LA CHIARA LETTURA DELLE REGIONALI: ORMAI L’ELETTORATO E’ MOBILE. CIOE’ E’ LIBERO DA VECCHI SCHEMI

‘’Ecco una nuova dimostrazione che non ci sono più elettori a tempo indeterminato’’: è secca, e anche acuta , l’osservazione di un politologo, ospitato in una delle tante trasmissioni Tv che danno largo spazio alle vicende dei partiti italiani.

In effetti gli esiti delle elezioni celebrate la scorsa domenica in sette regioni confermano che i rapporti fra il cittadino che va a votare e i candidati con varie ‘targhe’, non hanno più la stabilità di un tempo non lontano: si fluttua, magari (come è avvenuto, ad esempio in Veneto ove Zaia ha numericamente battuto la Lega) convergendo più sulla persona convincente che sul fascino del partito. E ci si sposta (vedi Liguria) senza badare ad etichette logore, ancora abbarbicate al concetto di ’’destra’’ o di si ‘’sinistra’’. E ‘Forza Italia’ sa bene che il tradizionale appeal è sfilacciato, tanto che chi è ‘’di destra’ trova rifugio in Salvini.

In fondo questa mobilità è un segno di più fresca libertà: il che, dal punto di vista dell’elettore, significa ‘’scelgo non per ciò che credevo ieri, ma per quanto scorgo oggi’’.

Ed è palese che un’analisi di tal fatta vale pure se la si inquadra su quel 50% di cittadini che hanno preferito non andare ai seggi, non trovando, nelle proposte messe in piazza, convincenti interlocutori. Anche l’astensionismo , se non è tranciante rifiuto della democrazia, è l’affermazione di un libero pensiero. Del quale è fondamentale tener conto. Vincenti e perdenti di quest’ultima tornata elettorale hanno il dovere di interrogarsi si quel 50% che ha deciso di non rispondere alla chiamata. E’ troppo sbrigativo affermare ‘’fatti loro…, peggio per loro’’. No, no: sono fatti nostri, di tutti.

Sono fatti che, tanto per rimanere sulle indicazioni di casa nostra (l’Umbria), impongono un adeguato esame delle dinamiche in atto. Anche da noi diserzione in massa dalle urne. E soprattutto scossoni elettorali provenienti dal centrodestra guidata da Claudio Ricci. Ha ragione Pier Luigi Castellani allorché, gridando ‘’Scampato pericolo’’, invita il centrosinistra, e il Pd in particolare, a meditare e a innovare. E si, perché quel risicato 3% di vantaggio più che un segnale di vittoria è (per chi crede nelle tesi della sinistra non esageratamente sinistrorsa)un autentico segnale d’allarme. Vuol dire che tra il vincere e il perdere ci sono solo poche migliaia di voti. E siccome (rieccoci all’iniziale politologo della Tv) gli elettori non sono contratti a tempo indeterminato, bisognerà che chi ha avuto (anche stavolta)il bastone del comando) sappia ben interpretare i mutamenti in atto nel territorio perugin-ternano: le comunali di un anno fa annunciarono varietà di umori, le regionali di domenica hanno fornito conferme più che significative.

Dunque non è il caso di fare ‘’spallucce’’ di fronte a certi moniti. Serve, semmai, (come osserva Castellani) una vigorosa spallata.

RINGHIO

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