Usl Umbria 1, riconoscimento per capacità di ascolto pazienti
I primi risultati dell’indagine dell’Agenzia Nazionale dei Servizi Sanitari sul grado di umanizzazione degli ospedali, fanno emergere l’impegno della Usl Umbria 1 nell’ascolto dei bisogni dei pazienti, dall’accoglienza alla sicurezza delle cure. Gli ospedali di Città di Castello, Gubbio-Gualdo Tadino, Media Valle del Tevere e Umbertide che hanno partecipato all’indagine nel corso del 2017, hanno ottenuto punteggi molto elevati e tendenzialmente superiori alla media regionale. In particolare, gli ospedali di Città di Castello e di Gubbio/Gualdo Tadino hanno ottenuto il punteggio massimo nella valutazione della sicurezza delle cure che indaga sulla presenza di procedure e misure organizzative validate dalla letteratura.
“Sono risultati molto importanti per una azienda complessa come la Usl Umbria 1, che organizza i servizi sanitari per una popolazione di oltre 500 mila abitanti – afferma il direttore generale Andrea Casciari. Voglio ringraziare tutti gli operatori che si impegnano quotidianamente per mantenere alta la sicurezza e la qualità dell’assistenza, mostrando grande professionalità anche sugli aspetti relazionali che consentono alla persona malata, con le sue fragilità, di sentirsi al centro del sistema delle cure”.
“Nel 2018 il servizio Qualità e Comunicazione aziendale – informa la dr. Manuela Pioppo – ha organizzato la formazione anche per tutti i gli operatori dei servizi territoriali sul miglioramento dell’ascolto e della relazione con il cittadino. La prossima indagine sul grado dell’umanizzazione riguarderà quindi i servizi territoriali in cui si auspica di ottenere gli stessi buoni risultati” .
Perché come afferma Luca Coletto, Presidente di AGENAS, “L’umanizzazione è tra i farmaci più efficaci di cui disponiamo” e un sistema sanitario è innovativo ed efficace soltanto se, oltre alle innovazioni tecnologiche e terapeutiche, sa accogliere adeguatamente le persone in un periodo di fragilità della loro vita, se non smarrisce la capacità di ascoltare i bisogni che provengono dai pazienti.
Nel dettaglio, l’indagine si basa sull’osservazioni diretta e l’acquisizione di documentazione riguardante la presenza o meno di determinate procedure o servizi all’interno degli ospedali. Ad occuparsene sono équipe composte da personale di direzione medica, degli URP e da rappresentanti di associazioni: un modo per condividere progetto e finalità direttamente con i cittadini.
Quattro le aree principali d’indagine: 1. processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona; 2. accessibilità fisica, vivibilità e comfort; 3. accesso e informazioni, semplificazione e trasparenza; 4. cura della relazione col paziente/cittadino. Capitoli a loro volta declinati in sotto-aree e criteri in modo da scandagliare in profondità il rapporto, sino a questa campagna semi-inesplorato, tra ospedale e paziente. Temi sensibili come il rispetto della privacy o il supporto psicologico, o legati alla fruizione, ad esempio l’eliminazione delle barriere architettoniche, la segnaletica, il comfort alberghiero e dei servizi comuni. Ma il metro per valutare un ospedale è dato anche da degenze ”a misura di bambino”, da sale d’attesa accoglienti, dall’accesso alle informazioni, dalla formazione del personale e dalla cura della relazione con le persone malate. In sostanza, un lungo elenco di impegni presi con il cittadino per far sì che, ogni volta che entra in un ospedale, si senta un po’ più a casa propria. La controprova, del resto, arriverà a fine rilevazione, quando le équipe dovranno stilare il piano di miglioramento: fatta la diagnosi, arriverà anche la “cura”.