Dis…corsivo. Il vaporetto del signor marchese
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / “Mi unisco di tutto il cuore alle nobilissime parole dette dal nostro illustre Presidente sul compianto nostro collega il senatore Guglielmi. Modesto, quanto generoso, egli fu il vero benefattore ed amico degli umili. Ben lo sa l’Isola Maggiore del lago Trasimeno, dove egli soleva passare alcuni mesi dell’anno, e dove, coadiuvato dalla sua gentile e caritatevolissima famiglia, seppe quelle popolazioni che miseramente vivevano della sola pesca, elevare a lavoro proficuo, procurando a tutti modesti guadagni”.
Queste parole sono prese dalla commemorazione che il Senato fece, il 24 gennaio 1911, del marchese Giacinto Guglielmi, morto a Roma il 4 gennaio dello stesso anno.
La scomparsa, ad appena 64 anni, del senatore Guglielmi interrompeva un legame tra il nobile di Civitavecchia e gli abitanti del Lago Trasimeno che non solo incideva sul presente di quella popolazione, ma avrebbe creato un solco, per il futuro, tra il capitale illuminato e il progresso delle comunità locali che ancora oggi si riflette negativamente sull’economia del Lago e, in particolare, di Isola Maggiore.
Molte realtà locali umbre soffrono della rottura di questo più o meno antico equilibrio novecentesco: Villa Fidelia e Decio Costanzi, Nocera Umbra e Felice Bisleri, l’Isola Polvese e Giannino Citterio sono, sicuramente, gli esempi più clamorosi di un decollo del nostro patrimonio ambientale e artistico sul quale hanno messo le mani industriali e professionisti di grande ingegno, riuscendo a far fare passi avanti ai loro beni, ma dovendo poi retrocedere per tutta una serie di motivi che qui sarebbe lungo e fuorviante elencare.
Rimane il dato di un’imprenditoria, di una nobiltà, di un professionismo nazionali che o l’Umbria, compresa la mano pubblica, non ha saputo coltivare o si sono esauriti perché le mutate condizioni economiche nazionali, o le vicende ereditarie, hanno posto un freno all’attenzione politica verso la regione, lungo, ovviamente, tutto il Novecento.
Il Castello di Isola Maggiore, della cui sorte tanto si parla, è forse il caso più doloroso di quelli appena ricordati. Il suo degrado non ha uguali, il pericolo del suo sfacelo e del materiale sgretolamento della sua architettura è vistoso e molto preoccupante.
Ma, per assurdo, a me pare ancora più preoccupante la cornice imprenditoriale al cui interno esso potrebbe, o dovrebbe, essere recuperato. Due cose mi colpiscono della trattativa per la vendita allorché essa dovesse andare in porto: nel castello sorgerebbe un resort di lusso e i suoi ricchi frequentatori vi arriverebbero in elicottero, ben distanti dalle fresche acque del Trasimeno.
Questi due obiettivi m’inquietano perché si pongoni esattamente all’opposto delle idee e degli scopi del costruttore del castello, denotano un disegno di sviluppo, certo in qualche modo utile all’economia locale, completamente pensato e progettato, però, senza l’affratellamento del capitale illuminato con le condizioni socio-economiche del Lago.
Quando ci pongono davanti il miraggio di elicotteri che si abbassano sulla Maggiore, rivedo – per il contrasto vivace del quale la storia ci lascia traccia a patto che andiamo un po’ a cercarci le umili cronache – la popolazione di Passignano e di Tuoro che faceva a gara per vedere il primo battello a vapore che il marchese Giacinto Guglielmi metteva in acqua mentre faceva costruire il suo castello.
Era il 1890, il giorno 31 marzo: “Alle 3 pom. è stato varato nelle acque del Trasimeno un battello a vapore di proprietà del signor marchese Giacinto Guglielmi di Civitavecchia. Lungo il porto di Passignano la gente era accalcata rumorosa e festante e abbiamo avuto campo di osservare alcune belle ed eleganti signore. Il concerto di Passignano con scelte armonie rese più gaia e festante la popolazione che continuamente applaudiva l’egregio signor Marchese che a buon diritto può chiamarsi il padre dei poveri. I dintorni del porto erano gremiti di barchette che rendevano l’aspetto più gaio e pittoresco; verso le 5 poi il vaporetto prese acqua dirigendosi verso l’Isola dove il Marchese ha fatto fabbricare un bel palazzo che certamente può interessare, dal lato artistico, il visitatore. In 12 minuti percorse un tratto di km 5 con una rapidità fulminea. Colà fu accolto dalla società canottieri d’Isola Maggiore e tutto il paese acclamò festante il marchese Guglielmi che è il solo che ha donato un po’ di vita al nostro Lago che certamente non è da spregiarsi”.
Nei termini dell’economia di oggi, come si può ottenere la stessa partecipazione di una comunità alla sorte di un suo bene? Giacinto Guglielmi non ha costruito il castello per blindarlo. Certo se ne è servito per le cerimonie del suo rango, ma ha messo un vaporetto in acqua dimostrando attenzione per tutto il Lago e chi vi risiede. Oggi, poi, non si sarebbe fatto calare dal cielo, lui che nobile lo era davvero.