DIS…CORSIVO. EDI RAMA
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Il nuovo, spesso, nasce e si afferma dove meno te lo aspetti, dove ancora non te lo aspetti, dove nemmeno t’aspetti di trovarlo. Decenni e decenni di cattiva “pubblicità” sull’Albania – potremmo risalire al 1914, al Principato d’Albania, proseguire con il Protettorato italiano durante la Prima guerra mondiale, con il Regno d’Albania di Ahrnet Zogu, con l’occupazione italiana del 1939, con il lunghissimo periodo comunista dal 1946 al 1990, con le migrazioni verso il nostro Paese che hanno segnato epocalmente i confini meridionali italiani – hanno lasciato identificare nell’aggettivo “albanese” qualità e caratteristiche guardate con la puzza sotto il naso dall’evoluta società europea.
Succede, poi, l’imprevedibile. L’Albania trova un leader – e un movimento popolare ed elettorale che lo sostiene efficacemente – che non aveva mai conosciuto nella sua storia novecentesca, un volto e una figura da fare invidia a intere classi dirigenti dello scacchiere europeo, una persona dal calore umano temperato, non acceso fantasmaticamente alla Tsipras, non austeramente giocherellone come il nostro premier, non imbalsamato come il premier inglese Cameron e, naturalmente, distante anni luce dal sonnolento portamento del Capo di Stato francese Hollande.
Edi Rama ha carisma superiore, ha una completezza politico-intellettuale che manca a molti dei leader europei di giovane età, per non parlare della forza ad andare avanti che egli ispira rispetto alle mummie – esse stesse molto giovani – che lavorano come tecnocrati a Bruxelles, provenendo, per lo più, dal centro e dal nord dell’Europa.
In più, Rama può contare sul fatto che il suo dialogo con l’Europa non è viziato dall’appartenenza all’Unione: ciò che potrebbe sembrare un handicap politico si sta rivelando un’opportunità dal valore incalcolabile. La società albanese, infatti, dal 27 giugno dell’anno scorso è divenuta ufficialmente – bontà tua, Consiglio europeo! – candidata all’adesione.
C’è da augurare, al “Paese delle aquile”, che l’ingresso avvenga non proprio domani, mentre i confinanti greci risolvono la loro partita cercando di commuovere il mondo con i divi del comunismo Tsipras e il suo ministro Varoufakis. Più in là possibile: l’Albania deve puntare a far pesare alla macilenta Europa tutta la dignità di un popolo che, finalmente, ha idee di progresso e stimoli di civiltà nel suo seno superiori a quanti ne possono vantare molte Nazioni europee, quelle che per secoli, da est a ovest, hanno giocato con lo staterello confinato tra il Mediterraneo e la Grecia trattandolo con sprezzante superiorità.
Edi Rama è così convincente che non vuole assolutamente adombrare in sé l’aquila che pure potrebbe evocare per far capire l’altezza di volo verso cui vuole – e può – guidare il suo Paese. Qualunque altro megalomane europeo si sarebbe rivestito dei panni e del becco dell’aquila per incutere terrore e rispetto ai prepotenti di un tempo. Lui no, è una rivincita anche dell’intellettuale e del comunicatore, fa capire che anche gli intellettuali, oltre ad essere degli uomini mortalmente noiosi, sono in grado di comunicare, senza ricorrere a inutili enfasi, solo prodigandosi a far valere la cifra intellettuale del discorso politico. Impara, vecchia Europa, impara tu, tecnocrate del nord, impara tu divo del comunismo, impara tu, paperottolo che siedi all’Eliseo, impara tu, leghista dal qualunquismo esasperato, impara tu, grillino facilone e inconcludente. E impara anche tu, candidato alle elezioni regionali.