Dis…corsivo. Attenti ai sedani

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Il senese Marco Pierini è il nuovo direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. È l’unico, fra i venti nominati in tutt’Italia dal Ministero per i Beni culturali, a vantare il doppio titolo di storico dell’arte e di filosofo che, portato da un quarantanovenne, sulla carta è, per Perugia, premessa e promessa di lacune colmabili, di vuoti storici riempibili di scienza.
L’Ateneo del capoluogo, si sa, dopo Cornelio Fabro e Antonio Pieretti, non ha avuto più uno studio filosofico distinguibile per ricerca e per seguito. Pierini, perciò, potrebbe dare alcuni consigli anche in questa direzione, unire ai progressi espositivi e gestionali della Galleria la ripresa di un percorso là dove esso manca, nella filosofia, cioè, e nell’ermeneutica, nell’epistemologia e nell’estetica.
Per il momento, però, è bene tenersi con i piedi per terra, fare i conti con l’ambito proprio del mandato affidato a Pierini dal ministro.
E questi conti riportano a una carriera contrassegnata da un enorme attivismo del nuovo direttore nel proporre e realizzare eventi espositivi di arte contemporanea dentro musei in cui si conservano manufatti di provenienza più antica.
Tanto a Siena quanto a Modena – ultima sede di Pierini – per sua iniziativa sono state realizzate mostre di una certa radicalizzazione del rapporto tra antico e contemporaneo che il suo promotore accredita di grandi numeri e di notevole incentivo sul piano della mondializzazione dei musei operanti nei capoluoghi di provincia.
Niente di meglio per Perugia, che non sa più da tempo – per lo meno dal grande evento di Pietro Vannucci – come rendere funzionale al gusto contemporaneo la visita della sua Galleria Nazionale. La città ci sta riuscendo alla grande sul piano della musica, con Umbria Jazz, sul terreno del divertimento, con Eurochocolate, ma in ambito espositivo la proposta langue, è resa difficile da un tradizionalismo estetico che nemmeno l’avventura di Burri è stata capace di scalfire. Perugia è pur sempre la patria di Gerardo Dottori e Burri, mondialmente appetibile, è perifericamente tifernate.
Pierini avrà dunque molto da fare, anche senza contribuire a rianimare lo studio filosofico perugino, per far digerire al contesto espositivo umbro le sue scelte radicali, continue, martellanti, progressive. Avrà molti seguaci fra gli artisti transfughi del Cerp della Provincia di Perugia; ci sono in Umbria alcuni critici che hanno fatto dell’arte contemporanea il loro regno, anche in periferia, tra Foligno e Spoleto, e con essi potrà a lungo dialogare; nelle imponenti Sale della Galleria, di recente, qualche tentativo di ciò che egli vuole è stato sperimentato e sicuramente ne terrà adeguato conto.
E così la scelta ministeriale sembra voler agevolare l’Umbria, nell’arte, ponendosi in continuità con le tendenze dominanti, per lo meno, in campo musicale, campo nel quale si sta profilando oltretutto la rivoluzione del Turreno come casa della musica contemporanea, altro terreno molto appetito dal nuovo direttore.
Piaccia o non piaccia, a questo bisogna abituarsi col tassello che il Mibact ha messo al suo posto nei piani alti di Palazzo dei Priori. Con l’avvertenza, a proposito dell’amministrazione comunale, che Pierini ha chiuso la sua collaborazione con Modena, a Natale dell’anno scorso, a causa di scelte espositive del Comune che l’hanno trovato in profondo disaccordo.
“Dopo quattro anni e mezzo” ha scritto “si conclude, in anticipo sui tempi, la mia avventura alla Galleria civica di Modena. La repentina e imprevista risoluzione assunta dal Comune di destinare la Palazzina dei Giardini, da più di trent’anni spazio espositivo della Galleria civica, a sede del Villaggio del Gusto dal maggio all’ottobre del 2015, ha fatto maturare in me questa dolorosa decisione”.
L’arte contemporanea, la sua promozione, hanno di questi acuti inconciliabili con la morbidezza della cultura alimentare del culatello e dell’aceto balsamico e il direttore Pierini, come vediamo, ci tiene moltissimo a non confondere, nella produzione artistica, l’inserzione di complementi enogastronomici con la presenza di altre matericità culturali degne del ruolo.
Lo dico nell’interesse di quegli artisti contemporanei che, in Umbria, hanno accolto benevolmente, nelle loro opere, sedani e cipolle. E lo ribadisco nell’interesse dei Priori di ogni città umbra, che comunque un loro rapporto con Pierini dovranno instaurarlo. Stando alla semplice cronaca appena riportata, il rischio di doversi trovare a fare i conti con un altro mega direttore intransigente, investito direttamente da Roma, è molto concreto.

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