Leopoldo Di Girolamo, presidente della Provincia di Terni
Leopoldo Di Girolamo, sindaco di Terni e da un anno è presidente della Provincia. Che esperienza è? Solo gatte da pelare?
Un’esperienza decisamente impegnativa ma anche gratificante se si considerano predecessori come Fabio Fiorelli, il carissimo e compianto amico Alberto Provantini, solo per citarne alcuni. Uomini dotati di alto senso della politica che, con intelligenza e passione, hanno contribuito ad aumentare il prestigio istituzionale dell’ente e, soprattutto, a rendere sempre più stretto e sentito il rapporto con la cittadinanza.
Per i cittadini strade e scuole sono i settori che rappresentano più di altri la Provincia ma sono in difficoltà per mancanza di risorse. Come fare per continuare a garantire i livelli minimi ai cittadini?
Mentre il taglio finanziario da parte dello Stato è stato immediato, la Provincia è costretta ancora a gestire materie ormai di competenza degli altri enti, facendosi carico dei servizi con un bilancio ormai dimezzato. Sono a rischio servizi fondamentali quali viabilità, edilizia scolastica, centri per l’impiego, per i quali le Province stanno esaurendo le proprie risorse. Nonostante la buona volontà, in queste condizioni non si possono più garantire né la manutenzione ordinaria né quella straordinaria. Anche l’inizio dell’anno scolastico è fortemente a rischio in seguito al taglio delle risorse per la manutenzione nell’edilizia scolastica, la stipula della convenzione per il riscaldamento, le spese per le utenze, tra cui quelle telefoniche. Ancora. Nonostante formazione, impiego, lavoro non figurino più tra le funzioni provinciali, in questa prolungata fase di transizione ci stiamo facendo carico di garantire la continuità di questi servizi. In assenza di risorse non sarà, però, più possibile tirare molto a lungo questa situazione. Stiamo letteralmente facendo i salti mortali.
Cosa pensa della riforma delle Province?
Il piano normativo nazionale appare contraddittorio con diversi aspetti critici. Sono evidenti problemi strutturali e indubbie difficoltà. La legge Del Rio aveva un impianto largamente condivisibile, semplificando i livelli istituzionali e dando vita ad un Ente di area vasta con funzioni definite ed esclusive che coadiuvasse i Comuni nel governo del territorio. Successivamente però questo percoso è stato reso pressoché impossibile dalle disposizioni inserite nella legge di stabilità 2015 e nel decreto Enti Locali, che hanno contraddetto quegli indirizzi e, con un taglio di risorse finanziarie immediato e, spropositato hanno di fatto reso ingovernabile l’Ente.
L’attuazione sta andando bene o ci sono delle problematiche aperte, anche per quanto riguarda Terni?
L’Umbria è stata una delle poche Regioni (solo quattro) che con tempestività e con una forte cooperazione, ha emanato la legge di riassetto e riordino delle deleghe a suo tempo trasferite alle Province. Ora il percorso si dovrebbe concludere a breve con il trasferimento del personale addetto, ma resta l’incognita sulla possibilità delle Province umbre di poter redigere il bilancio di previsione 2015 e quindi di poter portare avanti il processo di riforma.
Quanti sono i dipendenti da ricollocare?
Secondo la norma di legge si deve ricollocare o dichiarare in esubero il 50% dei dipendenti in forza alla data di pubblicazione della legge Del Rio. Per Terni corrisponde a 171 lavoratori.
Le province corrono il rischio della marginalizzazione rispetto alle città metropolitane? C’è un modo per ovviare a ciò?
In effetti in questi primi mesi di nuovo ordinamento, anche per responsabilità di ANCI, c’è stata maggiore attenzione, da parte del governo, sulle città metropolitane. Ora, con la nuova Presidenza di UPI si sta cercando di riequilibrare il rapporto.
E’ possibile fare il sindaco di una città capoluogo e presiedere una Provincia? Come si riesce a conciliare tutto? Non si rischia di tralasciare qualcosa?
Credo che quando il sistema nuovo sarà a regime sarà compatibile con questo nuovo ruolo assegnato a sindaci e consiglieri comunali. Al momento attuale con le esigenze operative e politiche uguali a prima, è impossibile assicurare tempestività e funzionalità dell’ente, condizionati anche dalle profonde incertezze su questa fase di transizione.