DIS…CORSIVO. STORIA DI LUIGI. ILSOGNO DI DUE AMICI UMBRI
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / E se l’Umbria potesse stare tutta in un borgo? Un borgo non grande né piccolo, con due porte per entrarci, una da nord e una da sud, un fiume o un lago per specchiarsi, ruderi antichi, castelli e palazzi, ogni epoca nel suo angolo, una piazza per ritrovarsi felici, un ospedale antico per curarsi, tanta vita e tanto silenzio, le campane per il cielo e i nostri passi sulla via, potersi accorgere di tutto!
Sento, invece, che l’Umbria non è più oggetto di un sogno. Il sogno non basta più, non è utile a nessuno, confonde le idee, fa a pugni con i numeri. Il sogno è il retaggio di una vecchia cultura, intraducibile nella lingua che potrebbe promuoverci in Europa. Gli ospiti non li accogliamo con un sogno, ma con operazioni dettate dal marketing. Non ci scambiamo sogni, ma programmazioni delle visite ai nostri monumenti.
Non ci facciamo guidare dai sogni, ma dalle applicazioni per dispositivi mobili. Non raccontiamo sogni, né vecchi né recenti, ma dotte ricostruzioni d'arte e di storia. Non vendiamo sogni, perché non sappiamo dare loro un prezzo, ma riempiamo le nostre vetrine di cultura materiale, perché così c'intendiamo meglio con chi vuole portare con sé un po' di Umbria.
Eppure il sogno è un'attività così abituale e alla portata di tutti che non dargli un ruolo nella nostra visione dell'Umbria sembra davvero paradossale. Il sogno, in questo caso, è quella certa idea dell'Umbria che ognuno di noi, secondo l'età e la cultura, l'esperienza e la dimestichezza si porta dentro. Il sogno è, palesemente, il passato. La realtà dell'Umbria, invece, è quel certo vivere quotidiano che ognuno di noi accetta sempre un po' a fatica, secondo la politica e la comunicazione, la soddisfazione e il rammarico che si porta dentro. La realtà è, dunque, palesemente, tutto fuorché il passato.
Spesso è poco, pochissimo il tempo che separa la realtà dal passato. Eppure, più ristretto è questo spazio, più prossimo è il passato, meno ci si occupa di lui. Si preferisce rapportarsi al passato remoto, perché ci siamo meno coinvolti, perché ci pone domande meno dirette.
Invece, se dobbiamo narrare la nostra presenza, il nostro passaggio, oggi, in questa regione, è proprio dal breve solco che ci separa dalla nostra storia personale e, possibilmente, collettiva, di ieri e dell'altro ieri che dobbiamo partire.
Due amici umbri, nell'estate dell'anno scorso, andarono insieme a Castiglione del Lago. Un paese meraviglioso, in cui l'Umbria sembra tutta concentrata come nel sogno: due porte, il Lago, il Palazzo rinascimentale, un ospedale quasi sull'acqua, un castello con l'arena per i concerti estivi, la vita del borgo che procede in mezzo all'andirivieni dei turisti, i ristoranti che lavorano, i negozi con la merce locale aperti fino a tardi. Suonavano gli “Area”, quella sera di luglio, e i due amici, ormai sessantenni, si sono ritrovati in tutto, per l'occasione, dopo la solita altalena della vita, che prende e lascia andare le amicizie degli adolescenti senza mai una ragione credibile.
È stato realtà. Ed è stato subito sogno. La possibilità di raccontare quella serata è una necessità, stasera, che uno dei due amici, Luigi, è mancato. L'altro, che sono io, sente nascere il sogno proprio dalla realtà. Il dato personale diventa memoria di tutto il luogo umbro che abbiamo attraversato quella sera di luglio e nel quale abbiamo ritrovato, in sintesi, tutta la regione, come abbiamo ritrovato, in sintesi, tutta la nostra vicenda passata, il nostro passato prossimo di una cinquantina d'anni, poco più poco meno.
Bastano pochi passi e altrettanto poche parole per tramandare l'essenziale di una storia e per portarla dalla sfera privata di due amici alla coralità della vicenda generale della gente umbra. Le generazioni che crescono nei nostri borghi hanno una straordinaria chiave narrativa solo che pensino di raccontare un momento, appena un momento, della loro vita in cui la regione si rivela, il passato si rivela, il presente si rivela. Luigi ha lasciato a me questo compito e io gli dedico volentieri questo ricordo, del quale siamo entrambi autori, augurando a quanti vorranno fare la stessa cosa di fare in tempo a scrivere a quattro mani il sogno che può averli attraversati in un qualunque paese dell'Umbria.