Sindacati e imprese artigiane, firmato un accordo per la crescita
PERUGIA – Creare le condizioni per favorire la crescita delle imprese e dell’occupazione, aumentare la capacità competitiva delle imprese artigiane, redistribuire la produttività anche tra i lavoratori e rafforzare l’Ebrau, l’ente bilaterale dell’artigianato umbro.
Questi gli obiettivi che hanno portato, dopo una lunga trattativa, alla firma dell’accordo contrattuale di secondo livello tra le associazioni delle imprese artigiane e i sindacati dei lavoratori. Un’intesa che semplifica le norme nazionali sul lavoro sul fronte datoriale, introducendo al contempo clausole di salvaguardia e premi di risultato per i lavoratori dipendenti.
Alla presentazione alla stampa erano presenti i presidenti di CNA (Renato Cesca) e Confartigianato (Mauro Franceschini), i segretari confederali umbri della Cgil (Vincenzo Sgalla), Cisl (Ulderico Sbarra) e Uil (Claudio Bendini) ed i rappresentanti di Casartigiani e Clai.
Per tutti i firmatari “il comparto artigiano ha dimostrato capacità di rispondere in modo originale alle sfide della crisi che, seppure ha portato a una riduzione del numero complessivo delle imprese, è riuscito, come dimostrano i dati, ad incrementare il numero dei dipendenti, puntando su settori a maggior valore aggiunto e crescendo dimensionalmente”.
“È un accordo che riapre le relazioni sindacali nell’artigianato e valorizza il ruolo dei soggetti sociali – hanno affermato i segretari di Cgil, Cisl e Uil -. Ad uscirne rafforzato è anche il ruolo dell’Ebrauche, lo ricordiamo, nel 2017 ha erogato oltre 400mila euro di prestazioni a favore dei dipendenti delle imprese artigiane iscritte”.
I presidenti delle associazioni datoriali hanno ribadito “il ruolo del comparto artigiano, che ha sempre rappresentato uno dei punti di forza dell’economia regionale e nella crisi ha dimostrato di saper resistere e riposizionarsi in un mercato in continua evoluzione”.
La firma dell’accordo, cui faranno seguito nei prossimi mesi contratti specifici per ogni singolo settore (dalla meccanica al tessile, dall’arredo casa ai servizi etc…), apre per le imprese artigiane umbre la possibilità di accedere al credito d’imposta del 40% previsto, all’interno del pacchetto nazionale Impresa 4.0, per le attività di formazione professionale di dipendenti.
Nel merito l’intesa consentirà maggiori margini di manovra in fatto di assunzioni con contratti a termine, in somministrazione e di apprendistato, introducendo però una clausola di salvaguardia (non prevista nella normativa nazionale) che fissa per questi forme contrattuali, nel caso si faccia ricorso ai provvedimenti contenuti nell’accordo, un tetto massimo dell’80% rispetto agli assunti a tempo indeterminato, eliminando quindi abusi derivanti da un utilizzo distorto delle norme. Un altro punto di forza dell’accordo sottoscritto è quello relativo all’opzione welfare per erogare ai dipendenti i premi di risultato: una misura che per le imprese si traduce in minori costi e per i lavoratori in un incremento di reddito netto disponibile. Attenzione anche al tema del lavoro femminile e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Grazie all’accordo verranno inoltre incrementate le prestazioni dell’ente bilaterale e rafforzati i percorsi formativi a favore dei lavoratori e degli imprenditori dell’artigianato.
“Oggi – hanno concluso i firmatari – c’è bisogno più che mai di nuove misure di politica industriale che diano risposte alle criticità del nostro sistema economico regionale, confermate anche dal rapporto presentato da Bankitalia nei giorni scorsi, a cominciare da un sostegno per l’accesso al credito da parte delle piccole imprese, da facilitazioni alle forme di aggregazione per le imprese dell’edilizia martoriate dalla crisi, anche per facilitarne la partecipazione alle gare per gli appalti pubblici visto che a breve partirà la ricostruzione post-sisma, fino a un contrasto vero alla povertà delle famiglie”.
Prossimo appuntamento: un confronto tra i firmatari dell’accordo per avanzare proposte su un altro dei maggiori drammi di questi anni: la disoccupazione giovanile.