Ha ragione Fiorello: ‘’Basta col gusto macabro di allestire spettacoli televisivi affondano nel sangue e nei dettagli delle più terribili atrocità’’.

L’indice accusatore l’ha puntato Fiorello non la politica di ogni colore e di qualunque tendenza. Fiorello si è rivolto ai massimi dirigenti delle televisioni generalista (Rai, Mediaset, La 7) per invitarli a frenare quelle trasmissioni di ‘’vita vissuta’’ che dalla mattina alla sera affondano occhi, orecchie e immagini dentro allo squallore dei fatti più truci di cronaca nera: coltelli, pistole, sangue a catinelle, aggressioni, omicidi, rapine truculente, figli (anche minori) che ammazzano i genitori, mariti che scannano le mogli, spasimanti che danno fuoco alle donne non disposte ad incendi più tipicamente tradizionali.

Tutto, proprio tutto, viene raccontato con uno sconfina piacere del dettaglio, anche il più macabro. E’ cronaca? Sì, ma non viene in mente a nessuno che si sfrutta la cronaca per imbastirci sopra lo spettacolo? Non si racconta, si mette in scema. E si indugia con il palese piacere di scuotere gli spettatori. E si entra nelle famiglie (adulti di ogni età e naturalmente, nei pomeriggi, anche bambini) distribuendo atrocità senza valutare gli effetti che possono determinare nelle sensibilità delle persone o nelle menti degli utenti.

Non sono- si badi bene- Telegiornali (che per tre-quattro minuti fanno cronaca), ma sono programmi di ‘’intrattenimento’’. E intrattengono utilizzando un ‘’guardonismo’’ mirato solo a conquistare fette di mercato, anche pubblicitario. Sì, anche pubblicitario perché gli spot premiano di più le trasmissioni che, magari razzolando nel marciaume della Società, conquistano meglio l’attenzione dei telespettatori.

Il tutto, in genere, affidato, per i servizi esterni, a giovanotti e giovanotte spesso mandati in azione con contratti da precario. Giovani cronisti che hanno l’ordine di sfruculiare al massimo, anche violando l’intimità dei vivi e dei morti . Giovani che sanno quanto il loro ulteriore rapporto con il l’editore e i direttore dipenda dall’efficacia di quelle, talora inammissibili invasioni di campo.

A lume di naso viene da supporre che il ‘’caldo invito’’ di Fiorello finisca nei cassetti delle corrispondenze da dimenticare. Però non sarebbe male se i responsabili delle pubbliche Istituzioni (Parlamento eccetera) ritenessero opportuno porre, e imporre vincoli che, senza bloccare i diritti-doveri della cronaca, tenessero, al contempo, conto degli impatti- psicologici e non- di certi esasperati modi di raccontare le vite e le morti.

RINGHIO

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