Dis…corsivo. Luisa (Ranieri) Spagnoli
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Perugia, ormai l’abbiamo capito, non ama vestire i panni del passato. Non è come Assisi, come Gubbio, come Foligno, come i tanti piccoli e grandi paesi umbri i cui abitanti indossano vesti etrusche, romane, medievali, barocche e perfino ottocentesche. Perugia è indifferente a questo tipo di folclore, se ancora lo possiamo chiamare così, delle rievocazioni storiche e in questo assomiglia a Spoleto, anch’essa sempre alla moda con gli indumenti del tempo presente, mai un broccatino o una veletta in più.
Però, stavolta, un punto in più rispetto a Spoleto – dove tutt’al più vanno in giro vestiti da Don Matteo – Perugia lo ha guadagnato. L’ha fatto col set della fiction dedicata a Luisa Spagnoli, interpretata da una azzeccatissima, altrettanto Luisa e mediterranea, Ranieri.
Per gli anni di Luisa Spagnoli (1877 – 1935) lo sceneggiato ha potuto attingere a moltissima documentazione fotografica, a cospicuo materiale d’archivio, ad angoli di Perugia che, sotto la lucentezza della nostra contemporaneità, conservano atmosfere e colori, sulle pietre e sulle architetture, facilmente truccabili da città degli anni d’inizio Novecento e un po’ oltre.
E, allora, mi viene un pensiero, modesto ma imperioso: perché mai, in anni e anni di “Eurochocolate”, la città non ha pensato di vestire alcuni costumanti in abiti d’epoca, quella di Luisa Spagnoli, che al cioccolato, nel mondo, qualche leccornia condita di gusto provinciale l’ha dato?
Non sarebbe stato un bel pensiero per onorare la madrina di tanto commercio di cioccolato? Non sarebbe stato giusto nominare proprio lei, Luisa Spagnoli nata Sargentini, madrina della festa del cioccolato? E questo atto non avrebbe temperato la foga, talvolta poco raffinata, del pubblico della kermesse?
Credo che, nel nome di Luisa Spagnoli, la festa avrebbe assunto un altro aspetto, un’altra dolcezza, una raffinatezza in grado di onorare anche Perugia, la sua veste d’inizio Novecento.
Ci voleva una fiction per far venire fuori questo pensiero, ci volevano le scalette di Sant’Ercolano animate come potevano esserlo cent’anni fa, in qualche modo simili a quell’impasto di ricchezza e povertà che animava il capoluogo perugino intorno agli anni della Grande Guerra! Non posso pensare all’effetto che avrebbe fatto sui visitatori di Eurochocolate lo spettacolo dei nostri nonni e bisnonni di Perugia mandati ad aggirarsi fra i banconi di vendita del cioccolato.
Vedremo in televisione la performance di questa Perugia riportata al suo passato prossimo e, per una volta tanto, sia quel che sia, dovremo inchinarci al piccolo schermo (oggi non più tanto minimo), decretandolo vincitore sullo spettacolo dal vivo di un popolo in costume d’altri tempi che nessuno ha pensato di ricreare.
sono pienamente d’accordo con quanto scritto e commentato a proposito della fiction su Luisa Spagnoli, ho sempre pensato quanto manchi a Perugia il sapore della memoria e del ricordo, non una trattoria con i piatti tipici, non un negozio con ceramiche di Deruta o tessuti umbri, dimenticate e forse ai più sconosciute le vetrerie Caselli Moretti o le telerie Brozzetti, una sorta di volontà di dimenticare il passato, le sofferenze, ma anche le eccellenze di un artigianato pregevole, per tuffarsi in una parvenza di modernità che non è tale se non poggia su un passato amato, ricordato e fatto rivivere!