La “manovra del popolo”
La giornata “politico-istituzionale” del 27 settembre 2018, che ha visto il Governo approvare la nota di aggiornamento del Def con un deficit al 2,4 del Pil, per tre anni fino al 2021, contro le resistenze del ministro Tria a non superare l’1,6, si conclude con una festa dei grillini. Parlamentari e militanti 5 Stelle, sfilando con i loro vessilli, da Montecitorio raggiungono Palazzo Chigi, dal cui balcone si affacciano Di Maio ed altri ministri pentastellati inneggianti alla vittoria.
Questi i commenti dei “vincitori”:“è la manovra del popolo” per Di Maio; “se la Ue boccia la manovra noi andiamo avanti” e “i mercati se ne faranno una ragione” per Salvini.
Tralasciando di analizzare le conseguenze, peraltro imprevedibili, di queste scelte della cosiddetta politica del “cambiamento”, mi sembra opportuno offrire alcune valutazioni.
1) Innanzitutto sull’agire politicodelle forze che stanno governando il Paese. A cominciare dalle promesse elettorali. Che indubbiamente, per il rispetto dell’etica che dovrebbe accompagnare anche la politica, vanno rispettate. Ma è altrettanto rispondente all’etica che le promesse siano realizzabili senza possibili conseguenze negative per tutti i cittadini. Al riguardo, mi sembra significativa l’idea che papa Francesco ha della politica, secondo cui “non bisogna perdere di vista in nessun momento che l’azione politica ed economica è efficace solo quando è concepita come un’attivitàprudenzialeguidata da un concetto perenne di giustizia ”. E questa attività prudenziale è la virtù che misura proporzionalmente i mezzi (del potere della politica) in funzione del fine della politica: costruire un popolo, costruire la città, realizzare il bene comune.
2) In secondo luogo, sull’acclamata vittoria; di quale vittoria si può parlare? A parte la scena del balcone, che può evocare tristemente la smania di tanti governanti di regimi autoritari, appare opinabile ritenersi vincitori a fronte di un isolato ministro dell’Economia, che frena per non disattendere le regole Eu, per non aumentare il debito del nostro Paese, di cui si dovranno trovare i compratori.
3) Infine, sulla “manovra del popolo”. E’ chiara qui la posizione populista di chi si ritiene di incarnare interamente il popolo, e non di rappresentare la sola parte del popolo da cui ha ricevuto i consensi. Occorre infatti fare i conti con il fatto che il popolo è un soggetto plurale. E quando si parla al popolo al singolare può configurarsi un’idea totalitaria, per cui gli “altri” sono un ostacolo alla sua unità.
Alvaro Bucci