Il fascino del ciclismo torna sulle strade di casa. E risveglia le emozioni di…noi che…ci infiammammo per le imprese anche umane di personaggi che ritenemmo Campioni nello sport e nella vita.
Lo storico e intramontabile fascino del giro d’Italia torna a coinvolgere l’Umbria. Si dice (e si scrive pure) che ai nostri giorni non è più quel tempo e quell’età…Può darsi, perché sono state cocenti le delusioni che (con la poco nobile scorciatoia del doping) ci hanno inferto campioni più o meno presunti. Però per noi, romanticamente attaccati alle emozioni del ciclismo ‘’pane, sudore, sacrifici ed eroiche sofferenze sui pedali’’, resta incrollabile il mito di uno sport che, pur essendo sempre più ‘’di squadra’’, conserva, alla verifica dei conti veri, l’esaltante sfida dell’uomo solo contro il cinismo di una strada che perdona soltanto quelli che sprigionano fino all’ultima stilla la forza di spingere sui pedali. Sergio Zavoli, negli anni del televisivo Processo alla tappa,, parlava di ‘’Monumento alla fatica’’. E….noi che ci infiammammo per le imprese di ‘’faticatori’ che ci apparvero degni dei libri di Storia, continuiamo anche oggi a cercare, fra tanti ‘’girini’’, l’uomo capace di far riguizzare gli entusiasmi di anni sportivamente d’oro. Il Campione, quando ci appare vero, diventa simbolo non solo per la brillantezza nel conseguimento dei traguardi, ma anche perché come si possa arrivare in alto facendo leva non soltanto sui doni naturali che ha regalato il buon Dio, ma anche sulla strenua determinazione, sullo spirito di sacrificio, sulla voglia di dare otre che sul desiderio di avere. Per noi che…i Campioni dello sport assurgono ad esempio perfino civile ed etico. Pretendiamo troppo da loro? Forse. Ma di fatto, nel fondo di ogni normale essere umano, zampilla la speranza di riconoscersi in nobili modelli di riferimento. I Campioni autentici (che purtroppo sono pochi,e sempre meno) qualche volta comprendono la responsabilità che hanno quando vanno in scena a rappresentare ‘’il meglio’’. Capiscono che i giovani, e financo i giovanissimi, li guardano, sperando, in un modo o nell’altro, di imitarli. Dunque sanno di non doversi limitare alla conquista di una vetta dolomitica, di un gol o di una finale a Wimbledon. Devono mostra qualcosa di più. E noi che….li attendiamo pure per quel..,qualcosa in più.
RINGHIO