Perugia, Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura al Jazz Club, ultima data 2016
PERUGIA – Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, insieme in concerto. Il programma del Jazz Club Perugia non poteva chiudere in modo migliore, con una serata molto raffinata: il racconto dell’avventura musicale di Paolo e Daniele (nella foto di Roberto Cifarelli), della tromba, del flicorno e del bandoneon. L’appuntamento è fissato per le 21,15 di giovedì 7 aprile sul palco dell’Auditorium Giò Jazz Area, in via Ruggero d’Andreotto a Perugia.
Strumenti legati alla poesia del lirismo musicale mediterraneo. Due musicisti, Fresu, di Berchidda e Di Bonaventura di Fermo. Della Gallura sarda il primo e dell’entroterra Marchigiano il secondo.
Un unico filo conduttore, un dialogo in musica, nel segno degli strumenti ad aria e di una liricità dagli aromi malinconici del Bel Paese. Un concerto di grande effetto che vive di poesia, intimismo e di quelle piccole cose capaci di raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo. Chi non vorrà perdersi il concerto si aspetti una sorta di estrazione poetica del magico interplay di quel progetto madre – “Mistico Mediterraneo” – e che caratterizza ormai da tempo i loro sempre più frequenti incontri ormai divenuti una sorta di cult nella musica jazz.
Il nuovo disco di Paolo Fresu in duo con Daniele Di Bonaventura, si intitola “In maggiore”. È la continuazione, sempre per la prestigiosa etichetta ECM (distribuzione Ducale), di un incontro, appunto, avvenuto nel 2010 e culminato in Mistico Mediterraneo, di cui era coprotagonista l’ensemble vocale còrso A Filetta. In maggiore è un disco emozionante, che prende per mano e conduce in mille territori diversi, su cui accende piccole luci significative per farli gustare agli ascoltatori con un’ottica inedita, con un sapore leggero, soffice e incisivo.
Un duo “molto arioso”, lo ha definito Paolo Fresu: “Fra tutti quelli in cui sono e sono stato impegnato, probabilmente è quello più scarno, quello più attento alla sottrazione, con un suono molto particolare e il bandonenon che non viene usato alla maniera del tango, seppure rimanga legato alla musica sudamericana”. Un duo molto profondo, forse quello più particolare, più esclusivo, per quanto tutti quelli vissuti dal trombettista sardo, lo siano in una qualche misura.
Si passa da brani originali alla musica liturgica, dalla canzone politica a “Non ti scordar di me”, da un tema da “La Bohème” di Puccini alle ninne nanne, dalle improvvisazioni pure, ai grandi cantautori sudamericani, al brasiliano Chico Buarque, al cileno Victor Jara o all’uruguaiano Jaime Roos. Etichettare Fresu e Di Bonaventura è sempre riduttivo, musica etnica, classica ed elettronica. Fresu e Di Bonaventura sono, da sempre, attratti dalle contaminazioni. “Contagi” sonori sempre, però, all’insegna della classe e dell’eleganza stilistica. Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura si ritrovano al Giò Jazz Area ancora nella dimensione più ristretta del duo. Un duo intimo, ma insieme un progetto che arriva alla gente, perché l’intimità è insita nel suono.
L’attenzione è, quindi, tutta sui colori generati dal soffio che scorre nei pistoni degli strumenti (tromba e flicorno) di Fresu e fa vibrare le ance del bandoneon di Bonaventura. In questo senso va la rinuncia del trombettista all’uso dei suoi fedeli effetti elettronici, che vengono invece usati, spesso, nelle esibizioni dal vivo del duo. Significativi sono, anche, i passaggi in cui sono i suoni del metallo percosso da Fresu o quello dei tasti premuti a vuoto da di Bonaventura a fare da accompagnamento ritmico. Si tratta, oseremmo dire, di segni sonori ispirati alla miglior tradizione di quello che potrebbe essere definito “l’umanesimo strumentale del jazz”. In cui la presenza di rumori “parassiti” restituisce la fisicità del rapporto con gli strumenti musicali. Il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano cercano e ritrovano, dunque, la poesia dei piccoli suoni e di un gesto musicale non magniloquente, ma proprio per questo ancora più espressivo e significativo.
Tutto ciò in un’epoca di crescente rumore e pressione acustica. Il racconto concertistico si dipanerà, senza soluzione di continuità, attraverso composizioni originali, improvvisazioni e melodie che fanno parte della memoria musicale di ciascuno di noi. Grande tecnica sì, ma soprattutto valore all’approccio emotivo. Fresu dice: “Se si sta bene assieme si può suonare bene con o senza tecnica”.
Marcello Migliosi