Dis…corsivo. Cento giorni

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Ha fatto bene Claudio Ricci a ricordarci che sono passati cento giorni dall’inizio della legislatura regionale. Nessuno, infatti, stava aspettando la fatidica data, ma il problema è che, pur avendocelo ricordato l’angelico ex sindaco di Assisi, non ci sembra, nemmeno adesso, che sia scaduto il tempo del distacco dai blocchi di partenza.

Se i cento giorni sono passati – come denuncia Ricci – senza slanci, forse la responsabilità è di tutto il sistema dei partiti, nessuno escluso, perché non si può aspettare la scadenza del centesimo giorno per levarsi in piedi e reclamare contro l’anomia legislativa umbra. Meglio ammettere che ognuno ha fatto la sua parte e che il confronto deve ancora cominciare. Una verità così elementare è tratta dalle cose: la maggioranza vende le buone pratiche dei suoi incontri con i territori e della consueta partecipazione che preparerebbe le leggi; l’opposizione ha trovato un garbo tutto inglese, ha depositato pacchetti di mozioni cominciando la tradizionale conta della sua operatività; gli scontenti di maggioranza e opposizione mordono il freno in attesa di un imprecisabile numero di giorni da far passare. Né il Movimento cinque stelle né i rappresentanti della Lega hanno alzato la voce più di tanto e tracciano, forse, il tratto più sorprendente del “che cosa non ti aspetti” da forze politiche che a livello nazionale stanno invece andando all’arrembaggio del governo Renzi.

È bene ammetterlo: i “cento giorni” senza slancio denunciati da Claudio Ricci riguardano tutte le forze politiche, ognuna delle quali risente della “maturazione” degli equilibri interni che, casa per casa, si stanno costruendo a Roma.

Questo, semmai, io avrei detto e ammesso: che dall’Umbria non c’è un moto d’orgoglio “locale” verso i vertici nazionali di partiti e movimenti. Si aspettano indicazioni da Roma più di quante se ne potrebbero dare: l’input democratico umbro non fa nulla per eguagliare almeno l’output, altrettanto democratico, nazionale, non suggerisce, non stimola, non inventa, non dibatte.

E, alla fine, certo ancora non legifera. Ma l’attività legislativa è responsabilità comune di maggioranza e minoranza, non può essere contestata dalla seconda alla prima se neppure la seconda, politicamente e istituzionalmente, dimostra uno slancio di “autonomia” rispetto ai vertici nazionali ai quali fa capo.

L’alternativa sarebbe – ma questo Claudio Ricci non lo ha detto – una chiamata a raccolta trasversale di tutte le forze presenti in Consiglio regionale per affermare un’ipotesi di linea di sviluppo della Regione del tutto sganciata, fin dove è possibile, dalla rigida adesione ai dettati che vengono dalle rispettive case di appartenenza.

Si potrebbe approfittare del marasma che un po’ in tutti i partiti c’è a Roma per prendere le distanze dalle alchimie più invereconde dei vertici, per prendere coraggio, per prendere la parola, per prendere slancio, appunto.

Se i “cento giorni” sono stati persi, invece, è chiaro che lo sono stati per tutti e a causa di tutti, senza colpe particolari di nessuno. La conta delle mozioni presentate non torna a vantaggio di nessuno, se a fronte di cento eventuali mozioni, una per giorno, non si è prodotta un’emozione, almeno una sola emozione, in tanti giorni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.