Trasimeno, immessi oltre un milione fra tinche, carpe e lucci allevati a Sant’arcangelo
TRASIMENO – “Si sta concludendo in questi giorni la campagna produttiva del Centro ittiogenico del Trasimeno con l’immissione nelle acque del lago delle giovani tinche che vi sono state allevate. Una campagna che quest’anno ha visto la ‘semina’ di oltre un milione di esemplari fra tinche, carpe e lucci, le pregiate specie autoctone del nostro lago, a tutela della biodiversità e della naturalità lacustre e nello stesso tempo a sostegno dell’attività di pesca professionale e dello sviluppo locale”. È quanto rende noto l’assessore regionale Fernanda Cecchini che questa mattina, a Sant’Arcangelo di Magione, ha partecipato all’introduzione nelle acque del lago, in gergo definita “semina”, di circa centomila piccole tinche, di 5-6 centimetri di lunghezza.
Per la campagna produttiva e di ripopolamento 2018 “sono stati immessi nel Trasimeno, a più riprese, 35.000 esemplari giovani di luccio, 300.000 carpe e oltre 700.000 tinche allevate nell’impianto di pescicoltura ora gestito dalla Regione Umbria, dopo il passaggio dalla Provincia di tutte le funzioni che riguardano la pesca e la gestione della fauna ittica”.
Il Centro di Sant’Arcangelo di Magione “è specializzato – ricorda l’assessore – nella produzione di forme giovanili di luccio, tinca e carpa da ripopolamento ed è nato a sostegno della pesca professionale, anche per evitare l’immissione di specie ittiche di provenienza esterna, come accaduto in passato con l’introduzione di specie infestanti”.
La struttura “permette il ripopolamento controllato delle acque interne dell’Umbria, con oltre un milione di avannotti ogni anno, di altissima qualità e con ottimi risultati in termini di sopravvivenza. Per questo motivo – sottolinea l’assessore – riveste un ruolo fondamentale per la pesca professionale e sportiva, soprattutto in un momento in cui quella professionale, sul lago Trasimeno, dopo decenni di declino, sta conoscendo con l’attività della cooperativa ‘Pescatori del Trasimeno’ un periodo particolarmente dinamico e vivace, con l’ingresso nel settore di giovani addetti e la presentazione sul mercato, per la prima volta, di prodotti ittici trasformati veramente innovativi”.
“Grazie all’attività del Centro ittiogenico – ricorda ancora l’assessore Cecchini – è stato possibile salvaguardare da contaminazioni genetiche il luccio del Trasimeno, oggi riconosciuto, grazie anche a studi effettuati da ittiologi italiani, come una delle pochissime popolazioni pure esistenti di luccio italico che, come tale, necessita dove ancora esiste di tutela e reintroduzione nei corpi idrici dove è scomparso”.
“Anche la tinca, oggetto delle immissioni di questi giorni, specie pregiata autoctona del lago – prosegue -, necessita di sostegno, a causa del declino riscontrato negli ultimi venti anni e dovuto principalmente alla competizione con specie esotiche invasive come il carassio”.
Nell’allevamento ittico a Sant’Arcangelo di Magione “tutta la produzione avviene in condizioni quasi naturali, in vasche in terra che occupano 30.000 metri quadrati di superficie, riempite con acqua del lago, ma protette da gli innumerevoli predatori, grandi e piccoli, che in natura falcidiano i giovani pesci. L’alimentazione è basata su plancton naturale, piccoli crostacei d’acqua dolce chiamati Dafnie, allevati appositamente nel Centro”.
“Il nostro Centro ittiogenico – rileva l’assessore Cecchini – è una struttura di eccellenza non solo per l’attività di allevamento ittico. Da sempre infatti collabora con istituti universitari, per sperimentazioni, tirocini, tesi di laurea ed attività connesse all’acquacoltura ed allo studio della fauna ittica, con i pescatori di professione e con i pescatori sportivi. La struttura è oggetto di visite di da parte di scuole di ogni ordine e grado, grazie anche alla presenza di un piccolo centro visite ed alla collaborazione con l’Oasi “La Valle” di San Savino ed è diventato un importante punto di riferimento nazionale per la raccolta di tartarughe acquatiche esotiche, in collaborazione con l’Ufficio Cites dei Carabinieri Forestali”.
“Una attività – conclude – che ha notevolmente incrementato il consenso di cui gode la struttura, ora molto nota anche per questo servizio reso alla comunità, obbligatorio per tutte le Regioni, e che si aggiunge al costante lavoro svolto da oltre trenta anni per la salvaguardia di un patrimonio ittico e naturale che vogliamo conservare e rafforzare”.