Umbri insoddisfatti ma resilienti: ecco la fotografia dell’Umbria dall’Istat
PERUGIA – Secondo i dati Istat, elaborati dal settore Datajournalismo di Medicacom043, l’Umbria è la quarta regione peggiore d’Italia (e in alcuni dati la terza peggiore) per percentuale di famiglie che affermano di aver peggiorato la propria condizione economica rispetto al 2016. Oltre l’economia, il voto che gli umbri danno nel 2017 al livello di soddisfazione complessivo della propria vita è un po’ più basso della media nazionale assai più basso di quello che danno i cittadini del Centro. L’Umbria felix va quindi declinata al passato: fu. Ma ci sono interessanti segnali di resilienza dei cittadini umbri che gli economisti e i sociologi dovrebbero approfondire per contribuire a calibrare le politiche pubbliche.
Non solo, ma l’Umbria è la terza regione italiana per percentuale di famiglie che dichiarano di aver ‘molto peggiorato’ la propria situazione economica rispetto al 2016. In valori assoluti, nel 2017 sono 141mila le famiglie (36,4%, contro il 32,2% del dato nazionale e il 30,3% del Centro) umbre che dichiarano di aver peggiorato la propria condizione rispetto all’anno precedente e, di queste, 38mila (9,8%, contro il 6,8% della media nazionale e il 5,5% di quella del Centro) affermano di aver ‘molto peggiorato’ la propria condizione, mentre per 103mila nuclei è ‘un po’ peggiorata’.
Di converso, la percentuale di famiglie umbre che nel 2017 dichiarano di aver “molto, un po’ migliorato” la propria situazione rispetto al 2016 è decisamente inferiore alla media nazionale (5,5% contro 7,4%) e a quela del Centro (6,4%), con l’Umbria che in questa voce mostra il quinto peggior dato italiano.
In altre parole, nella regione per ogni famiglia che nel 2017 dichiara di aver “un po’ o molto migliorato” rispetto al 2016 ce ne sono quasi sette che affermano di aver “molto o un po’ peggiorato”. Nella media nazionale, invece, per ogni famiglia che segnala miglioramento ce ne sono 4,4 che denunciano peggioramento. Nel Centro il rapporto è di 1 a 4,7.
Se poi si fa il confronto tra le famiglie che segnalano miglioramento con quelle per cui la condizione economica è “molto peggiorata”, il rapporto in Umbria è di 1 a 2, terzo peggiore d’Italia. In Italia, invece, le famiglie che indicano miglioramento nel 2017 (7,4%) sono più di quelle che affermano di aver “molto peggiorato” (6,8%). Stessa cosa avviene nel Centro (6,4% contro 5,5%). L’Umbria fa quindi parte delle 8 regione italiane in cui le famiglie che indicano un grave peggioramento sono più di quelle che invece segnalano un miglioramento.
Inoltre, che la situazione in Umbria resti grave nonostante si proclami l’arrivo della ripresa economica, che evidentemente non ha la forza adeguata o si concentra su specifici segmenti sociali, lo dice anche un altro dato: il voto medio che gli umbri danno al livello di soddisfazione della propria vita nel suo complesso è solo 6,8, sesto peggior dato d’Italia.
Insomma, la situazione economica personale è percepita dalle famiglie in peggioramento e la soddisfazione verso la vita in generale è sotto la media. Un quadro non certo esaltante, che fa emergere insoddisfazione. L’unica luce è che, se si guarda l’aspetto economico, le famiglie umbre mostrano una certa resilienza.
È, in estrema sintesi, il quadro che emerge dalla rilevazione annuale dell’Istat, appena uscita, che anno per anno misura i livelli di soddisfazione delle famiglie e delle persone in ogni regione, per quanto riguarda la situazione economica e non solo. Dati che sono reperibili anche sul sito dell’Istituto nazionale di statistica.
IL RAPPORTO – Il rapporto dell’Istat, che si basa su un’indagine realizzata dall’Istituto nazionale di statistica su un ampio campione rappresentativo della popolazione italiana, riguarda la percezione che le famiglie e le persone hanno della propria condizione economica e della vita in generale. Come noto, la percezione è cosa diversa dalla situazione reale, nel senso che intervengono elementi psicologici, magari di attese di miglioramento frustrate o all’inverso di disastri attesi e per fortuna evitati, che non sempre sono in linea con la situazione reale. Per fare un esempio, può accadere che una famiglia mantenga lo stesso reddito ma psicologicamente si senta impoverita perché è sfumata l’assunzione di un figlio che veniva data per certa. Oppure, all’inverso, si senta arricchita, nonostante il reddito reale sia restato lo stesso, perché temeva di dover effettuare pagamenti che poi non ha dovuto effettuare.
Famiglie per valutazione della situazione economica nel 2017 rispetto al 2016
Nel 2017, secondo la rilevazione dell’Istat, il 36,4% delle famiglie umbre dichiara di aver “un po’ o molto peggiorato” la propria situazione economica rispetto al 2016. Si tratta del quarto valore più elevato d’Italia (vedere tabella 1). Peggio fanno solo Sicilia (43,8%), Calabria (39%) e Sardegna (39%). La media nazionale delle famiglie che affermano di aver visto peggiore la propria situazione economica è al 32,2%, nel Centro il 30,2%, mentre il minimo si tocca nel Nord-Ovest (29,1%).
Da notare, restando nell’area dei nuclei che denunciano un arretramento economico nell’ultimo anno, che in Umbria le famiglie che affermano di aver visto la propria condizione “molto peggiorata” sono il 9,8%, terzo peggior dato dopo queli di Sicilia (13%) e Calabria (9%). La media nazionale è 6,8%, quella del Centro 5,5%, nettamente più basse rispetto all’Umbria. Molto più bassi rispetto al dato dell’Umbria i dati di tutte le altre regioni del Centro relativamente alla percentuale di nuclei familiare che affermano di aver “molto peggiorato”: Marche 5,5%, Lazio 4,7%, Toscana 5,9%.
Quanto alle famiglie che invece dichiarano di aver “molto, un po’ migliorato” la propria situazione economica nel 2017 in Umbria sono il 5,5%, ben al di sotto della media italiana (7,4%) e di quella del Centro (6.4%). Il dato umbro in questo caso è il quinto peggiore d’Italia. Fanno peggio ancora una volta solo Sicilia (3,7%) e Calabria (4,3%), mentre Puglia e Basilicata (entrambe 5,4%) presentano un dato di pochissimo inferiore a quello dell’Umbria.
Infine, il 53,3% delle famiglie umbre, rispetto al 59,5% della media nazionale e al 62,5% del Centro, afferma che la propria condizione economica nel 2017 è rimasta invariata. Nel Centro i nuclei che segnalano stabilità della propria condizione economica sono il 61,5% nelle Marche, il 62,6% nel Lazio e il 64% in Toscana.
Si noti poi che, mettendo a confronto la percentuale di famiglie che dichiarano di aver “molto o un po’ migliorato” la propria situazione economica nel 2017 con quella dei nuclei che dichiarano di aver “un po’ o molto peggiorato” la propria condizione, la differenza in negativo che mostra l’Umbria è molto elevata rispetto alla media nazionale e in questo caso il risultato umbro è il quarto peggiore d’Italia. Posizione che diventa addirittura la terza peggiore se si mettono a confronto i nuclei familiari che hanno “molto o un po’ migliorato” con quelli che invece hanno “molto peggiorato”.
In Umbria, infatti, a fronte del 5,5% di risposte “molto o un po’ migliorata”, le risposte “un po’ o molto peggiorata” sono il 36,4%. Il saldo è quindi negativo di 30,9 punti percentuali. In altre parole, nella regione per ogni famiglia che dichiara di aver “un po’ o molto migliorato” ce ne sono quasi sette che affermano di aver “molto o un po’ peggiorato”. Nella media nazionale il saldo è invece negativo di 24,8 punti percentuali (7,4% contro 32,2%), per cui per ogni famiglia che segnala miglioramento ce ne sono 4,4 che invece denunciano peggioramento. Nel Centro il saldo è negativo di 23,9 punti (6,4% contro 30,3%), per cui per ogni famiglia che segnala miglioramento ce ne sono 4,7 che indicano invece un peggioramento.
Se, infine, si fa il confronto tra le famiglie che segnalano miglioramento con quelle per cui la condizione economica è “molto peggiorata” il saldo umbro è negativo di 4,3 punti (5,5% contro 9,8%), terzo peggiore d’Italia. In pratica, nella regione per ogni famiglia che segnala miglioramento ce ne sono quasi due (per la precisione 1,78) che indicano invece un grave peggioramento. In Italia, invece, le famiglie che indicano miglioramento nel 2017 (7,4%) sono più di quelle che affermano di aver “molto peggiorato” (6,8%). Stessa cosa avviene nel Centro (6,4% contro 5,5%). L’Umbria fa quindi parte delle 8 regione italiane in cui le famiglie che indicano un grave peggioramento sono più di quelle che invece segnalano un miglioramento.
In termini di valori assoluti (Tabella 1A) per quanto riguarda l’Umbria il quadro che emerge è questo: 21mila famiglia affermano che nel 2017 la propria situazione economica è “molto, un po’ migliorata” rispetto al 2016; 223mila dichiarano che è rimasta invariata, 141mila che è “un po’ o molto peggiorata” e, tra questi 141mila, 38mila affermano che è “molto peggiorata”.
Giudizio complessivo sulla soddisfazione per la propria vita, gli umbri danno un voto un po’ più basso della media italiana e nettamente più basso di quello che esprimono i cittadini del Centro. L’Umbria è la quarta regione italiana per cittadini meno soddisfatti della vita in generale
L’Istat rileva anche il livello di soddisfazione per la vita in generale (non, quindi, per il solo aspetto economico), in ogni regione, dei cittadini da 14 anni in su. A ogni cittadino dell’ampio campione rappresentativo della popolazione costruito dall’Istat viene chiesto di assegnare un voto da 0 a 10 al livello complessivo di soddisfazione della propria vita. Gli umbri, in media, esprimono un voto di 6,8, inferiore di poco al voto medio nazionale (6,9) ma decisamente più basso del livello di soddisfazione espresso dai cittadini del Centro (voto 7) e del Nord (7,1).
Le regioni che presentano i cittadini più soddisfatti sulla vita in generale sono il Trentino Alto Adige (voto 7,7), la Valle d’Aosta (7,2) e la Lombardia (7,2). Le regioni con i cittadini meno soddisfatti sono invece Campania (voto 6,4), Sicilia (6,5) e Molise (6,7).
In Umbria (Tabella 3) dà un giudizio insufficiente sulla propria vita, ossia esprime un voto da 0 a 5, il 17,6% dei cittadini over 14 (media italiana 16,4%, Centro 14,9%), mentre gli umbri che esprimono un voto da 6 a 7 sono il 44,1% (42,3% la media italiana, 44,7% quella del Centro) e quelli più soddisfatti, che danno un voto da 9 a 10, sono il 37,2%, contro il 39% del dato italiano e il 39,6% di quello del Centro.
Insomma, i dati dell’Istat sfatano il mito di Umbria come terra di elevata qualità della vita, almeno nella percezione dei cittadini. Con tutto quel che ne consegue in termini di politiche sociali da mettere in campo per affrontare una realtà ben diversa da quella raccontata nell’immaginario collettivo. Gli umbri, in sostanza, non sembrano particolarmente contenti della propria vita e comunque risultano meno contenti di quanto non avvenga nella media delle altre regioni italiane. L’Umbria felix ormai va declinata al passato remoto: fu.
Ma una certa resilienza c’è
Tornando al puro livello economico, nonostante da anni – non solo nel 2017 – le famiglie umbre segnalino in media un costante peggioramento delle proprie condizioni economiche, superiore a quanto non sia avvenuto a livello nazionale, mostrano una certa resilienza. Ossia, c’è un certo contrasto tra il peggioramento evidenziato dai dati precedenti e la valutazione che le persone residenti in Umbria danno del livello di soddisfazione della propria situazione economica.
Così, ad esempio, se la percentuale di famiglie che indicano un peggioramento della propria situazione economica come visto è superiore alla media nazionale e tra i primi posti tra le regioni italiane, la percentuale di umbri over 14 che si dicono ”poco o per niente” soddisfatti della propria situazione economica nel 2017 è inferiore alla media nazionale (47,8% contro 48,1%), anche se superiore al dato della media del Centro (45,5%). Tanto per dare un riferimento, nel Sud la percentuale di persone over 14 “poco o per niente” soddisfatte è del 57,7% e nelle Isole addirittura del 62,5%. Restando nell’area dell’insoddisfazione, gli umbri che si dichiarano “per niente soddisfatti” della propria situazione economica sono il 12,5%, meno della media nazionale (13,1%) anche se più di quella del Centro (11,5%).
Andando invece nell’area della soddisfazione, gli umbri che affermano di essere “abbastanza” soddisfatti della propria situazione economica sono il 47,5%, poco sopra la media nazionale (47%), anche se dietro il dato del Centro (50,4%). E gli umbri “molto soddisfatti” della propria situazione economica sono il 4,2%, più del 3,5% fatto segnare dalla media italiana anche se meno del 3,1% del Centro.
Insomma, nonostante dichiarino un persistente e consistente peggioramento della condizione economiche, gli umbri in generale non mostrano di percepire – in media – un’altrettanta inadeguatezza delle proprie risorse. In altre parole, visti i dati esposti sopra l’area dell’insoddisfazione sulla valutazione delle proprie risorse in Umbria dovrebbe essere più ampia rispetto a quella che viene rilevata. Emerge quindi una resilienza deli cittadini umbri su cui economisti e sociologi dovrebbero approfondire gli studi, le indagini e le analisi, per offrire a chi governa un quadro della situazione più puntuale, così da calibrare meglio le politiche. “Conoscere per deliberare”, affermava Einaudi. Parole che in Italia, e anche in Umbria, si tende troppo spesso a dimenticare, affidandosi alla ‘nasometria” (importante, ma non sufficiente) più che alla scienza. E la ‘nasometria” spesso riserva brutte sorprese, come l’inefficacia di alcune terapie fondate sua una diagnosi sbagliata perché non studiata.
Chiudendo, ecco i valori assoluti degli umbri over 14 per livello di soddisfazione delle proprie risorse economiche: “molto soddisfatti” 33mila; “abbastanza soddisfatti” 370mila; “poco soddisfatti” 275mila; “per niente soddisfatti” 97mila. L’area della soddisfazione “molto più abbastanza” raccoglie quindi 403mila persone, più delle 372mila che raccoglie invece l’area dell’insoddisfazione.