La clamorosa confessione del monsignore vaticano, le precisazioni del Papa, le misere esibizioni di alcuni senatori
L’ex direttore del Corriere della sera, Paolo Mieli, è telegrafico e inequivocabile: ‘’Monsignor Charamsa ha fatto un piacere al Papa’’.
In altre parole il docente di prestigiosi atenei pontifici romani, monsignor Krzysztof Charamsa avrebbe agevolato i lavori del Sinodo nel proclamare il clamoroso coming out sulla propria omosessualità condivisa con un compagno esibito in conferenza stampa. Insomma una spinta ai tanti alti rappresentanti della Chiesa che in questi giorni stanno affrontando i nodi di fondamentali e moderne questioni come l’eucarestia per i divorziati, la non ostilità verso gli omosessuali, le unioni fra persone del medesimo sesso.
Ma il Sinodo trarrà davvero la rincorsa verso la virata inclusiva? Avvertirà sul serio la sollecitazione venuta dal chiassoso annuncio dell’elegante e raffinato monsignore? O non è vero, al contrario, che la plateale fuoriuscita di Charamsa agguerrisca gli alti ecclesiastici contrari alle aperture di Papa Francesco?
Scopriremo presto quale dei due interrogativi abbia maggiore fondamento.
Di fatto il Santa Padre si è affrettato a mettere le mani avanti dichiarando, con simbolica freddezza che ‘’il Sinodo non è un Parlamento’’. Dunque il Pontefice non vuole che le discussioni del suo ‘’Parlamentino’’ procedano a colpi di trattative più o meno clandestine, simbolo di quel ‘’mercato delle vacche’’ che si registra sempre più spesso nelle zone di Montecitorio e di Palazzo Madama.
E naturalmente il Papa inorridisce di fronte alle immagini che in questi giorni ci son venute dal Senato che propone transumanze….canterine, gesti sessisti di uno squallore inaccettabile perfino nelle bettole, assalti non dialettici, ma perfino fisici, di eletti che non esitano ad inquinare un’aula che dovrebbe essere tempio di colte testimonianze, non solo politiche.
Un’aula che, dovendo poi giudicare alcuni suoi rappresentanti che non si vergognano di oscene esibizioni, si limita a bacchettare infliggendo al massimo cinque giorni di sospensione. Come se il Papa, di fronte ad uno stupratore omicida seriale, infliggesse al colpevole tre pater, ave, gloria.
‘’Ma de che?’’, esclamerebbe l’amabile ‘’Fischio’’, corsivista di questo giornale.
Amen.
RINGHIO