Francesco Mignani, candidato a sindaco di Assisi
ASSISI – Francesco Mignani dallo scorso settembre si è ‘ufficialmente’ proposto come sindaco di Assisi.
Da dove nasce la scelta della sua candidatura?
«Ho fatto questa scelta per due motivi: uno personale e uno politico. Mi spiego meglio: questa scelta è maturata dal convincimento che –a seguito della mia esperienza amministrativa come assessore- avrei potuto fare di più, dare di più a questa città. L’altra motivazione è politica, cioè, parte dalla volontà di rinnovare completamente il modo di fare politica. Dai tavoli di lavoro che stiamo portando avanti e gli incontri sul territorio stanno emergendo idee e proposte. Parto, quindi, dal coinvolgimento vero, sincero dei giovani e della cittadinanza. Persone impegnate in diversi ambiti ma non politici navigati. Assisi deve ripartire dalla trasparenza e dalla competenza. Ho voluto iniziare con dei fatti concreti e non con le solite parole vuote».
Immagino lei si presenti come leader di una lista civica. Come la mette con i partiti politici? Con quali forze pensa di poter avere ‘assonanze programmatiche’ e con quali, invece, pensa di essere incompatibile?
«Mi sono ufficialmente candidato a settembre, oltre tre mesi fa. La mia scelta non è stata una scelta dettata da calcoli o convenienze sulla base di un quadro elettorale già chiaro. Punto alle idee, non ai simboli. Molto spesso i partiti sono quanto di più lontano c’è dalla gente: se a livello nazionale sono lontani, nella realtà locale spessissimo prevalgono i personalismi. Pertanto io proseguo il confronto con tutti, parlo con tutti coloro i quali vogliano cercare dei punti d’intesa sulla base di un programma amministrativo. Posso dire con certezza che rifiuteremo gli estremismi poiché con questi non ci sarebbero appunto delle “assonanze programmatiche” di base. Le posso dire che fino ad ora le liste civiche a mio sostegno sono due».
Per molti anni il centrodestra ad Assisi è stato un blocco granitico. (Alle ultime amministrative l’area di centro-destra raccolse un risultato intorno al 70%). Oggi questo gruppo unitario sembra dilaniato al proprio interno. Lei, che ha condiviso parte della sua esperienza amministrativa con alcuni di loro, come interpreta quanto sta accadendo?
«Quella alla quale assistiamo oggi è una confusione dovuta al fatto che non si è voluto un successore. La frammentazione attuale ha più padri ma è il frutto di una scelta precisa. Il sindaco decaduto non ha lasciato una situazione fertile per poter continuare in maniera coerente e stabile l’attività amministrativa. Ora ciascuno è arroccato sulle proprie posizioni -e su questo vorrei che i cittadini facessero attenzione- se tra qualche mese li ritroveremo “a braccetto” non è certo per gli interessi della città, bensì quelli della mera opportunità di avere una poltrona di qualsiasi fattezza. Avendo intuito certe dinamiche prima di tutti e da tempo, ho fatto una scelta autonoma per costruire un progetto per la città e per i suoi cittadini, non per me».
Di cosa ha bisogno “urgentemente” Assisi. Qual è per lei la priorità? Con cosa, invece, secondo lei Assisi ha chiuso per sempre?
«La città ha bisogno di un Progetto Assisi in cui i diversi settori, religioso e laico, devono essere sinergici, non separati. Assisi ha bisogno di ripartire, con la massima trasparenza e con scelte lungimiranti. Dobbiamo attrarre risorse importanti, mi riferisco sia a capitali privati sia a fondi comunitari. Parallelamente va fatta una seria revisione della spesa perché gli sprechi, non solo non sono ammissibili, ma di questi tempi non sono più sostenibili. Il prossimo primo cittadino dovrà avere sempre in mente una parola precisa: valorizzazione delle persone e del territorio. Assisi deve chiudere per sempre con i personalismi, la città di Francesco è stata, è e dovrà tornare ad essere la città per gli altri».
* Questa è la prima di una serie di interviste dedicata ai protagonisti della campagna elettorale per le prossime amministrative