DIS…CORSIVO: IL CIELO DELLA RICERCA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / E così anche i ricercatori hanno avuto la loro corsa, hanno cercato di mettere le ali a quel loro mondo apparentemente tanto lontano dalla vita di tutti i giorni in cui li pensiamo immersi. È accaduto nella notte di venerdì 26 settembre, a Perugia, durante la “Notte Europea dei Ricercatori”: una gara podistica vera e propria, sette chilometri di autentico agonismo dedicati a chi, di solito, se ne sta chiuso nei laboratori a inventare ciò che la vita di tutti i giorni attende con ansia e che difficilmente arriva fino all’uomo della strada. Quell’uomo che corre in mutande per le strade di Perugia, sotto un cielo stellato: perché, di tutte le mirabilia che abbiamo visto in ogni angolo del capoluogo, a lui non arriva nessuna conseguenza pratica di tanto impegno nella fisica, nella geologia, nella chimica, nella biologia?

Si possono inventare tante maniere per comunicare al meglio la non astrattezza del lavoro dei ricercatori. Resta il fatto che, il giorno dopo, spenti i riflettori sulla “Notte dei Ricercatori”, s'avvera quella notte davvero buia e paradossale durante la quale ognuno di noi, pezzo dopo pezzo, scopre quanto manchino le applicazioni pratiche della ricerca viste la sera prima nei laboratori portati lungo la via da giovani e meno giovani ricercatori così spontanei e, a dispetto di ogni presunto accademismo, ilari e disincantati.

Pensiamo a quanti contesti sono stati toccati: “la chimica degli esseri viventi come ispirazione per una nuova chimica verde”; “il mondo della medicina raccontato da chi lo vive quotidianamente”; “la genetica esplorata da un medico e da un giurista”; perfino “la matematica che aiuta la conservazione del patrimonio storico-culturale”. Perché, dopo la bella vetrina, non si mantiene in piedi un osservatorio permanente in grado di darci qualche altro appuntamento senza farci aspettare ancora un altro anno, un nuovo festival, una nuova corsa notturna sull'acropoli di Perugia? O forse, per seguire l'andamento della ricerca, dobbiamo andare noi nei Dipartimenti dell'Università, non da studenti, ma da profani interessati a ciò che ne è della chimica verde, della matematica per i beni culturali in rovina, della medicina e della genetica prima che ci ammaliamo e dobbiamo ricorrere ad altri Dipartimenti ben più dolorosi per la nostra salute?

La ricerca è più presente, come bisogno, nella vita quotidiana di quanto sia assente, spesso, nei finanziamenti ministeriali. Qualcuno, attraverso facebook, ha voluto commentare: “Sì, bello, ma c'è poco da stare allegri, purtroppo...” e ha riportato un articolo in cui si azzarda che “la spending review dovrebbe colpire pesantemente pure i settori università e ricerca dove la sforbiciata potrebbe aggirarsi sui 400 milioni”.

Anche la politica, si sa, è una grande ricercatrice: di consensi popolari da un lato e di opportunità per il sistema che amministra dall'altro. Anche la politica fa i suoi festival, le sue corse notturne, talora consistenti in interminabili maratone oratorie nelle feste di partito. Anche la politica appare spesso sulle piazze e poi, per un anno, sparisce, salvo a ripresentarsi spesso nei talk show e durante le cerimonie di partecipazione alle scelte. Anche la politica restringe i propri costi, si dà da fare per comunicare alla gente risparmi fatti sulla pelle della rappresentanza democraticamente eleggibile. Se, perciò, ci mettiamo su questo piano, la partita diventa abbastanza difficile per i sostenitori della necessità dell'intangibilità dei fondi per la ricerca universitaria. Si potrebbe sempre obiettare, la politica potrebbe sempre obiettare, che alcuni settori della ricerca, al di là della loro eclatanza in occasione delle Feste della scienza, possono essere tagliati perché non essenziali per lo sviluppo di un migliore vissuto sociale. E, su questo, si aspettano ovviamente le controdeduzioni dei ricercatori universitari di Perugia, L'Aquila e Ancona che, insieme, lo scorso 26 settembre hanno celebrato in Italia la “Notte Europea dei Ricercatori”. Se, adesso, non si fa davvero questo tipo di lavoro, tutta la Festa della Ricerca potrebbe avere perso subito dei punti, a meno di non fare valere doppi – e per me anche tripli – quelli guadagnati all'osservatorio astronomico di via Bonfigli osservando la Luna, i pianeti e le altre stelle.

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