LEVANTE. Considerazioni del mattino / OMRAN
Quando nascono, i bambini, sono una maschera di sangue. Ognuno di noi ha respirato la prima aria della sua vita con il sangue materno diffuso sulla testa e su tutto il corpo, come fosse disceso – o salito – su un Calvario. E quel Calvario del nascere nessuno di noi può raccontarlo. Gesù Cristo, morendo, lo ha rivelato e ha dato, così, anche il segno di quello che può essere il Calvario della nostra nascita, Lui che siamo soliti vedere caldo e asciutto dentro una mangiatoia. Senza sangue, senza Calvario.
La fotografia del bambino di Aleppo ritrae un essere umano che esce dal parto della guerra e prova a vivere i primi momenti della sua vita, respirando aria, polvere e sangue.
Non sembra il volto di un neonato, quello di Omran? Non sembra il volto e il corpo di un essere umano che discende – o sale – su un Calvario?
Se la vita sia un Calvario, non lo sappiamo dire mai fino in fondo. La guerra, però, prodotto dell’animo umano, ci dice che la propensione a distruggerci e a passare sopra a ogni sentimento di umana pietà si divide lo spazio del nostro “cuore” con l’intelligenza, la poesia e la creatività. In ognuno di noi, dobbiamo ammetterlo senza scandalizzarci.
Il vero scandalo sarebbe invece quello di non vedere nel corpicino di Omran, indipendentemente da ogni considerazione politica, un nuovo nato, un Cristo picccolino ritratto ancora col suo sangue materno appiccicato e rappreso sotto la folta capigliatura simpaticissima. Sì, perché al di la di ogni riflessione politica e di ogni commento moraleggiante, la maschera di Omran è anche simpatica, nel dolore e nello choc inenarrabili della sua vicenda di bombardamento. Simpatia, tenerezza, dolcezza e istinto, la piccola mano portata a sentirsi il sangue raggrumato, il colore indefinibile di una pelle cosparsa di polvere: Omran è appena uscito vivo dalla sala parto della guerra.