Dis…corsivo. Vaticanismi
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Ci vorrebbe un arbitro molto accorto per mettere ordine nell’infilata di vaticanismi che passano nella cronaca di questi giorni. Si va dall’integralista Antonio Socci – che non perde occasione per dimostrare i suoi teoremi sulle “infedeltà” di Papa Francesco alla Chiesa di Roma – alle furbizie di Giuseppe Cruciani – che dalla radio del Sole 24 Ore fa dialogare un finto Renzi con un vero, verissimo Mons. Paglia. E poi c’è, tutta umbra, la notizia della delegazione di Cascia e della Valnerina che è andata a Roma per far benedire la nuova statua di Santa Rita da Bergoglio, portando al Papa una fotografia di lui, allora cardinale, che celebra in Argentina in una chiesa intitolata alla santa umbra, ricevendone un autografo e un largo sorriso.
Domanda: l’informazione che riguarda il Vaticano non è sempre più da “periferia del cielo” che da “centro della cristianità”?
A due anni e mezzo dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio SJ, l’intenzione del nuovo Papa di vivere il cristianesimo nelle periferie del mondo si è così radicata che lo stesso centro romano della cristianità – il Vaticano – è diventato – o sta diventando – esso stesso una “periferia”. Non del mondo, però, che sarebbe pur sempre riduttivo e darebbe ragione all’integralista Socci, ma del cielo nella pienezza della sua apertura e nella bontà assoluta della sua forza redentrice.
Ecco, perciò, l’enciclica dal titolo francescano, ma ecco anche quel piglio del carattere di Papa Francesco che denota un dolce comando celeste, inflessibile e amorevole, duro per la stampa, benevolo per il credente che dovesse inginocchiarsi dietro la grata del suo confessionale.
Quanto di più vario arriva, insomma, dalle austere stanze vaticane, è autorizzato a passare nel mondo sia come notizia che come indiscrezione, sia come dietrologia che come puro gossip alimentato dalla grossolana pretesa di competere con la curia quanto a capacità di fare politica parlando di fede. E passa con immediatezza perché le censure, i divieti, le restrizioni sono saltati, grazie al nuovo Papa, senza far saltare l’architettura comunicativa di San Pietro. La differenza sta in questo: se prima, ancora fino a Benedetto XVI, il tono dei vaticanismi assomigliava pur sempre alle forti colonne che cingono la piazza del Vaticano, adesso, la colorazione dei vaticanismi appare sempre più quella della luce che filtra tra una colonna e l’altra dell’immenso colonnato che abbraccia la chiesa di Pietro. Allo stesso titolo: gli anatemi di Socci, le burle di Cruciani, la devozione ritiana della Valnerina.
Da quegli intercolumni passano – ed entrano – le periferie del mondo, così come passano – ed escono – le periferie del cielo, cioè la forte problematizzazione della fede, ancorata all’anima, che illumina il cuore della Chiesa del terzo millennio secondo Papa Francesco.