DIS…corsivo. Una fiction in dieci rate
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Questa volta la fiction è grossa. E non si misura in puntate, ma in comode rate mensili. Esattamente, dieci. Tante sono, infatti, le rate in base alle quali si può onorare, dal 2016, il nostro debito annuale, quello di ognuno di noi, verso la Rai. Se l’emendamento proposto alla legge di stabilità passerà, infatti, da luglio del prossimo anno avremo nella bolletta dell’energia elettrica la voce “rata dell’abbonamento Rai”, o qualcosa di simile.
A me sembra proprio che possa trattarsi di una vera e propria fiction, che funziona così: chi ha onorato il debito, mensilmente, ha diritto a godersi una puntata della fiction della Rai, non di questo o quel programma, ma della Rai tutta intera, genitrice, matrigna, arrogante, spensierata, professionale e lottizzata, pluralista, pardon, e multimediale. Chi rimane indietro, debitore alla Rai della sua quota mensile, non ha diritto a proseguire a gustarsi la fiction che ogni sera va in onda sui programmi della Rai, sui canali della Rai.
La trovata è molto bella, nemmeno Berlusconi l’avrebbe potuta pensare migliore. Così, infatti, si scatena una rincorsa al feticcio televisivo che, ridendo e scherzando, renzando o non renzando, costringe il telespettatore a crearsi un’ aspettativa verso il seguito della fiction che lo costringerà, in un modo o nell’altro, a regolare il suo debito con la con il palinsesto della Rai.
È un gioco sul quale bisognerà riflettere, prima o poi, da parte di tutti i massmediologi e di tutti gli intenditori dell’evoluzione della tivù generalista. L’offerta Rai nel suo insieme viene venduta, mese per mese, come una puntata della fiction annuale della Rai. Non più e non solo la fiction su Luisa Spagnoli, la serie gloriosa, eternamente riproposta, di Salvo Montalbano. Non più il nostalgico riproporre vecchie fiction degli anni Sessanta, da Maigret alla Cittadella, dalla Freccia nera a E le stelle stanno a guardare, per non dirne che alcune. E neppure l’efficacia delle fiction degli anni Novanta, dei primi del di questo nuovo secolo, tutte ancora legate a una storia unica, a una narrazione unica, che non finiva mai, che inchiodava lo spettatore davanti allo schermo per seguire le vicende senza dover legare questa sua passione per la fiction a un debito contratto verso la Rai.
No, stavolta, l’emittente in qualche modo di Stato che per azzeccarne una in più di Berlusconi sul piano del marketing ha deciso di trasformare in dieci rate le dieci puntate del suo abbonamento annuale, stavolta, dicevo, ci ha stupito davvero e faccio il tifo perché l’emendamento passi in tutta la semplice furbata, segno dei tempi, del suo secco dettato legislativo. È una trovata epocale, come si farebbe mai a sabotarla?