DIS…CORSIVO. SCENARI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Si va in Tunisia per una vacanza, una crociera, e si finisce in mezzo alla guerra che un certo Islam ha scatenato contro l’Occidente.

Si va in Tribunale, a Milano, e per pura fortuna si trova scampo dalla furia omicida di un processando per fallimento. Quanti di questi scenari possono, purtroppo, ripetersi nonostante l'incremento di tutte le misure di sicurezza possibili e immaginabili utili a contrastarli!
Gli scenari della contemporaneità esistono, ineluttabili, sordi, inclementi, ostili a ogni legittima pretesa di continuare una nostra esistenza quotidiana fatta, anche, di svaghi e di occupazioni burocratiche. Dov'è più uno scenario pacifico? Anche nella provincia italiana – e a Perugia, col Broletto, ne sappiamo qualcosa – i focolai della disperazione covano sotto la cenere della vivibile quotidianità. Sembra proprio che gli autori dei drammi omicidi siano attratti con forza violentissima dagli scenari nei quali mandare in onda le loro tragiche rappresentazioni. C'è una forza degli scenari che sovrasta ogni disegno di follia personale, come a Milano, e politica, come a Tunisi, o, peggio ancora, suicida, come a bordo dell'Airbus fatto precipitare sull'Alta Savoia. E quando sono gli scenari a dettare così potentemente le loro leggi, siamo esplicitamente in una situazione di guerra. Quando, ad esempio, gli attentati più dolorosi hanno insanguinato l'Italia negli anni Settanta del secolo scorso, gli scenari delle tragedie erano convogli ferroviari, pittoreschi tratti ferroviari appenninici, città, come Milano e Bologna, fra le più belle d'Italia. Gli scenari più gradevoli diventavano, di colpo, i meno rassicuranti; oltre il sangue versato, si colpiva nell'opinione pubblica la familiarità consolante con i treni e con le piazze.
Oggi, a livello sempre più planetario e sempre meno nazionale in senso stretto, si sta verificando la stessa strategia di terrore: la guerriglia e la guerra vengono portati sull'uscio di casa. Poco importa che a farsi soldato della follia bellica planetaria sia un pilota suicida, un militante jihadista o un processando. Chi ha da combattere una sua personale guerra individua il teatro della sua azione e pianifica la messa in scena senza che la sicurezza, per quanto incrementabile, possa, da sola, vincere la battaglia contro la follia. Occorrerebbe, perciò, potenziare la sicurezza non riferendosi a obiettivi cosiddetti sensibili, ma agli stessi obiettivi in quanto ricreabili, nella mente folle, come scenari da colpire insieme alle vittime che potranno esserci prese dentro. Alcune tipologie di scenari le abbiamo già tristemente sotto gli occhi, altre dobbiamo sforzarci di ricostruirle a tavolino in base alle tante variabili che possono entrare in gioco. La follia militare, politica e individuale ha delle costanti, seguendo le quali possiamo aiutarci a prevedere non certo le singole azioni, ma almeno gli scenari in cui certi gesti di follia omicida possono verificarsi perché pianificati in partenza per amplificare la portata del gesto sanguinoso.
Dobbiamo, soprattutto, continuare ad amare i luoghi della quotidianità che potrebbero essere fatti saltare in aria da azioni belliche: un museo, le aule di un tribunale, un aeromobile, e tanti, purtroppo, tanti altri. Sarà, questo, il più grande contributo che ognuno di noi potrà dare all'azione di chi, con intelligenza, è deputato a garantire la sicurezza studiando gli obiettivi di guerra come scenari di una pace ritrovata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.