DIS…CORSIVO. LA SCUOLA BIRBONA DEI QUARTIERIBAGLIONI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Un’istantanea ha colto il sindaco di Perugia che rifà il verso a se stesso mentre finge di spruzzare con una bomboletta lo skyline inventato per rendere moderna l’accoglienza dentro la scala mobile di Perugia che unisce piazza dei Partigiani a piazza d’Italia.

Lodevole la posa, birichina la comunicazione, sorniona tutta l'operazione di restyling che ieri mattina è stata salutata coralmente dalle istituzioni intervenute alla cerimonia del taglio del nastro.
Perché sorniona? Dov'è la dissimulazione? L'etimo di sornione – e non poteva essere diversamente – è sconosciuta. Sornione, dunque, sarebbe ogni atteggiamento del quale non si conosce l'intenzione, ma del quale si può verificare, seduta stante, l'effetto di captatio di qualche cosa che produce.
Per questo, non ci sono connotati polemici nell'aggettivo e nel sostantivo “sornione” e dire che ieri mattina, nelle scale mobili ritinteggiate e rivitalizzate con i disegni ai muri, si respirava un'aria sorniona è, anche, fare un complimento a tutti gli intervenuti. Noi non sappiamo, in effetti, quale intenzione ha avuto chi ha voluto il nuovo look delle scale mobili: è dichiarato, sì, l'intento del risparmio energetico, come palese è la volontà di cambiare pelle al percorso mobile, troppo vecchia essendo e rugosa quella di tre decenni fa. Ma queste non sono intenzioni, sono progetti scoperti e necessari.
L'effetto, invece, è tutto da verificare. Per ora, chi ci è passato, formalità inaugurali a parte, si lascia andare al plagio inevitabile che un tocco di modernità porta sempre con sé. Ecco schiere di utilizzatori del percorso mobile manifestare nei loro volti e nei loro passi un convincente stupore e anche la difficoltà ad adattarsi alle nuove condizioni dell'illuminazione, che derivano da luci e tinteggiature, da sfumature e disegni.
Tutto questo è sornione, birichino e anche un po' impudente, come una ventata di gioventù che abbia preso la compassata Perugia. La scala mobile, da oggi, sembra più attenta al gradimento dei visitatori di mezzo mondo che vi passeranno di quanto non guardi al passo flemmatico dei perugini doc. Il profilo dei monumenti perugini istoriato alle pareti – di là san Pietro, lassù la Fontana, eccetera – è molto più metropolitano della scettica Perugia.
La realtà – forse è proprio questo quel che viene dissimulato - è sempre la stessa che ha portato alla bocciatura del progetto di Perugia per il 2019: si rifanno le superfici e si lascia intatto il volume sottostante; si entra in un percorso urbano ritrovandosi, dopo lo sfolgorio iniziale, in una zona d'ombra, come accade nella parte più alta della scala mobile; si è accolti con sfarzo misurato e si è consegnati al vuoto smisurato dei quartieri Baglioni.
Questa scala, oggi molto birbona, che fruscia sull'eco dei passi di tante antiche battaglie, si perde in un punto del percorso in cui dovrebbe cominciare la storia. Lì non ci sono muri da tinteggiare e i volumi sono in bella vista. Quando verrà il loro momento?

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