DIS…CORSIVO. CERRETO DI SPOLETO
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Finalmente Giovanni Pontano – poeta quattrocentesco della grande costellazione umbra, che condivide solo con Sesto Properzio e con Sandro Penna un identico splendore – riceve attenzioni degne del suo nome da parte della città natale, Cerreto di Spoleto.
Il Premio che gli è stato intitolato e che è stato celebrato con successo nello scorso fine settimana inaugura un programma sul quale vale la pena porre attenzione.
Per ora, sono state coinvolte nel disegno progettuale alcune scuole, non solo umbre, per creare elaborati, variamente multimediali, sul tema del rapporto fra l’uomo e il cosmo. Pescando in temi latamente pontaniani, si è scelta, quest’anno, la via dell’attualizzazione dell’impegno verso il cosmo, per proseguire con quello verso l’ambiente, nel 2016, verso gli affetti di chi ci ha preceduto, nel 2017, per finire nel campo della solidarietà sociale, nel 2018.
Sono state giornate dense di emozioni, perché se un piccolo paese si muove, lo fa con l’entusiasmo viscerale dei suoi abitanti, capaci di portare in superficie radici dimenticate e sotterrate da millenni come se fossero state messe a dimora l’altroieri. Questo vale per il nuovo sindaco Campana, per i suoi collaboratori, per Agostino Lucidi, antropologo del Cedrav, che ha guidato gli ospiti lungo itinerari pontaniani nella natura di Cerreto ancora credibili e suggestivi, specie se riletti avendo in mente i versi con i quali il poeta ce li ha voluti tramandare.
Le scuole, poi, tanto quella di Pesaro, vincitrice, quanto quella di Cascia, classificatasi ex aequo, hanno interpretato la suggestione del cosmo cercando l’equilibrio tra l’umanista Pontano, divenuto celebre lontano dal piccolo borgo umbro, e la nostra modernità che, invece, anche nel microcosmo dello sperone di Cerreto può aspirare all’universo e cantarlo e studiarlo nell’isolamento.
A fare da cornice a tutto il progetto, che si deve a Fabrizio Scrivano, alcune relazioni, dotte rivisitazioni letterarie e scientifiche, accompagnate da letture, per poter dialogare anche con le istituzioni culturali che si rifanno al nome di Pontano.
Davvero non si potrebbe essere più soddisfatti se non fosse per il fatto che Giovanni Pontano è un poeta troppo moderno per lasciarlo alla sua ieratica compostezza di letterato e politico del Quattrocento. La sua modernità va letta e proposta, tolta dai libri e ridata alla vita che ancora gli pulsa dentro. Pontano non è una statua da idolatrare, da guardare con venerazione, da lontano, carpendone alcuni temi – e tanti, è vero, ne ha sviluppati – per riflettere su ciò che è oggi l’ambiente e il sociale. O, meglio, è anche questo. Ma non basta. Da lui si può avere di più, e quel di più possono darlo direttamente gli scrittori di oggi, i poeti di oggi, confrontandosi con lui, traducendolo da quel suo sublime latino, facendolo vibrare insieme alle pulsioni poetiche di oggi, in tutte le sue sfumature, da quelle elegiache a quelle erotiche, da quelle spirituali a quelle sensuali, da quelle politiche a quelle dotte. È, questo, un lavoro per le scuole? Non credo. Le scuole potranno continuare a fare ciò che hanno fatto in questi giorni di ricerca. L’Accademia pontaniana di Napoli potrà continuare nella sua conservazione filologica del grande umanista. Cerreto di Spoleto, invece, si è messa sulla strada giusta per poter far convenire in Valnerina poeti da tutto il mondo per un happening pontaniano in grande stile: letture, traduzioni, contaminazioni, versi vecchi e nuovi che si scambiano l’entusiasmo linguistico della lingua latina e di quella italiana, sonorità e significati comprensibili da tutti, appuntamenti nei luoghi di Pontano unici al mondo, l’universo dei sentimenti del mondo che entra nel borgo di Cerreto e si trova come a casa sua. Da pensarci, proprio da pensarci! In Umbria, né Sesto Properzio né Sandro Penna possono vantare condizioni di partenza altrettanto favorevoli.