Sovraffollamento carceri, al via a Perugia il progetto per 30 detenuti in una struttura ricettiva
Perugia – Una risposta al problema del sovraffollamento delle carceri, specie in questo tempo di emergenza da Coronavirus. Si chiama “Io riesco” ed è il progetto, applicato presso i quattro Istituti di pena umbri, con cui si dà modo a 30 reclusi di scontare gli ultimi 18 mesi di detenzione in una struttura ricettiva di Perugia.
Promosso dalla Regione Umbria attraverso uno specifico finanziamento di 140 mila euro da parte di Cassa delle Ammende, e gestito da “Frontiera Lavoro”, il progetto ha l’obiettivo di dare una risposta, certo non risolutiva, ma concreta e, nel contempo, di grande valore simbolico, al problema del sovraffollamento in questa stagione di emergenza sanitaria.
“L’intervento – dichiara il coordinatore Luca Verdolini – è rivolto a quei detenuti che possono scontare gli ultimi 18 mesi di detenzione all’esterno del carcere, ma sono sprovvisti di un domicilio. I beneficiari indicati dal Magistrato di Sorveglianza sconteranno il residuo di pena presso la struttura individuata e saranno sottoposti alle misure di tutela previste dagli Uffici per l’esecuzione penale esterna del Ministero della Giustizia. Continueranno, dunque, a essere a tutti gli effetti dei detenuti, soggetti a restrizioni della loro libertà personale e ai controlli di polizia”.
I trenta carcerati coinvolti nel progetto saranno impegnati in laboratori esperienziali della durata di 150 ore relativi alla figure professionali di addetto alla cucina, addetto alla manutenzione del verde, addetto ai servizi di pulizia e addetto ai servizi di segreteria al fine di favorire l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro e favorirne l’orientamento. Sono previste attività di auto mutuo aiuto con interventi relativi alla conoscenza della lingua italiana per i detenuti stranieri, un laboratorio sulle dipendenze al fine di avere l’opportunità di trovare conforto e supporto per il problemi connessi alla loro situazione attuale e un’attività finalizzata all’educazione alla legalità.
Ciascun destinatario sarà orientato circa le opportunità presenti sul territorio e ai servizi pubblici e del privato sociale che si occupano di protezione, lavoro, casa e accesso alle cure. “L’emergenza coronavirus – commenta Verdolini – sta facendo venire al pettine tanti nodi irrisolti. Tra questi, quello appunto del sovraffollamento del carcere che, a causa dell’epidemia in corso, potrebbe assumere caratteristiche tragiche. Con questa iniziativa si vuole dare un contributo, rafforzando ulteriormente l’impegno della Regione Umbria per garantire ai detenuti la possibilità di scontare la pena al di fuori dei penitenziari. Si tratta di una misura già prevista dal nostro ordinamento, tuttavia ancora troppo poco praticata nonostante la sua efficacia sulla riduzione della recidiva, vale a dire la probabilità che il detenuto commetta nuovamente il reato”.
Quale sia la situazione delle carceri al tempo dell’emergenza coronavirus, lo spiega Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà per le Regioni Lazio e Umbria. “Una questione molto seria sono le carceri, dove bisognerebbe provvedere alle vaccinazioni in via prioritaria, dichiara il garante, riflettendo sulle implicazioni umane e sociali dell’epidemia. Sono sospese le attività formative e la presenza dei volontari, questa situazione aumenta il senso di isolamento e di solitudine. È come se il carcere tornasse indietro, quando era un ‘corpo’ del tutto separato dalla società. Il cronico sovraffollamento degli istituti, l’emergenza sanitaria e l’isolamento dall’esterno imposto per prevenire i contagi, stanno creando grandi difficoltà e sofferenze ai detenuti come agli agenti di polizia Penitenziaria. Fra i detenuti cresce anche la preoccupazione per i familiari: da un lato, hanno difficoltà ad avere contatti con loro, dall’altro sono allarmati da quello che apprendono in televisione. Sarebbe opportuno avere provvedimenti per accelerare l’accesso alle misure alternative, anticipare le scarcerazioni quando ve ne sono le condizioni, limitare l’aumento della popolazione carceraria”.