Immigrazione clandestina: un reato che suscita paure sia quando è vigente, sia quando dovrebbe essere abolito. Lo sostengono fatti e fattacci

Frenata, magari senza stridore. Però pur sempre frenata. Il reato di immigrazione clandestina per ora rimane lì, con tutte le contestazioni e le difese che lo hanno accompagnato negli ultimi anni. Il governo ha deciso che, all’antivigilia a delle elezioni amministrative, sarebbe troppo politicamente insidioso non fare la ‘’faccia feroce’’ di fronte ad un fenomeno-il via vai di centinaia di migliaia di persone- che determina inevitabili impatti negli umori, e nei malumori, della pubblica opinione. Certo, un robusto colpo sul ‘’freno’’ l’hanno determinato anche i fattacci che hanno scosso la Germania tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016- Il programmato e diffuso assalto, a mano…palpeggiante, realizzato contro parecchie centinaia di donne, ha irrigidito anche i più benevoli verso l’ospitalità e la presunta integrazione. Perfino Angela Merkel, così applaudita lo scorso settembre, quando decise ‘’aperture’ e ospitalità, ha colto l’indispensabilità di riflettere, se non addirittura di ‘’chiudere’’. I richiedenti rifugio e gli altri compagni di emigrazione non le hanno dato la mano che lei aveva mostrato di voler stringere.

In Italia il contraccolpo dei brutti episodi germanici si è aggiunto alle perplessità degli alleati di governo (l’NCD) e alla furente controffensiva dei leghisti. Dunque il reati di emigrazione clandestina, dato per morto pochi giorni fa, ora ha ottenuto una ‘’camera di compensazione’’ a tempo determinato.

E se ne riparlerà- forse- soltanto dopo le elezioni dei sindaci nelle ‘’città-simbolo’’ del nostro Paese. Intanto i ‘’clandestini’’ rimangono a rischio di penalità. Un rischio che fa davvero paura a chi continua ad aver voglia di osare? A leggere le cronache di ieri, e di oggi, si direbbe di no.

RINGHIO

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