Dis…corsivo. Un film girato a Ferentillo
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Il paese di Ferentillo si associa subito alle sue mummie, che non fanno rabbrividire, fanno solo riflettere. Il considerevole borgo, però, ormai prossimo alle Marmore a Terni, strategico baluardo sulla parte finale della Valnerina, non si è lasciato imprigionare nell’immagine monotematica delle sue bellezze e del suo ambiente. Anzi, lascia intendere, da più anni, di voler fare e proporre tutt’altro: un viaggio nel tempo lungo 14 quadri viventi durante l’annuale edizione – che si svolge giusto in questi giorni – della rassegna estiva “Le Rocche raccontano”.
Il pregio della rassegna – amatoriali o meno che siano l’assemblaggio e la messa in scena dei 14 quadri viventi – consiste nell’essere, appunto, una letterale rassegna di momenti ritenuti particolarmente significativi della storia del paese, dalle lontane origini umbre alle più recenti espressioni sociali e culturali della comunità locale.
Quest’anno, ad esempio, l’ultimo quadro vivente messo in scena in un angolo del paese ricostruisce la vicenda dei soldati di Ferentillo in partenza per la prima guerra mondiale. Altri gruppi di attori locali vanno in scena per entrare nei quadri di epoche via via più lontane, fino a raggiungere la teatralizzazione dell’ipotetica vita dei primi abitanti della Valnerina ferentillese, i leggendari Naharki. I Naharki (o Naharci) sono una delle varie comunità locali in cui era divisa l’etnia degli umbri e occupavano, appunto, il territorio ternano. Nelle Tavole Eugubine erano considerati nemici della “tuta ikuvina” (la comunità di Gubbio) e messi al bando durante la “lustratio” (purificazione) dell’esercito in armi.
Si sa che la ricerca specialistica sui Naharki ha proposto ipotesi molto convincenti ma, anche, pareri altrettanto contrastanti. In ogni caso, il quadro vivente che li riguarda va ugualmente in rassegna a Ferentillo, come ci vanno, ad esempio, gli eremiti siriani e l’occupazione delle truppe napoleoniche.
Tutto ciò dimostra qualcosa che eccede il semplice divertimento estivo e la necessità di promuovere il paese di Ferentillo nella maniera meno scontata possibile. Questo lembo di Valnerina esprime, alla sua maniera, un’esigenza di diacronia storica che in Umbria non mi sembra si possa ritrovare altrove, né nello spettacolo né nella ricerca erudita.
Altrove vige invece, perlopiù, la parcellizzazione spettacolare della storia e impera lo specialismo: medievale, barocco e, in aggiunta, negli ultimi anni, romano, con alcune puntate nella storia in costume ottocentesco. Un desiderio di sequenze filmiche così organizzato e strutturato, per quanto in embrione, si registra solo a Ferentillo.
Bisognerebbe, perciò, farsi venire un’idea su come proseguire, implementare, ampliare questa esperienza “lunga” e “totale” dell’Umbria, viva come in un lungometraggio.
Nel momento in cui cerchiamo di far vedere, con brevi spot, il presente della regione e crediamo che dal presente si possa adombrare tutto il passato, a me pare molto plausibile, invece, che una lunga narrazione, per quadri, com’è il “film” che stanno girando a Ferentillo, potrebbe aggiungere qualcosa, chiarire qualcosa di più, narrare qualcosa di più. Quel qualcosa per cui le generazioni si sono succedute su questa terra spostando i singoli fotogrammi romano, etrusco, umbro, rinascimentale, barocco, otto-novecentesco sulla moviola della storia.