per la Perugina è in atto un piano industriale “da 60 milioni di euro, che procede secondo tempi e termini presentati un anno fa a istituzioni e parti sociali” senza “alcun ridimensionamento”. Lo ha sottolineato la Nestlè al termine del Tavolo istituzionale in Regione nel quale “ha respinto fermamente le accuse di non rispettare gli accordi”. Al termine della riunione il Gruppo ha evidenziato che i primi risultati dell’export di Baci Perugina registrano “una crescita di oltre il 40%” e si è in presenza di un “allargamento del mercato italiano”. “Una Perugina che – ha sottolineato la Nestlè – continuerà a confermarsi secondo player del mercato del cioccolato in Italia per numero di occupati e San Sisto come lo stabilimento con il maggior numero di addetti nel Paese”.
Nell’incontro con Regione, Comune e sindacati, la multinazionale ha confermato la scelta di fare di San Sisto il “polo di eccellenza” nella produzione dei Baci Perugina e del cioccolato Perugina, per l’Italia e per l’estero. Ha quindi smentito quanti “hanno parlato di disinvestimenti, ridimensionamenti e passi indietro dell’azienda”.
Nestlè ha poi spiegato che il mercato del consumo di cioccolato è attraversato da “profonde trasformazioni” e per questo, al fine di sviluppare il marchio Perugina e rendere competitivo lo stabilimento, il piano industriale concordato lo scorso anno prevede investimenti per lo sviluppo commerciale e l’ammodernamento degli impianti produttivi, nonché un “dettagliato piano sociale che si propone di conseguire il necessario riequilibrio degli organici entro il termine della cassa integrazione, attraverso la ricollocazione professionale interna al Gruppo o presso altre aziende del territorio, l’incentivo all’esodo e il prepensionamento”. “La situazione di squilibrio occupazionale derivante dal divario tra le ore lavoro disponibili e quelle necessarie (denunciata dall’azienda alle rappresentanze sindacali già dal 2014) è stata tamponata – si sostiene nella nota -, in questi anni, dal ricorso agli ammortizzatori sociali”. “Intendiamo perseguire per tempo – ha sottolineato ancora la Nestlè – il necessario riequilibrio occupazionale, nel pieno rispetto delle intese sottoscritte, evitando che questo squilibrio determini, tra un anno, una situazione di esubero irreversibile. La riteniamo una nostra precisa responsabilità nei confronti delle persone alle quali non sarà possibile assicurare la continuità occupazionale presso l’unità di Perugia, per proporre ed incentivare l’adesione a nuove soluzioni occupazionali”.
Contrari agli esuberi i sindacati. “Ferma opposizione” ai 340 esuberi dichiarati da Nestlé e la volontà di spostare la discussione su un livello più alto, coinvolgendo anche il governo nazionale è la posizione dei sindacati nel confronto con Regione, Comune e Nestlè, che si è tenuto in Regione.
Per le organizzazioni dei lavoratori la multinazionale “ha sostanzialmente confermato” la volontà i posti di lavoro. Le segreterie nazionali e territoriali di Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil, oltre ai rappresentanti confederali e alla Rsu di San Sisto, hanno ribadito la propria “totale contrarietà” ed ha chiesto alle istituzioni di “alzare ulteriormente il livello del confronto, interessando il governo, non solo attraverso il Mise, ma anche con i ministeri del Welfare e dei Trasporti, per ricondurre la vertenza Perugina in un contesto adeguato, ovvero nell’ambito di un ragionamento sulle prospettive di Nestlé in Italia e sul ruolo di Perugia nello scacchiere europeo”.
L’obiettivo di Flai, Fai e Uila, insieme alla Rsu – si legge in una loro nota -, è dunque di portare la multinazionale “fuori da una discussione incentrata solo su costi e tagli, che resta ‘inaccettabile’ non solo per i sindacati, ma anche per le istituzioni locali”. “Difendere il lavoro – hanno detto i rappresentanti sindacali – significa dunque implementare in primo luogo il piano industriale, così come immaginato nell’accordo del 2015, che aveva proprio l’obiettivo di superare le criticità strutturali dell’azienda, a partire dalla forte stagionalità delle produzioni”. Per fare questo però, hanno osservato i sindacati, “serve più tempo e servono strumenti aggiuntivi anche in termini di welfare”.
I sindacati hanno insistito molto sullo sviluppo della confiserie e la cialda per i gelati. “Da questi settori dovevano arrivare risposte anche in termini di contro-stagionalità – hanno detto – quindi chiediamo che Nestlé faccia davvero quello che un anno fa aveva dichiarato con grande enfasi”.